Il paese ideale di Girolamo Sirchia è il Bhutan. Il gioiellino asiatico circondato dalle montagne dell’Himalaya oggi è la prima nazione "non fumatrice" del mondo. A metà dicembre il Parlamento locale ha vietato il fumo, ma non solo nei locali pubblici: ovunque. Non si potrà più fumare né acquistare né vendere sigarette, pena una multa pari a due stipendi medi mensili. La cerimonia di inizio del proibizionismo, racconta la rivista on line Slate, è cominciata con un rogo di cartoni di sigarette nella piazza centrale di Thimphu, la capitale del regno.
Il Bhutan è una nazione di religione buddista e molti buddisti credono che il fumo faccia male all’anima, più che alla salute. Così i politici buthanesi sperano esplicitamente che la loro radicale diventi un modello per il resto del mondo. I fumatori locali se ne sono fatti una ragione, compreso il re Jugme Singye Wangchuk, ma qua e là cominciano i primi moderatissimi dissensi. C’è chi teme il mercato nero delle Marlboro e chi lamenta la violazione dei diritti della persona. Fatta la legge, però, si trova l’inganno anche sul tetto del mondo. In teoria, infatti, è legale importare sigarette "per uso personale" sebbene le tasse doganali siano del 200 per cento. Ai turisti stranieri è consentito fumare, ma possono essere accusati di spaccio se offrono una sigaretta a un cittadino bhutanese. Forestieri però ce ne sono pochi, perché il Buthan è un paese molto particolare. Le montagne lo hanno protetto, ma anche escluso, dalla globalizzazione. L’isolamento piace ai bhutanesi. Nella capitale non ci sono semafori, la televisione è arrivata nel 1999 e il primo turista solo nel 1974. Il Bhutan non solo vieta il fumo ma cerca di limitare l’afflusso di turisti (solo novemila l’anno scorso). Per entrare, infatti, gli stranieri devono pagare al governo locale 200 dollari per ogni giorno di presenza nel paese. Però si possono accendere una sigaretta.
10 Febbraio 2005