Una buona notizia dalla Corte Suprema americana: i giudici costituzionali hanno ancora una volta ristretto la cornice di applicazione della pena di morte. I condannati alla pena capitale per un crimine commesso prima del diciottesimo compleanno non potranno più essere giustiziati. La sentenza, scritta dal giudice conservatore Anthony Kennedy, arriva dopo un paio di altre decisioni di questo genere. Nel 1989, la Corte aveva già escluso il ricorso alla pena di morte nei confronti di chi al momento del reato fosse quindicenne o più giovane. Nel 2002, la Corte ha giudicato incostituzionale la pena capitale per i ritardati mentali. Per la società, ha scritto nella sentenza il giudice Kennedy, i minorenni sono "meno colpevoli" degli adulti proprio perché meno capaci di prendere decisioni ponderate. Il giudice ha richiamato proprio la sentenza sui malati di mente per giustificare la decisione di ieri e ha ricordato come diversi trattati internazionali, di cui l’America però non fa parte, giudichino illegale l’esecuzione di condannati minorenni. La decisione della Corte è stata adottata con 5 voti a favore e 4 contrari. I giudici più conservatori, tra i quali il presidente William Rehnquist, hanno espresso la loro opinione sostenendo che con questa sentenza la Corte non ha applicato la Costituzione ma un paio di convenzioni internazionali e, cosa ben più grave, ha assunto il ruolo di arbitro morale della nazione. In realtà, come spesso accade nei sistemi di common law, la decisione della Corte ha dato valore costituzionale a una tradizione ampiamente consolidata: negli ultimi 30 anni, infatti, soltanto 7 Stati su 50 hanno eseguito la pena capitale sui minori.
2 Marzo 2005