Ottica futura Serve una presenza europea in Medio Oriente, dice Antonio Tajani

Il ministro degli Esteri, in visita in Israele e in Palestina, ha appoggiato la proposta di una missione Onu di interposizione, «purché sia a guida araba»

Tajani e il suo omologo israeliano Gideon Sa’ar, il 14 gennaio 2025 a Roma (AP Photo/LaPresse, ph. Gregorio Borgia)

Lunedì 20 gennaio è in programma l’arrivo di Antonio Tajani, ministro degli Esteri, in Israele e in Palestina. Il leader di Forza Italia incontrerà il suo omologo Gideon Sa’ar, il presidente israeliano Isaac Herzog e il primo ministro e ministro degli Esteri palestinese Mohammad Mustafa. Intervistato da Federico Capurso sulla Stampa, Tajani ha appoggiato l’idea di una missione Onu di interposizione, ma a guida araba.

«Credo sarebbe una buona idea avere una missione di interposizione promossa da un ente internazionale come l’Onu. Purché sia a guida araba. Può aiutare a consolidare la pace e a rafforzare l’Autorità palestinese», ha detto. Secondo Tajani, gli israeliani in Palestina dovrebbero «fare qualche passo indietro» perché «ci sono state troppe violenze e sono causa di instabilità». E sul ruolo dell’Italia: «Siamo ancora in una fase embrionale, ma saremmo pronti a partecipare con un contingente».

Tajani, che ha definito la tregua sul cessate il fuoco «fragile», ritiene necessaria «una presenza europea in Medio Oriente. E in Palestina l’Europa potrà avere un ruolo, se c’è un accordo gradito a entrambe le parti». L’obiettivo italiano è il riconoscimento della Palestina: «La nostra strada porta lì, ma ci vuole tempo perché la Palestina deve essere riconosciuta anche da Israele e a sua volta deve riconoscere Israele. Le iniziative unilaterali che ho visto finora da parte di alcuni Paesi non servono alla Palestina né alla pace».

Il ministro degli Esteri ha poi annunciato di aver candidato il generale Diodato Abagnara alla guida della missione Unifil in Libano: «Un ufficiale di altissimo livello e se ne è già parlato con le autorità israeliana e libanese. Da parte loro mi sembra ci sia gradimento. In Libano, e forse anche in Siria, mi sembra sia stata imboccata la strada giusta per una stabilizzazione dell’area, che è un altro obiettivo primario per gli interessi commerciali di una nazione come la nostra, vocata alla manifattura e all’export».

La liberazione delle prime tre donne israeliane, continua Tajani, «è positiva, ma ora deve proseguire la liberazione degli ostaggi israeliani e, contestualmente, si devono far arrivare aiuti alla popolazione palestinese. Si potrà ridare slancio agli Accordi di Abramo, con cui si volevano normalizzare i rapporti dei Paesi arabi con Israele. Quel percorso era quasi concluso, ma si è interrotto con l’attacco del 7 ottobre. Adesso si devono riannodare i fili».

Tajani ha parlato anche di Stati Uniti e Ucraina. «Trump lavorerà per costruire la pace, ma il problema non si risolve da un giorno all’altro, tanto è vero che ha ribadito il sostegno Usa a Kyjiv. Sono però convinto che questo sia l’anno buono per arrivare a un cessate il fuoco anche in Ucraina». E sul mancato invito di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, alla cerimonia di insediamento di lunedì 20 gennaio, il ministro degli Esteri predica calma: «L’assenza di von der Leyen è una questione di cerimoniale, non esasperiamo i fatti. L’Europa e gli Stati Uniti sono due facce della stessa medaglia, l’Occidente, e sono inscindibili. Gli Usa sanno che devono interfacciarsi con l’Ue ed è una consapevolezza reciproca, chiunque sieda alla Casa Bianca».

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