New York. E Hillary? Ci sarà un altro presidente Clinton, nel 2008? Negli Stati Uniti non c’è conversazione politica che non finisca inevitabilmente col porsi queste domande. Ne discutono tutti: liberal e conservatori, democratici e repubblicani, giornali e televisioni. Ciascuno ha una sua tesi, racconta un aneddoto, cita un sondaggio, analizza i precedenti, spiega che sarà un disastro oppure un trionfo. Spesso sono quelli di sinistra i più scettici e quelli di destra i più preoccupati. Hillary divide, ma anche unisce. Ieri il New York Times ha dato ampio risalto alla nuova e improbabile coppia di Washington formata da Hillary e da Newt Gingrich, l’ex bestia nera di Bill. Non è gossip all’italiana, è politica. Negli ultimi mesi, infatti, i due avversari di un tempo hanno lavorato insieme su un mucchio di progetti e mercoledì hanno addirittura presentato una comune proposta di riforma del sistema sanitario. L’"health care" non è un tema qualsiasi, è il marchio di fabbrica (o di infamia, a sentire i repubblicani) dell’ex first lady. Negli anni Novanta, quando era alla Casa Bianca, Hillary tentò di estendere a tutti gli americani la copertura sanitaria, ma perse e la sconfitta aprì la strada proprio ai repubblicani di Gingrich.
Il prossimo anno le elezioni a New York
Hillary e Bill, "Billary" come li chiamavano ai tempi d’oro, sono la più formidabile coppia politica americana. Bill è uno stratega straordinario, Hillary è una secchiona attenta a non sbagliare mai un colpo. Torneranno alla Casa Bianca? Ufficialmente lei non è candidata ad alcunché, anzi rifiuta soltanto di parlarne. Eppure a ogni comizio, a ogni serata pubblica, a ogni manifestazione politica, i suoi ospiti la presentano come la nuova presidente degli Stati Uniti.
C’è tempo, però. Oggi Hillary è impegnata a consolidare il suo network nazionale, a rimodellare la sua immagine e a preparare la campagna elettorale del prossimo anno per la rielezione a senatore di New York. Sarà una passeggiata: i sondaggi la danno in vantaggio 70 a 30 contro chiunque dei possibili candidati repubblicani. Una volta riconfermata al Senato, Hillary annuncerà la candidatura alla Casa Bianca. Nel suo partito a contenderle il posto dice al Foglio l’ex speech writer di George Bush, David Frum ci sono John Edwards e il governatore della Virginia, Mark Warner. "Ma attenzione anche al governatore del Tennessee, Phil Bredesen". John Kerry in cuor suo vorrebbe riprovarci, tanto che al Senato fulmina con sguardi di odio i colleghi che lodano Hillary e non più lui. Gli altri candidati possibili sono l’ex generale Wesley Clark (il preferito da Michael Moore e da Massimo D’Alema) e il senatore Joe Biden: ma le chance sono davvero poco e i sondaggi vedono Hillary avanti di parecchie lunghezze su chiunque altro.
Gli analisti concordano con i sondaggi: Hillary non avrà alcun problema a vincere la gara interna al suo partito. Tra tutti è l’unica star, è l’unica conosciuta in ogni singolo angolo d’America e del mondo, è la beniamina del partito, ha gli agganci giusti, è la più abile a intercettare ingenti finanziamenti elettorali e accanto a lei ha Bill, l’unico democratico ad aver vinto una anzi due elezioni presidenziali negli ultimi trent’anni. I pareri però divergono sulle reali possibilità di elezione alla Casa Bianca, in un paese sempre più conservatore come l’America di oggi. Bill Kristol, direttore neocon del Weekly Standard, è convinto che tra i democratici Hillary sia l’unico candidato in grado di vincere. Non sarà facile etichettarla come un’estremista di sinistra, Hillary non è Kerry. Al contrario Hillary è moderata e non cambia idea ogni due per tre sulle questioni fondamentali, come quelle della sicurezza nazionale. Al Senato fin dal primo giorno si è occupata di faccende militari e di come rafforzare il Pentagono. Non ha mai criticato Bush sulla guerra in Iraq, è sempre stata solidale con i soldati al fronte e ha sempre ricordato che tutti, anche lei e Bill, credevano che Saddam avesse le armi di distruzione di massa. Sui temi sociali, Hillary ha riscoperto il suo rapporto con la religione e ha abbandonato la radicalità della sua riforma sanitaria. Sull’aborto ha rievocato lo slogan clintoniano del "safe, legal and rare", sicuro, legale e raro. Un curriculum perfetto per sfondare negli Stati conservatori. Secondo l’editorialista liberal di Time, Joe Klein, però, la senatrice non ha alcuna chance di successo. Klein è un amico dei Clinton, non un avversario. Questa settimana ha scritto che la sua candidatura sarebbe "un disastro" per lei e per i democratici. Si scatenerebbe un carnevale di accuse disgustose che riporterebbe il paese al clima avvelenato degli anni Novanta. Le avvisaglie ci sono già. Sono nati comitati, associazioni e siti Internet che invitano a fermare Hillary subito, stop Hillary now, prima che sia troppo tardi.
A Los Angeles è iniziato un processo contro il principale tesoriere elettorale di Hillary, incastrato dalla collaborazione con l’Fbi di un altro finanziatore clintoniano nonché cognato del senatore Ted Kennedy. A settembre uscirà l’ennesimo libro-bomba contro di lei, "The Truth About Hillary: what she knew, when she knew and how far she’ll go to become president", già annunciato come il nuovo caso "Veterani per la Verità" che ha funzionato così bene contro Kerry.
Mentre tutti discutono le differenze tra la vecchia Hillary e la nuova senatrice Clinton, alcuni liberal come il direttore di New Republic, Peter Beinart, denunciano la grande manipolazione orchestrata dai conservatori. Non è vero, scrive Beinart, che Hillary sia diventata moderata: è sempre stata così. Tutto questo chiacchiericcio intorno alle sue svolte sull’aborto, sulla religione e sulla sicurezza nazionale serve soltanto alla "character assassination", a dipingerla come un’arrampicatrice senza scrupoli disposta a far di tutto pur di arrivare alla Casa Bianca.
Hillary aspetta. E intanto si consola con la decisione dell’Abc di mandare in onda, nella prossima stagione televisiva, una serie dal titolo "Chief", con Geena Davis nella parte del primo presidente donna degli Stati Uniti. Il modello ovviamente è Hillary. Ma in fondo va bene anche per Condi Rice.