Camillo di Christian RoccaTutti i magistrati del presidente

New York. Tre dei cinque magistrati nominati da George W. Bush a cariche giudiziarie federali, ma da anni bloccati dall’ostruzionismo dei democratici, hanno improvvisamente cominciato a ricevere il voto di conferma del Senato. Sembrerebbe una grande vittoria di Bush, ma i liberal e i conservatori più radicali sono convinti del contrario. Sembrerebbe anche la fine della faida politica e istituzionale di questi mesi, ma con ogni probabilità è soltanto una tregua temporanea. Ieri la giudice suprema del Texas, Priscilla Owen, ha ottenuto ciò che aspettava da 4 anni: il posto alla Corte d’Appello del V circuito. Gli altri voti seguiranno nei prossimi giorni e porteranno alla conferma di altri due giudici. Il Senato così riprenderà normalmente i lavori e, tra le altre cose, John Bolton sarà a sua volta confermato alla carica di ambasciatore all’Onu.
La situazione si è sbloccata grazie a un’iniziativa parlamentare bipartisan. L’ostruzionismo dei democratici contro i giudici di Bush e la conseguente minaccia repubblicana di abrogare lo strumento parlamentare sono stati resi inefficaci da un accordo tra 14 senatori, sette repubblicani e sette democratici. “La gang dei 14” ha spiazzato le ali estremiste dei due partiti: i sette democratici si sono impegnati a far mancare i numeri necessari per continuare l’ostruzionismo, mentre i sette repubblicani hanno promesso di non sostenere l’ipotesi di “opzione nucleare”, cioè la riscrittura delle regole di funzionamento del Senato. I democratici hanno concesso il voto su tre dei cinque giudici in attesa, ma si sono riservati il diritto di ricorrere all’ostruzionismo in caso di “circostanze eccezionali”, cioè di altre nomine presidenziali particolarmente controverse.
I leader dei due partiti sorridono a denti stretti. I repubblicani possono vantarsi di aver ottenuto il voto su tre giudici su cinque, ma secondo la destra religiosa si tratta di un compromesso al ribasso, quasi un tradimento nei confronti degli altri due. Dall’altra parte, il “black caucus” democratico accusa i 7 colleghi di aver svenduto le proprie convinzioni senza ottenere nulla in cambio: se quei giudici fino a ieri erano pericolosi, com’è possibile che oggi  non lo siano più?
Tutti sanno che la battaglia ricomincerà più virulenta nel momento in cui Bush dovrà nominare il sostituto del presidente della Corte suprema, William Rehnquist, prossimo alle dimissioni per motivi di salute. In quell’occasione per i democratici sarà politicamente più pericoloso bloccare la nomina, chiunque sia il prescelto dalla Casa Bianca. Le elezioni di metà mandato saranno più vicine e gli elettori americani non amano le astuzie parlamentari che impediscono di prendere decisioni. Così i capi democratici si accontentano di aver evitato l’abrogazione dell’ostruzionismo e sperano che per il futuro Bush impari la lezione di questi mesi, cioè che si dimostri più attento alle ragioni degli avversari.

Un film sulla vita del senatore dell’Arizona
L’iniziativa bipartisan è stata guidata da due decani del Senato, il democratico Robert Byrd e il repubblicano John Warner, ma il vero animatore è stato John McCain. Il senatore dell’Arizona è un repubblicano noto per la sua indipendenza e per questo molto amato dalla stampa liberal. La mossa di McCain va vista in chiave elettorale. Sebbene si sia alienato le simpatie della destra religiosa, in questa occasione ha dimostrato di essere capace di chiudere un accordo e di portare a casa qualcosa, al contrario del suo possibile avversario del 2008: il capogruppo Bill Frist. Ufficialmente McCain non è candidato, ma le sue azioni sono cresciute. Lunedì il liberal New Yorker gli ha dedicato un lungo e benevolo ritratto, mentre la settimana prossima la rete tv A&E trasmetterà un film sulla sua esperienza di prigioniero per cinque anni e mezzo in un carcere nordvietnamita di Hanoi.

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