Il Foglio ha chiesto ad alcuni analisti ed editorialisti americani, conservatori e liberal, di commentare l’attacco islamista a Londra e di provare a immaginare che cosa potrà accadere nel momento in cui il quadro sarà più chiaro. Quali possibili reazioni ci dovremmo aspettare dai britannici, se la strage indica un cambio di strategia dei terroristi e, infine, se cambierà la risposta occidentale al fondamentalismo islamico. Max Boot, editorialista del Los Angeles Times e studioso al Council on Foreign Relations, crede che non ci sia stato niente di particolarmente nuovo nella strategia terrorista a Londra. “Sembra tutto molto simile a quanto successo a Madrid”. Secondo Boot, “i terroristi volevano fare qualcosa del genere da un bel po’ di tempo, ma sono sempre stati ostacolati dai servizi segreti. Eppure è inevitabile che kamikaze così determinati prima o poi ci riescano. Nessuno può proteggere adeguatamente un grande sistema di trasporto pubblico come quello di Londra o di Madrid o di New York o di Roma”. Quanto alle reazioni inglesi, Boot prevede “una predominante risposta simile a quella americana, vale a dire un raddoppio della determinazione a sconfiggere il terrorismo, a vincere in Iraq e a non cedere ai terroristi”. Boot immagina anche “una minoranza in Gran Bretagna, e magari un po’ più di una minoranza nel resto d’Europa, che proverà a riproporre risposte centrate sull’appeasement, ovvero sulla pacificazione in cambio di qualche concessione. Purtroppo non c’è modo di scendere a patti con costoro, visto che il loro obiettivo è semplicemente quello di creare un califfato globale. Credo che ci dovremmo aspettare altri attacchi come questi negli Stati Uniti, in Danimarca e in Italia, cioè in quei paesi che si sono opposti al terrorismo. Il punto sarà capire se l’Europa riuscirà a gestire il rapporto con la sua minoranza musulmana interna. Fin qui la maggior parte dei paesi europei non ha preso misure di polizia interna sufficienti, come quelle necessarie a chiudere le moschee dove si predica la violenza. Sebbene in ritardo, ora immagino che ci sarà un giro di vite, ma gli europei dovranno trovare il modo di assimilare gli immigrati. Potranno imparare qualcosa dagli Stati Uniti, anche se non esiste un modo veloce, facile e sicuro per riuscirci”.
Paul Berman: leggete la rivendicazione
Il saggista liberal Paul Berman, autore di “Terrore e Liberalismo” e del prossimo “Power and Idealists” (dove sostiene che la sinistra pronta a usare la forza per proteggere i diritti umani e sconfiggere il totalitarismo islamico è la vera erede dei radicali degli anni ’60) nota che “la rivendicazione dei terroristi ha descritto la strage come una risposta alle guerre in Iraq e in Afghanistan. Attenzione: non solo in Iraq, ma anche in Afghanistan. La stessa cosa dissero dopo Madrid. L’idea che l’Iraq e l’Afghanistan siano un’unica guerra è molto chiara a Bush, Blair e ai loro alleati. E’ chiara alle persone comuni come me ed è chiara alle cellule di al Qaida in Europa. Non è chiara soltanto a una parte dell’occidente. Immagino che, come successe dopo Madrid, una buona parte della gente dirà: ‘Avete visto? La guerra in Iraq è stata un errore’. E non diranno niente sull’Afghanistan”.
Un altro liberal come il sociologo Thomas Cushman, direttore del Journal of Human Rights e autore di “A matter of principle: humanitarian arguments for war in Iraq”, crede che “gli inglesi, a differenza degli spagnoli, non cederanno. Sono abituati all’Ira e sanno che cosa fare. La strage contribuirà ad aumentare il sostegno per le misure forti che Blair deciderà di prendere. Gli altri europei invece continueranno a criticare le azioni americane. Preferiscono pestare sull’America, invece che combattere il terrorismo. Il problema è questo. Tanto più che il loro comportamento diventa la più importante strategia a disposizione di al Qaida. La sinistra continuerà a cercare ‘la causa’ del terrorismo e sosterrà la tesi che la guerra in Iraq ha creato più terroristi. Naturalmente la migliore risposta è quella di rafforzare l’attuale strategia e di non cedere ai ricatti dei difensori dei diritti civili, i quali continuano a non capire la situazione di sicurezza in cui viviamo e si preoccupano più dei diritti dei sospetti terroristi che delle carneficine di innocenti. Il problema principale della sinistra è di non capire che il potere e la forza devono essere usati per proteggere le società liberali. E che non sempre sono un male”. Secondo Cushman, il fatto che i terroristi abbiano scelto di attaccare nel giorno in cui il G8 si riuniva per risolvere i problemi della povertà “dimostra che a loro non importa niente degli oppressi e dei deboli. A loro interessa soltanto destabilizzare le libertà e la società civile occidentale per instaurare la loro regressiva visione sociale”.