Camillo di Christian RoccaLo sciacallaggio mediatico continua, provocherà una svolta di destra?

Uno sciacallo della Bbc, la stessa tv che mesi fa non esitò a inventarsi uno scoop per abbattere Tony Blair, ha proclamato che “un dittatore straniero avrebbe risposto meglio” di quanto ha fatto George W. Bush innanzi al disastro provocato dall’uragano Katrina a New Orleans. La cosa che lo sciacallo della Bbc e i suoi colleghi americani e italiani fingono di non ricordare, impegnati come sono nel piano quinquennale di cambiamento del regime a Washington, è che gli Stati Uniti d’America non sono una dittatura. Si dà il caso che siano una democrazia. E non una democrazia qualsiasi, ma un paese a struttura federale, un’unione tra Stati sovrani. Per intenderci, Washington è una Bruxelles che funziona bene. Bush è un José Manuel Barroso eletto democraticamente e con poteri di spada, moneta e amministrazione (di parte) della giustizia. Quello che gli sciacalli ideologici non sanno, ma se lo sanno è ancora più grave, è che il presidente degli Stati Uniti non ha nessuna competenza sull’ordine pubblico delle città, che dipende dal sindaco (il fatto che il sindaco di New Orleans sia un democratico, ovviamente, è ininfluente). Il capo del governo federale non ha l’autorità di imporre le sue politiche, i suoi piani, il suo volere sui governatori (il fatto che la governatrice della Louisiana sia una democratica, ovviamente, è ininfluente).
Al contrario di quanto pensano gli editorialisti di Repubblica, è esattamente vero che Washington possa inviare truppe in Iraq e in ogni angolo del mondo, ma non in Alabama o in Mississippi o in Louisiana. Si chiama federalismo, un modello di cui gli sciacalli ideologici e i saccheggiatori politici dovrebbero aver sentito parlare. Non bisogna essere dei luminari della politologia moderna per sapere che la Guardia nazionale dipende dagli Stati membri e non dalla Casa Bianca. Non è necessario essere dei costituzionalisti di grido per intuire che il presidente americano non può ordinare né predisporre né organizzare l’evacuazione delle città, a meno che il sindaco e il governatore non gli abbiano dato via libera. Un via libera che non c’è stato, che è stato rifiutato, che è stato respinto, nonostante una precisa richiesta della Casa Bianca quando è saltata l’organizzazione locale. Il Washington Post di domenica e poi ancora di lunedì, dopo aver scritto che “fin qui l’immediata risposta del governo federale sembra proporzionata all’entità del disastro”, ha raccontato che la governatrice, Kathleen Blanco, non ha voluto affidare la sicurezza del suo Stato ai federali. Ve l’hanno raccontato i nostri gazzettieri? No, ovviamente no. Secondo il piano di Bush, il generale Russell Honoré avrebbe dovuto prendere il controllo, poi guidare ed eseguire il piano di evacuazione, ma l’accordo è stato rifiutato. “La governatrice – ha ammesso candidamente la sua addetta stampa – avrebbe perso il controllo di una situazione che aveva guidato fin dall’inizio”.
Se Bush fosse stato un dittatore, come scioccamente suggerisce lo sciacallo della Bbc, non avrebbe chiesto alla governatrice Blanco di emanare un ordine di evacuazione obbligatoria, l’avrebbe fatto di persona. Se fosse stato un dittatore, non avrebbe domandato alla governatrice di schierare la Guardia nazionale, l’avrebbe deciso con un cenno del capo oppure avrebbe forzato i parametri della legge anti insurrezione e tolto autorità a sindaco e governatrice. Se Bush fosse stato un dittatore, non avrebbe avuto bisogno di chiedere il permesso alla governatrice per far entrare i militari nelle zone colpite dall’uragano. Se fosse stato un dittatore, oppure solo il premier di un paese non federale, avrebbe fatto sgombrare i residenti armi in mano. Avrebbe dato ordini, invece che fare richieste. Ma Bush non è un dittatore.
Eppure la colpa è sua, qualsiasi colpa è di Bush. Ha provocato lui Katrina, con le sue politiche dannose per l’ambiente, nonostante l’effetto serra e Kyoto con gli uragani non c’entrino nulla e neanche di striscio. I giornali italiani citano a metà, solo a metà, un unico professore del Mit che sostiene il contrario ma non raccontano che la sua teoria non è provata, anzi è provato che contiene un errore. C’è chi dice che il ritardo delle operazioni di soccorso sia stato causato dalla guerra in Iraq, dalla decisione di inviare la Guardia nazionale in medio oriente, ma non racconta che il 70 per cento dei contingenti era attivo e in servizio a casa, agli ordini dei governatori. Tra l’altro, se c’è una cosa che la guerra al terrorismo di Bush ha provocato, al contrario di quanto scrivono gli sciacalli, è proprio una maggiore preparazione delle strutture federali a una catastrofe del genere. Non sufficiente, certo. Ma prima non c’era nemmeno questa. C’è anche l’accusa di aver tagliato i fondi per la riparazione degli argini del Lago, ma l’argine che ha ceduto è proprio quello appena rinnovato, rinforzato e finanziato, come ha ammesso il New York Times. Infine i saccheggi: colpa di Bush, come se la polizia di New Orleans dipendesse da un inesistente Viminale di Washington.
A New Orleans è successa una cosa semplice: una catastrofe naturale ha fatto più danni del previsto e la catena di comando locale è andata in tilt nelle 48 o 72 ore necessarie all’arrivo dell’esercito. I giornali radical chic sfruttano la tragedia e provano ancora una volta ad affossare Bush. A fine estate è sempre un affare comprare le azioni Bush, ma stavolta la grande manipolazione sul caos provocato da Bush potrebbe riuscire. Così otterranno una svolta di destra, law and order, alla Rudy Giuliani.

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