Camillo di Christian RoccaI disperati blogger miliardari di Arianna

New York. Miliardario, di sinistra, blogger. E’ arrivata la risposta liberal a Drudge Report, il più noto sito personale di notizie e di pettegolezzi politico-mediatici su Internet. La nuova creatura si chiama The Huffington Post, un testata foneticamente simile a The Washington Post e una squadra di opinionisti composta da ricchi, belli e famosi di Hollywood. L’idea è di Arianna Huffington, saggista e giornalista di origine greca. Arianna è un’ex polemista di destra, una che considerava il conservatore Newt Gingrich fin troppo liberal per i suoi gusti. Sposata con un deputato del partito repubblicano, Arianna improvvisamente è diventata un’eroina della sinistra losangelina, al punto da candidarsi contro Arnold Schwarzeneger alle elezioni californiane del 2003 (prese lo 0,6%).
Il blog di Arianna è un blog collettivo, un collettivo di Beverly Hills. Gli autori sono un centinaio: Diane Keaton, Norman Mailer, Larry David, Walter Cronkite, Warren Beatty, Bill Maher, Al Franken, Bob Kennedy junior, attori, produttori, autori televisivi, comici, giornalisti, politici e finanche l’editrice di Playboy, Christie Hefner. Tutta gente che non ha certo bisogno di un mezzo indipendente e alternativo per far conoscere il proprio pensiero. Ma i liberal, si sa, sono fatti così: controllano l’editoria, i giornali e il cinema eppure sono sinceramente convinti di essere dei diseredati senza voce. Dice Warren Beatty che il sito di Arianna è un forum di idee, finalmente libero dall’ingerenza del New York Times, di Murdoch, della General Electric, della Disney, di Viacom eccetera. Dice Laurie David, moglie dell’ideatore della serie tv Seinfeld e nota organizzatrice di party hollywoodiani in odio a George W. Bush, che ciascuno di loro ne ha abbastanza di leggere tutte le mattine i giornali in cucina e poi, dopo solo tre minuti, di cominciare a urlare per le cose terribili che ci sono scritte. Ecco, Huffington Post è la valvola di sfogo dei disperati miliardari del circolo mediatico made in Usa.
Gli Arianna-boys non sono tutti di sinistra. Nei primi dieci giorni hanno scritto anche alcuni opinionisti conservatori: l’ex deputato Joe Scarborough, oggi conduttore tv alla Msnbc, e l’editorialista della National Review, Byron York. E poi anche Danielle Crittenden, brillante saggista e moglie dell’ex speech writer di Bush, David Frum. Tornando a sinistra, hanno già scritto per Arianna l’ex portavoce di Clinton, Mike McCurry, l’editorialista di The Nation, David Corr, e John Zogby cioè il sondaggista che il 3 novembre ha fatto sbagliare titolo di apertura a tutti i giornali italiani tranne uno. Non si hanno ancora notizie di Gwyneth Paltrow, ma prima o poi leggeremo anche il suo pensiero.
Le star non vengono pagate per i loro articoli. Arianna è riuscita a convincerle proprio per la particolarità del mezzo telematico: Internet non richiede un impegno paragonabile a quello per scrivere editoriali su un giornale tradizionale. "La cosa bella di un blog ­ ha detto Arianna al Washington Post ­ è che i pensieri non devono necessariamente avere un inizio e una fine".
L’avventura è cominciata il 9 maggio con tre investitori, sette persone di staff, compreso un ex collaboratore di Drudge Report. La Huffington spera di poter pagare i conti con la pubblicità e con la vendita degli articoli più interessanti ai giornali cartacei. Il sito è diventato subito il bersaglio di alcuni commentatori di destra, in particolare della velenosa critica cinematografica di LA Weekly, Nikki Finke. Il suo articolo, prontamente rilanciato in tutto il mondo dal perfido Drudge Report, ha paragonato il blog di Arianna ai più celebri disastri del cinema come "Gigli", "Ishtar" e i "Cancelli del Cielo" oppure ad altri flop editoriali come "Talk" di Tina Brown e "George" di John John Kennedy. E’ nato anche un sito anti Arianna: huffington.isfullofcrap.com (huffington, diciamo così, è una stronzata). The Huffington Post però il primo giorno ha fatto uno scoop. Ha raccontao che in un libro non ancora pubblicato si svela un piano segreto dell’Arabia Saudita: per paura di un attacco terroristico o di un golpe interno, i principi hanno disseminato lungo i pozzi di petrolio una serie di "dirty bombs" che verrebbero fatte detonare per evitare che i golpisti prendano il controllo del petrolio. I pozzi resterebbero inutilizzabili per decenni e nel mondo scoppierebbe il caos. Scoop di questo tipo, però, Drudge ne fa quasi uno al giorno. Arianna, invece, oltre a far sfilare i suoi boys uno dietro l’altro, in dieci giorni ha prodotto poco altro.