Camillo di Christian RoccaOil for Food, accuse di corruzione all'ex braccio destro di Annan

Milano. Altri guai in vista per le Nazioni Unite e per il gruppo di burocrati, guidati da Kofi Annan, che le hanno gestite in questi anni. Martedì mattina sarà presentata un’altra tranche, la terza, del rapporto sugli illeciti dell’Oil for Food, il programma Onu di aiuti umanitari al popolo iracheno che invece di sfamare gli affamati ha consolidato il regime di Saddam generando un immenso sistema di corruzione e di contrabbando pari a 21 miliardi di dollari. La notizia è che l’inchiesta indipendente, guidata dall’ex presidente della Federal Reserve, Paul Volcker, muoverà le prime esplicite accuse di corruzione nei confronti di Benon Sevan, il funzionario cipriota che Annan mise a capo del programma che ha gestito oltre 64 miliardi di dollari tra vendita di petrolio e acquisto di beni alimentari. Nei rapporti precedenti Sevan era stato accusato di aver chiuso perlomeno un occhio di fronte ai palesi illeciti, ma stavolta l’accusa è di aver intascato soldi grazie all’intermediazione, particolare molto interessante, del cognato di Boutros Boutros-Ghali, cioè del predecessore di Kofi Annan ovvero del segretario generale Onu che ideò il sistema Oil for Food.
La notizia è stata diffusa giovedì sera dall’avvocato di Sevan, il quale ha provato ad anticipare l’effetto negativo che avrà il rapporto, accusando Volcker di voler fare di Sevan il capro espiatorio dell’intera vicenda. I fatti sono questi: Sevan non è mai riuscito a spiegare un bonifico da 160 mila dollari ricevuto su un conto corrente cipriota. Secondo Sevan si trattava di un innocuo versamento ricevuto dall’anziana zia che viveva a Nicosia. La spiegazione non ha convinto gli investigatori e i (pochi) giornalisti internazionali che hanno seguito il caso. In particolare non è parso plausibile che un’anziana signora nullatenente, senza reddito e, di fatto, mantenuta dal potente nipote potesse avere a disposizione 160 mila dollari. E certo non ha aiutato il fatto che la zia di Sevan, poco prima di essere interrogata dagli investigatori, sia morta in circostanze misteriose cioè cadendo nel vano dell’ascensore del suo condominio. Al Daily Telegraph di Londra risulta che Volcker avrebbe scoperto altri movimenti su conti correnti di Sevan in Svizzera, a Cipro e in Turchia.
Secondo le anticipazioni, i 160 mila dollari versati a Sevan arriverebbero dalla società di Panama African Middle East Petroleum, guidata da un altro parente di Boutros Boutros-Ghali, Fakhri Abdelnour. L’uomo di collegamento, invece, sarebbe Fred Nadler, amico di Sevan e imparentato con Abdelnour attraverso Boutros-Ghali. Nadler, infatti, è il fratello di Leia Boutros-Ghali, la moglie dell’ex segretario generale, mentre Abdelnour è il cugino di Boutros-Ghali. Ci sarà da aspettare fino a martedì per sapere se anche l’ex segretario generale è accusato di qualcosa. Ieri il portavoce della Commissione ha detto che “chiunque ha avuto interessi o in qualche modo è stato legato al programma è di sicuro un obiettivo dell’inchiesta”. Nei rapporti precedenti, Boutros-Ghali era stato solo sfiorato, per la storia familiare, ma anche per aver favorito la banca francese Bnp, nonostante non avesse i requisiti richiesti per la gestione dell’Oil for Food.
Sevan nei mesi scorsi aveva annunciato al nuovo capo dello staff di Annan, Mark Malloch Brown, che avrebbe preso in considerazione la possibilità di collaborare con la Commissione se la nuova gestione Onu avesse confermato la direttiva di non pagargli le spese legali. Secondo i giornalisti che hanno seguito la vicenda si trattava di una minaccia a Kofi Annan, implicato nel caso in quanto segretario generale e in quanto padre di Kojo Annan. Kojo, infatti, è dentro fino al collo nell’Oil for Food, a causa dei suoi rapporti con una delle società vincitrici di appalti Onu. La settimana scorsa Kofi Annan è stato di nuovo interrogato da Volcker, ma per saperne di più si dovrà aspettare prima il quarto rapporto di settembre, poi quello definitivo di qualche mese dopo.

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