Sui salari bassi si continua a litigare. In Italia, ma anche in Europa.
Cosa succede in Europa
Il 14 gennaio scorso, l’Avvocato generale della Corte di giustizia europea si è pronunciato a favore dell’annullamento della direttiva Ue sul salario minimo, in merito al ricorso promosso dalla Danimarca e sostenuto dalla Svezia. La normativa, dice, sarebbe «incompatibile» con il Trattato dell’Ue in quanto le competenze sui salari sono dei singoli Stati e non di Bruxelles.
Il giorno dopo, però, la vicepremier e ministra del Lavoro spagnola Yolanda Diaz ha presentato alle parti sociali un disegno di legge per aumentare il salario minimo di 700 euro l’anno.
Ma le due cose non sono incompatibili. L’avvocato generale infatti non ha dichiarato illegittimo il salario minimo e non ritiene infondata l’argomentazione dietro alla legge adottata, ma ha indicato delle problematiche nelle procedure. E poi si tratta ancora solo di un parere, sul quale si attende entro fine anno la decisione finale della Corte.
Cosa succede in Italia
In Italia, quelli contrari al salario minimo sono corsi subito a dire che l’Europa ha affossato «la legge della sinistra». Ma nessuno sta lavorando davvero a una soluzione su un tema che, come sempre, è diventato materia di scontro ideologico. Nella politica e tra i sindacati.
Dopo che il governo ha affossato la proposta di legge sul salario minimo sostenuta dalle opposizioni e dalla Cgil, Pd, Cinque Stelle e Alleanza verdi e sinistra hanno raccolto le firme e consegnato alla Camera una nuova legge di iniziativa popolare, che dovrebbe essere calendarizzata entro aprile. Il secondo testo, come il primo, prevede una paga minima di 9 euro l’ora.
Che poi è più di quanto previsto da alcuni contratti collettivi firmati dagli stessi sindacati, come è accaduto per la vigilanza privata, la logistica o la grande distribuzione. Uno degli ultimi casi è quello dei lavoratori della Scala, del Piccolo Teatro e della Fiera di Milano assunti da una cooperativa con stipendi tra i cinque e i sei euro l’ora. In assenza di una legge, in tutti questi casi è intervenuta la magistratura, definendo gli stipendi sotto la soglia di povertà e in contrasto con l’articolo 36 della Costituzione. Insomma, come succede su altri temi, anche sui salari sta accadendo quindi che i magistrati stiano sostituendo il legislatore che non si decide a decidere.
E si continua a litigare divisi in due fazioni. Da una parte quelli che sostengono che bastano i contratti collettivi. E in questa tifoseria abbiamo la Cisl e il governo, che aveva promesso una riforma della contrattazione di cui si è persa traccia. Dall’altra parte ci sono quelli che sostengono il salario minimo, con le opposizioni (non tutte), la Cgil e la Uil (che in passato erano contrari al salario minimo ma poi hanno cambiato idea).
Sindacati cercasi
Insomma, tutti dicono che i salari sono bassi, ma non si trova una soluzione. E i sindacati, che già si sono scontrati su salario minimo e sciopero, in questo momento sono più divisi che mai.
La Cisl ha presentato una proposta di legge sulla partecipazione dei lavoratori nelle imprese, che arriva oggi alla Camera. La proposta, appoggiata dal governo che l’ha finanziata anche con 70 milioni di euro, è stata bocciata da Landini, secondo il quale sarebbe un attacco alla contrattazione collettiva e quindi ai sindacati stessi. La Cgil teme che la legge possa incentivare la contrattazione aziendale, a spese di quella nazionale. E una parte del Pd ha seguito questa posizione.
La Cgil, dal canto suo, è partita con la campagna sui quattro quesiti del “referendum contro il Jobs Act”, dichiarati ammissibili dalla Corte Costituzionale. Secondo Sbarra, però, il referendum è sbagliato e anacronistico. Anche una parte del Pd lo critica. Così come la maggioranza.
In mezzo, c’è la Uil di Pierpaolo Bombardieri, che finora ha seguito la Cgil in ogni sciopero e manifestazione. Ma che sul referendum sul lavoro ha più di un dubbio.
In questo caos, come si può spiegare ai lavoratori che la Cgil vorrebbe votare contro un progetto di legge (seppur debole) per la partecipazione dei lavoratori? Allo stesso modo, come si può spiegare la contrarietà della Cisl al salario minimo dei lavoratori? si è chiesto Marco Leonardi. Tra l’altro, entrambi i sindacati usano la stessa motivazione per criticarsi a vicenda: si indebolisce la contrattazione collettiva.
Nel frattempo, non si è fatto né il salario minimo né si vede all’orizzonte nessuna riforma dei contratti collettivi. Mentre si continuano a spendere tanti soldi pubblici per il taglio del cuneo fiscale, i lavoratori poveri, sotto la soglia di 8,9 euro l’ora, sono ormai più di 1,25 milioni. Quasi un punto percentuale in più rispetto al 2018.
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