Camillo di Christian RoccaRE: NO SUBJECT di Christian Rocca & Luca Sofri

Caro Christian, l’estate sta finendo, e un anno se ne va. Stai diventando grande? Hai giocato con le palline in spiaggia o hai letto certi tomi in inglese sulla decadenza dell’impero occidentale? Io la prima: lo sapevi che le palline hanno ancora i ciclisti? Solo che non sono più Baronchelli, Battaglin e De Vlaeminck, ma degli altri che non ho mai sentito nominare. Poi ai miei tempi erano quasi tutti italiani o belgi, adesso non c’è nemmeno un belga (la sai, la barzelletta del pastore belga? Vabbè, un’altra volta). Gli unici belgi ancora in circolazione sono i Deus, che hanno fatto un disco nuovo. Grande band, li ho visti in concerto un paio di volte. Secondo me ti piacciono, ma non ho presente quale sia il livello di fedeltà del Belgio all’alleato americano, che sarà la cosa che più ti preme.

Caro Luca, primo Le uniche due cose che mi piacciono del Belgio sono George Simenon e il waffle. Secondo: mentre tu facevi i castelli di sabbia io pagavo le tasse e contribuivo al nuovo miracolo italiano. C’è però che il mio commercialista è un tipo precisino. Ogni volta mi fa dei gran problemi sui dischi che compro. Io li vorrei scaricare dalla dichiarazione dei redditi, ma lui vuole che dimostri di averne scritto e quindi guadagnato qualche euro sennò niente. Non riesco a spiegargli che se mi guadagno il pane scrivendo di musica e di cinema e di narrativa e di qualsiasi cazzata succeda nel mondo, io ho bisogno di comprare dischi e biglietti e libri e iPod per essere sulla notizia. Poi faccio una selezione e decido se scriverne o no. Il ministro Siniscalco mi verrà incontro, secondo te? E’ un gran fatica, comunque. Ora scusami: vado a raccattare tutti i dischi che ho comprato negli ultimi mesi e più tardi faccio una recensione cumulativa da pubblicare nel quadro C, rigo 1, del modello 730.

Caro Christian, ti ricordi l’elenco dei libri che mi sarei portato in vacanza? Non li scarico dalle tasse, no. E poi quel romanzo di Amidon era davvero notevole, anche se non ne ha parlato quasi nessuno. Molto Tom Wolfe nei personaggi e negli ambienti, ma con una costruzione della storia più originale. Di Tom Wolfe ha anche l’incidente stradale che stravolge le vite dei protagonisti, come nel Falò delle vanità. Sono stato un po’ ingannato dalla copertina italiana, che ha un’immagine di Los Angeles, mentre la storia è ambientata nel Connecticut, dall’altra parte degli Stati Uniti. Cioè, la copertina è bella, ma non c’entra niente: come se mettessero la foto di un koala sulla copertina di Guerra e pace.

Caro Luca, ecco la lista dei cd. Purtroppo non sono tutti, ma spero che Berlusconi prima o poi mi faccia un condono. Il cd degli Over the Rhine ce l’ho già in testa come disco dell’anno: compralo e basta, non ho spazio per dilungarmi. Quello dei Foo Fighters è doppio, il primo è hard rock e puoi buttarlo subito, mentre il secondo è semi-acustico come un disco dei Nirvana unplugged. Ryan Adams ultimamente mi aveva annoiato, però questo doppio mi è piaciuto. I dischi sono due, uno è molto più bello dell’altro ma non mi ricordo se è il primo o il secondo. Meshell Ndegoncello ora fa jazz e a me il jazz piace. A proposito: le improvvisazioni di Keith Jarrett sono sempre un piacere. Joel Harrison, invece, è uno che s’è messo in testa di trovare una sintesi tra Miles Davis e Johnny Cash. Qualora volessi approfittare della mia recente infatuazione col country, compra l’ultimo cd di Dwight Yoakam e sappi che un tempo era fidanzato con Sharon Stone. I Coldplay sono i soliti piscialetto: canzoni carine con testi accigliati a proposito della complessità e delle difficoltà della vita. Ma io dico: sei una rockstar miliardaria e hai sposato Gwyneth Paltrow che ci avrai da frignare?!? Aimee Mann: concept album come negli anni 70; belle canzoni, lei bellissima. I dischi di Brian Eno e Ry Cooder lasciali al negozio: sono imbarazzanti e probabilmente non si possono scaricare dalle tasse.

Caro Christian, trovo sempre più eccitante che tu mi scriva per consigliarmi i cd che ti ho consigliato il mese prima. Mi aspetto che una volta o l’altra tu mi scriva per dirmi che hai conosciuto uno che si chiama Luca Sofri. Questa rubrica è pronta per le tematiche della terza età (o era la quarta?).

Caro Luca, ci sarebbe anche la lista dei dvd. Ma in realtà ti vorrei segnalare il “contenuto speciale” di Life Aquatic, il pazzotico film di Wes Anderson. Ci troverai un finto talk show italiano dal titolo “Mondo Monda” condotto da Antonio Monda, giornalista di Repubblica e professore di cinema alla New York University (e mio amico). E’ un filmato fantastico. La sigla sembra quella di Dribbling. Lo studio pare di una tv locale albanese. Le riprese sono abominevoli. Monda fa domande al cui confronto Marzullo è un dilettante. La traduzione va e viene. Le immagini pure. Wes Anderson risponde con la faccia spaesata e così via. La cosa fantastica è un’altra: alcune recensioni americane hanno preso sul serio lo scherzo e commentato come se si trattasse di una trasmissione vera, come se la televisione italiana fosse davvero così mal ridotta. Come dargli torto?