Camillo di Christian RoccaCaro Silvio Berlusconi, … una radio radicale televisa per l'Iraq

Gentile presidente Silvio Berlusconi, grazie anche al contributo italiano sta nascendo il nuovo Iraq finalmente liberato dalla dittatura repressiva di Saddam Hussein. L’Italia non ha partecipato alla guerra per cambiare il regime, ma è stata in prima fila nel lavoro di ricostruzione del paese distrutto dal rais. Gli iracheni, al contrario di quanto prevedevano gli scettici, sono andati entusiasticamente a votare sfidando le minacce dei nostalgici del dittatore e una certa probabilità di essere uccisi dal luogotenente di Osama bin Laden. Queste elezioni sono un’opportunità storica, clamorosa, non solo per gli iracheni ma anche per tutto il mondo arabo e islamico.
Vengo al dunque di questa mia lettera: i lavori della Costituente irachena, ancora più della scelta del nuovo governo, giustificano più di ogni altra cosa l’intervento angloamericano in medio oriente. Sono, anzi, l’essenza stessa di quella rivoluzionaria dottrina democratica delineata da George Bush. Mi spiego. Sbrigata la pratica dell’elezione del presidente e della fiducia al governo provvisorio, infatti, questa nuova Assemblea eletta il 30 gennaio avrà un solo compito nei prossimi cinque mesi: discutere e approvare una nuova Costituzione. In un mondo oppresso dalla tirannia, non c’è nulla di più rivoluzionario di un’Assemblea di rappresentanti eletti dal popolo che si riunisce per scrivere le regole della convivenza e porre le basi di uno Stato libero e democratico. Quel dibattito è esso stesso rivoluzionario. Si immagini, gentile presidente, che effetto potrebbe avere nei caffè del Cairo e nelle case di Riad la trasmissione in diretta di quei lavori costituenti. Pensi all’impatto che quelle immagini di dibattito democratico potrebbero avere su milioni di sudditi arabi e islamici oggi costretti a obbedire ai loro sovrani. Stenterebbero a credere ai loro occhi nel vedere gli iracheni, anzi gli sciiti, cioè i paria del mondo arabo-islamico, impegnati a decidere il proprio futuro. Da soli. Liberi. Forse ad Amman e a Damasco si renderebbero finalmente conto che gli americani e i loro alleati non scherzavano affatto quando parlavano di democrazia da esportazione. Magari potrebbe alimentare la miccia, il famoso effetto domino. I democratici e i liberali oggi costretti al silenzio saprebbero di non essere soli, i dissidenti ritroverebbero fiducia, gli scettici avrebbero di che riflettere, gli oppositori invocherebbero riforme. Tutti si chiederebbero per quale motivo gli iracheni possono scegliersi il governo mentre a loro questo diritto è negato.
Se al mondo esiste un virus democratico che possa davvero contagiare il medio oriente questo è proprio il dibattito che inizierà all’Assemblea costituente irachena, signor presidente. Ascoltare i leader eletti discutere liberamente il futuro dell’Iraq è la più potente tra le armi di attrazione di massa a disposizione dell’occidente.
Per questi motivi, esattamente per questi, dubito che la copertura che fornirà Al Jazeera possa servire alla bisogna. L’emittente del Qatar piuttosto continuerà a essere la portavoce dei cosiddetti resistenti e di Al Zarqawi. Quel canale diffonde antiamericanismo, mentre i leader del nuovo Iraq vengono descritti come marionette manovrate dagli occidentali. Al Jazeera ha fatto una campagna contro le elezioni irachene e non ha mai creduto al processo democratico. Ecco perché mi rivolgo a lei. Non solo perché fa parte della coalizione dei volenterosi, ma soprattutto perché lei è proprietario di un impero televisivo e nel passato ha già rotto un monopolio, quello della Rai. Lei sa come si fa. Lei ha i mezzi, l’esperienza, la capacità e la follia necessarie e indispensabili per avviare una mega Radio Radicale televisiva che via satellite trasmetta i lavori della Costituente irachena in tutto il mondo arabo e, con traduzione simultanea, anche e soprattutto, nell’Iran sciita. Lo spieghi al suo amico George, gli offra il suo mero expertise. Peraltro è probabile che grazie a questo progetto politico ed editoriale, il centrosinista tornerà a ripetere che Mediaset è una risorsa del paese.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter