Camillo di Christian RoccaLa grande manipolazione sulla moderata mamma anti Bush

Soltanto un mese fa la donna che da un momento all’altro avrebbe dovuto far cadere George W. Bush era un’altra. Non era Cindy Sheehan, la mamma del soldato ucciso in Iraq, la donna che ha trascorso l’estate davanti al ranch presidenziale di Crawford. Era Valerie Plame, l’agente segreto-ma-non-troppo la cui identità sarebbe stata svelata da un complotto politico ordito dalla Casa Bianca per coprire le menzogne sulla guerra in Iraq.
A poco a poco, mentre i giornali italiani si inerpicavano in paragoni arditi con lo scandalo del Watergate e le dimissioni di Richard Nixon, quel caso si è sgonfiato al punto da scomparire definitivamente dalle cronache. Oggi non esiste più, almeno fino alla conclusione dell’inchiesta. Anche perché agli americani, almeno a loro, è noto che le parole pronunciate da George Bush nel discorso sullo Stato dell’Unione a proposito del tentato acquisto saddamita di uranio dal Niger (tentato acquisto, non acquisto), non erano campate in aria. E infatti sono state confermate da un paio di commissioni d’inchiesta e dallo stesso marito di Valerie Plame in un rapporto alla Cia di ritorno dal Niger e nel suo libro di memorie.
Non era un segreto nemmeno il lavoro di analista Cia di Valerie Plame, quindi non era reato svelarlo (ammesso che sia stato svelato dalla Casa Bianca), visto che Valerie Plame ogni giorno timbrava il cartellino per raggiungere la sua scrivania nell’ufficio Cia di Langley e visto che il suo nome compariva da anni sul libro “Who’s who” che cataloga i personaggi più in vista d’America. Fatti ed episodi noti fin dall’inizio, eppure sempre occultati in Italia perché, in fondo, ai giornalisti piace trasformare in articoli di cronaca vera i propri desideri (wishful thinking).
Adesso è il turno di Cindy Sheehan, la mamma del 21enne Casey ucciso in Iraq. Prima ci era stato detto che Bush non voleva vederla, poi s’è scoperto che l’aveva già incontrata e che lei, parole sue, era uscita da quel colloquio col presidente sollevata e rinfrancata. Poi è passata inosservata la notizia che Bush le ha mandato Stephen Hadley, ovvero il Consigliere per la Sicurezza Nazionale non uno qualsiasi. Eppure secondo i giornali, la protesta anti guerra della signora Sheehan è diventata il sintomo del fallimento della campagna irachena di Bush nonché il germoglio di un nuovo movimento pacifista che, come ai tempi del Vietnam, sta per travolgere l’arroganza dell’apparato militare e industriale americano e di Bush in particolare.

Il bimbo della favola di Grimm
Nella propaganda dei media, la signora Sheehan non è soltanto la povera madre che piange il figlio ucciso in una guerra ingiusta, è piuttosto la moderna trasfigurazione del bambino della favola di Grimm, quello che indica al mondo intero la nudità del re. Una tranquilla e bonaria signora della middle America, come ha scritto ancora ieri Gian Giacomo Migone sull’Unità. Una casalinga, una persona normale, non una militante della sinistra radicale. Ecco perché la sua protesta è così clamorosa, ecco perché la Casa Bianca vacilla, perché se si ribella una tipica elettrice di Bush, una delle tante che vota per difendere i valori, la famiglia, la patria, questo non può che essere l’inizio della fine.
E’ così? No, non è così. Cindy Sheehan è lontanissima da quell’immagine. I giornali hanno raccontato un’altra persona, hanno volontariamente omesso una parte di Cindy. Non è soltanto la mamma comprensibilmente devastata dalla morte del figlio. E’ anche una signora dalle idee così estremiste da aver convinto il marito e la figlia, anche loro devastati dalla morte di Casey, a prendere le distanze. Cindy è un’estremista convinta che Bush sia “il più grande terrorista del mondo”, uno che in Iraq e in Afghanistan sta commettendo “uno sfacciato genocidio”, uno che sta già combattendo “una guerra nucleare”. E non solo questo. Secondo Cindy, Bush è anche “un bastardo”, “un essere schifoso”, “un maniaco del male”, “un fuehrer”.
Cindy è una donna che dice di non avere “nessuna animosità” nei confronti della persona che ha ucciso suo figlio. E questo perché, come ha detto successivamente alla Cbs, i terroristi arabi catapultati in Iraq per combattere le truppe americane (nelle quali suo figlio si era volontariamente arruolato) sono “freedom fighters, combattenti per la libertà”. Cindy sostiene pubblicamente che le elezioni irachene di gennaio sono state “elezioni false”, come ha scritto nel blog ospitato nel sito di Michael Moore, il regista che non contento di aver contribuito alla sconfitta dei Democratici a novembre, di recente ha paragonato i “resistenti”, quelli che ogni giorno fanno strage di donne e di bambini iracheni, ai “minutemen”, vale a dire ai volontari dell’esercito americano dei tempi della Rivoluzione, insomma ai Padri Fondatori degli Stati Uniti. Notizie e dichiarazioni che non avete trovato negli articoli sulla mamma anti Bush, viceversa la speranza estiva della fine di Bush si sarebbe polverizzata.
Cindy crede che suo figlio sia stato ucciso dalla lobby ebraica neocon, dal Pnac, dalla cricca che ha organizzato tutto quanto “per servire Israele”, mica l’America: “Ci hanno detto che siamo stati attaccati perché i terroristi odiano le nostre libertà e la nostra democrazia. La ragione vera è che i musulmani che ci hanno attaccato ci odiano per la nostra politica estera in medio oriente”. La politica estera auspicata da Cindy Sheehan, se conosciuta, farebbe rabbrividire e svelerebbe subito l’assoluta inconsistenza del nuovo pacifismo americano (che non c’è): “L’America fuori dall’Iraq, e Israele fuori dalla Palestina”, ha detto Cindy al raduno dei Reduci per la Pace. E allora meglio non riportare, meglio girarsi dall’altra parte e far finta di niente, nonostante il sito che coordina la sua protesta, Crawford Peace House, ospiti una foto con una mappa della Palestina priva dello Stato di Israele. A Crawford, del resto, a manifestare con Cindy sono arrivati i neonazisti antisemiti di David Duke, quelli della “supremazia bianca”. Questo ovviamente non vuol dire che Cindy sia neonazista, ma fa capire il motivo per cui i giornali non fanno cenno a quell’ingombrante sostegno. Fa intuire perché nessuno racconta che per Cindy anche la guerra in Afghanistan è immorale quanto quella irachena. Insomma, Cindy Sheehan è tutto fuorché una moderata. E i primi a saperlo sono i leader Democratici. I primi a esserne preoccupati sono loro. Infatti a Crawford non se ne è visto uno.

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