Persecuzione cremlinianaLa caccia all’uomo della Russia contro un volontario italiano in Ucraina

Ludovico Gualano dal 2022 viaggia nei territori colpiti dall’invasione. Con il suo gruppo Giuditta Rescue Team raccoglie e distribuisce aiuti umanitari, ma la disinformazione di Mosca lo accusa di aver creato «una comunità criminale, finanziato attività terroristiche e incitato all’odio e all’inimicizia, nonché all’umiliazione della dignità umana»

Giuditta Rescue Team

Un italiano è stato preso di mira dalla Russia, che adesso ne minaccia l’arresto. La notizia, passata stranamente sottotraccia, è stata resa pubblica a metà dello scorso dicembre, ma si tratta solo dell’ultimo sviluppo di una caccia all’uomo che va avanti da tempo e che presenta tutte le caratteristiche più comuni delle operazioni persecutorie russe. Il protagonista di questa vicenda è Ludovico Gualano, un attivista indipendente che dal 2022 viaggia nei territori ucraini colpiti dall’invasione e che con il suo gruppo di volontari, Giuditta Rescue Team, si occupa di raccogliere e distribuire aiuti umanitari, svolgendo attività di soccorso nelle zone devastate dall’esercito russo. Il suo impegno nel volontariato ha attirato le attenzioni delle forze di occupazione e le accuse contro di lui sono tanto pesanti quanto prevedibili: Gualano avrebbe fornito il suo sostegno a «gruppi terroristici armati» e incentivato, in prima persona, «l’odio e l’inimicizia tra i popoli». Oggi rischia l’ergastolo nelle carceri russe.

Raggiunto al telefono, Ludovico Gualano ci racconta la vicenda con calma, la lucidità di chi non ignora la gravità della situazione ma è conscio che le sue attività avrebbero provocato delle ritorsioni. «Non ho nulla da nascondere», dice prima di affrontare nel dettaglio il caso che vede coinvolto lui e il suo team. Giuditta Rescue nasce ufficialmente nel 2023, ma il progetto parte un anno prima quando Ludovico Gualano – con l’aiuto di amici, parenti e persone interessate all’iniziativa – inizia a raccogliere materiale medico e i soldi necessari per l’acquisto di un fuoristrada con il quale compie il suo primo viaggio nelle zone liberate dai russi.

L’obiettivo è quello di raccogliere contatti sul territorio e prendere parte alle attività umanitarie nella regione di Kherson. Lì incontra un gruppo di coetanei, ragazzi ucraini impegnati nella ricostruzione successiva ai bombardamenti; la possibilità di movimento data dal fuoristrada e la rete fornita dai volontari del posto – «Un gruppo di artisti, se così possiamo definirli, un gruppo molto eterogeneo, musicisti, tatuatori, barbieri, di ragazzi che con i loro mestieri sostengono sia il lavoro umanitario che i loro amici impegnati al fronte», dice – dà inizio ad un sodalizio che segna, di fatto, il battesimo di Giuditta Rescue.

Il primo viaggio dura tre mesi e si concentra principalmente su Kherson. Lì i volontari partecipano alla riparazione delle case colpite dai bombardamenti, forniscono aiuti e beni di prima necessità agli abitanti rimasti isolati dopo gli attacchi e intanto prende forma la rete transnazionale che oggi regge l’organizzazione.

Nell’autunno 2023, Gualano torna in Ucraina attraversando il fronte – Kupiansk, Kramatorsk, Kostjantynivka e le zone che più hanno subito la devastazione russa – rimanendovi per oltre due mesi. Il team si muove senza problemi nel Paese e senza alcun conflitto con le autorità. «In due anni», dice Gualano, «non abbiamo mai avuto problemi […] ricordo una volta che l’esercito ucraino mi ha fermato al confine, ero in compagnia di un collaboratore proveniente da Kyjiv […] dopo mezz’ora di domande, il mio amico mi ha spiegato che i soldati non erano sospettosi, ma curiosi di sapere perché un italiano si fosse spinto fino a lì».

Le attività di volontariato si professionalizzano con il passare del tempo (i nuovi collaboratori italiani svolgono corsi di primo soccorso, venendo affiancati dagli attivisti con più esperienza) e adesso Giuditta Rescue è in procinto di costituirsi ufficialmente come onlus. Nel 2024, questa realtà inizia a interessare la Russia e i suoi fiancheggiatori. Il primo episodio dell’operazione che porterà alla persecuzione poliziesca contro Gualano avviene nella primavera del 2024 quando, in occasione della presentazione del suo libro sui primi anni di volontariato in Ucraina, un blogger russo (presente di nascosto all’evento) scrive di lui.

Questa segnalazione avviene con i metodi tipici della Russia: il lavoro viene svolto da un personaggio apparentemente indipendente dalle autorità legate al Cremlino, nell’articolo non vengono mosse accuse dirette contro Gualano – ne viene addirittura sottolineata «l’indipendenza ideologica» rispetto alle istituzioni italiane e ucraine – ma viene tracciato il profilo, viene documentata la sua attività e il suo nome è dato in pasto alla galassia Telegram dei fiancheggiatori dell’occupazione. Avviene così un primo dossieraggio. È da queste premesse che si arriva a quello che è successo lo scorso dicembre.

Sui canali Telegram legati alla polizia d’occupazione (denominata Uvd Vga) iniziano a circolare le foto di Gualano, dipinto come il responsabile di un’organizzazione para-terroristica che opera in Ucraina. «Questa prima segnalazione contro di me», spiega Gualano, «risale al 10 dicembre, quando su questi canali Telegram inizia a circolare una segnalazione ai danni di un nostro collaboratore ucraino e nel messaggio compariva anche il mio nome […] abbiamo voluto fare una serie di verifiche prima di renderlo pubblico perché, tra le varie cose, dubitavamo dell’esistenza stessa di questa autorità d’occupazione che aveva diramato il comunicato […] la scelta di denunciare pubblicamente il fatto è avvenuta dopo che un nostro contatto mi ha confermato che c’è un’indagine in corso nei miei confronti».

Contro Ludovico Gualano si mobilita una rete che riunisce gli elementi chiave della disinformacja russa: troll di Telegram, stampa di regime e autorità militari. Sul giornale News Kharkov viene pubblicato un articolo con nome e foto del volontario italiano in cui si conferma che la Russia ha «avviato un procedimento penale» contro il trentenne per aver creato «una comunità criminale, finanziato attività terroristiche e incitato all’odio e all’inimicizia, nonché all’umiliazione della dignità umana sul territorio della regione di Kharkiv».

Nell’articolo vengono riportati gli screen della pagina di Giuditta Rescue e del profilo Instagram personale di Gualano (degna di nota l’immagine di un’opera ucraina in cui viene raffigurata una svastica dipinta con i colori della bandiera russa, volontariamente decontestualizzata per far passare il volontario italiano come un nazista), ma è su Telegram che la persecuzione raggiunge toni più allarmanti.

Sul canale della polizia d’occupazione c’è un bot al quale gli utenti possono inviare segnalazioni su Gualano in modo da informare gli invasori sui suoi spostamenti durante le sue permanenze in Ucraina. Ludovico Gualano è un ricercato, i metodi usati contro di lui sono quelli della polizia politica e il suo caso si aggiunge a quelli analoghi della giornalista Stefania Battistini, Simone Traini e Ilario Piagnerelli.

Nonostante la campagna poliziesca e di diffamazione avviata dagli uomini di Vladimir Putin, Giuditta Rescue prosegue le sue attività di volontariato. Gualano è cauto, l’attacco dei russi è serio – e le autorità italiane hanno iniziato ad agire di conseguenza – ma non intimidisce né lui né i suoi collaboratori. È per questo che a breve tornerà in Ucraina per continuare a distribuire aiuti umanitari e proseguire il lavoro di ricostruzione avviato con le associazioni del posto. Tornerà perché come dice lui stesso «la guerra non finisce domani».

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