La favoritaL’amici miei di Meloni è un problema per la sicurezza dell’Italia e dell’Europa

La premier vorrebbe essere il trait d’union tra gli Stati Uniti e l’Ue sfruttando i buoni rapporti con Trump e Musk. Ma la notizia dei presunti accordi tra il governo e SpaceX, smentita dal governo, lascia più di qualche dubbio sulla sua capacità di gestire dossier così delicati

Lapresse

Più che il “momento Craxi”, che affonda nella notte dei tempi geopolitici del 1985 per una questione molto diversa da quella che riguarda Cecilia Sala, oggi sembra di essere di fronte al “momento Musk”. Giorgia Meloni si è incamminata con velocità futurista su un terreno scivoloso dove immagina di avere un ruolo da favorita del nuovo imperatore degli Stati Uniti. Quello che ancora non è chiaro è cosa ci attende concretamente sui dazi, l’acquisto di gas americano, le spese militari, il sostegno agli ucraini e molto altro. Nulla di buono se agli annunci di Donald Trump dovessero seguire le azioni e la premier italiana, che ha in Musk un buon insider, si sta predisponendo alla spallata.

È tutto da vedere se le altre cancellerie europee le riconosceranno il ruolo di cerniera tra le due sponde dell’Atlantico. E se Bruxelles finalmente batterà un colpo sonoro (qualche dubbio fondato c’è). Nulla di buono possiamo attenderci dalle parole pronunciate da Trump dopo il blitz di Meloni a Mar-a-Lago: «Una grande alleata, una leader forte che ha conquistato l’Europa e tutti quanti». Blitz, per inciso, ignoto ai due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini. Figuriamoci quando dovrà fare da pontiera per Ursula von der Leyen, Volodymyr Zelensky o qualunque altro leader europeo.

Qual è il prezzo che pagherà l’Europa “conquistata” da Meloni? Male che vada per l’Europa, Meloni giocherà in proprio, come lascia capire un fedele interprete delle intenzioni del capo di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli. In un’intervista di ieri sulla Stampa ha detto che l’Europa deve riuscire a rafforzarsi come entità politica. Se invece non dovesse riuscirci, «se ci dovessero essere difficoltà, il buon rapporto di Meloni con Trump può essere utile a tutta l’Unione europea». Auguri!

La prova decisiva sarà il rapporto con Musk. Meloni ha smentito che siano stati firmati contratti o conclusi accordi tra il nostro governo e la società SpaceX per l’uso del sistema di comunicazioni satellitari Starlink. Ancora più netta la smentita della notizia (la considera «ridicola») che il tema sia stato trattato durante l’incontro con Trump. Sono notizie che erano nell’aria, ora rilanciate dall’agenzia Bloomberg, in genere ben informata, proprio nel giorno giorno in cui la premier italiana è volata in Florida. La notizia di Bloomberg è però circostanziata: l’intesa, per un valore di 1,5 miliardi, avrebbe la durata di cinque anni e l’approvazione dei servizi segreti italiani e del ministero della Difesa. Ce n’è abbastanza per legittimare la richiesta del Partito democratico al governo di riferire in Parlamento. Soprattutto dopo l’uscita in contropiede di Musk («pronto a fornire all’Italia la connessione più sicura e avanzata!») che conferma il work in progress che spazzerà via i concorrenti che forniscono la connessione Internet via cavo.

Staremo a vedere che cosa accadrà nei prossimi mesi e se veramente le interlocuzioni con SpaceX rientrino «nei normali approfondimenti» con le società che si occupano di connessioni protette. E se verranno scartati – e perché – altri sistemi come Iris2, un sistema pubblico europeo sotto il controllo dei governi.

È un campo, questo, di grande delicatezza e preoccupazione per la sicurezza italiana ed europea. Sono questioni che attraversano molti livelli di sensibilità politica e istituzionale in vista di una possibile e auspicabile integrazione militare. Si tratta di cavi di alta tensione che non possono essere lasciati solo ai rapporti personali tra la premier italiana e il capo della tech right Elon Musk, che si appresta ad avere un ruolo di governo alla Casa Bianca.

X