E la nave non vaGli abracadabra di Meloni sull’Italia che corre non funzionano

La premier dovrebbe cambiare il suo modo di porsi rispetto alla realtà, in un momento delicato della legislatura, tra riforme che non si fanno, i problemi giudiziari e soprattutto un’economia vicina alla recessione

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Il problema di Giorgia Meloni non è tanto che l’economia sia ferma. Il problema di Giorgia Meloni è che fino a oggi ha raccontato che «l’Italia corre». Questo è lo spread vero: quello tra la realtà e la narrazione. Allora è inutile dire, come già stanno dicendo gli uomini del governo, che è tutta l’Europa ad andare male perché gli italiani ascoltano tutte le sere i servizi economici del Tg1 nei quali si narra di un Paese fantastico che va a gonfie vele e poi scoprono la verità, che è quella di un Paese vicino alla recessione. Lo dice l’Istat, non Nicola Fratoianni, che l’economia non riparte.

Nell’ultimo trimestre dello scorso anno il prodotto interno lordo non è cresciuto, pertanto «la crescita acquisita sul 2025 è nulla». Adesso anche l’occupazione fa fatica. Mentre, inutile dirlo, il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati cala.

Ha gioco facile Elly Schlein a picchiare duro avvertendo che il combinato disposto tra la figuraccia su Almasri e i dati Istat rischiano di far passare in vantaggio le opposizioni finora stordite: pur trattandosi di piccoli slittamenti, sia chiaro, in tre giorni si nota questo crescente nervosismo della premier che non è chiaro dove conduca. Si sta solo sfogando o ha in mente qualcosa di forte tipo rovesciare il tavolo e portare tutti alle elezioni anticipate?

Ma deve stare attenta a non tirare troppo la corda, e qui torniamo al Paese fermo. Perché nulla fa imbufalire le persone più della presa in giro, della distonia tra vita vera e propaganda politica. Persino Silvio Berlusconi, cioè il re degli abracadabra pubblicitari, a un certo punto dovette rassegnarsi e dimettersi: aveva retto a qualunque cosa, cadde sull’economia.

Dunque, le geremiadi vittimiste e la guerra alla magistratura già sono inopportune in sé ma poi se s’incrociano con performance di governo non brillanti risultano ancora più penose. Anzi, grottesche. Ma lei s’incaponisce a picchiare la testa contro i complotti, la comunicazione del magistrato Francesco Lo Voi «è un danno alla nazione che mi manda ai matti», ha detto ieri nel suo slang istituzional-romanesco. E invece dovrebbe resettare parecchio, la presidente del Consiglio, il suo modo di porsi rispetto alla realtà. È un passaggio delicato della legislatura: troppe nuvolaglie sul fronte politico-giudiziario (vicende Almasri, Santanchè, Del Mastro), troppe riforme saltate (premierato, autonomia differenziata), ora l’economia che va in blocco. Meloni può anche continuare a fare Alice nel Paese delle Meraviglie nei cieli dei suoi innumerevoli viaggi, ma forse sarebbe meglio un bagno di realismo. E di verità.

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