Camillo di Christian RoccaArchivio blog – Ottobre 2005

Raccolta mensile del blog


Repubblicagate

Attenzione, le righe che leggete qui sotto sono tratte da Rep.
it, non da Camillo. Ripeto sono tratte da Repubblica. Giuro. Lo dicono
loro:”Gli
sviluppi del Nigergate che, qui, appare una vicenda interna italiana,
perché gli Stati Uniti non hanno mai citato documenti italiani
in merito, ma intelligence propria e documenti britannici”.

30 ottobre


For the record

Zucconi è convinto che i neoconservatori siano
soprannominati chiamati Vulcans “ricordando i guerrieri
invincibili di Star Trek” e altre fantasmagoriche figure retoriche
tipiche del meraviglioso stile zuccopycat. Ma se l’è inventato,
come sa chiunque abbia soltanto sfogliato il meraviglioso libro The rise of the Vulcans, di James Mann.
Primo: i consiglieri di politica estera di Bush del 2000 si facevano
chiamare Vulcans, da Vulcano, il Dio del fuoco e fabbro degli dei, la
cui statua alta venti metri domina la vista su Birmingham, Alabama,
sede di industrie dell’acciaio e città natale di Condoleezza
Rice.
Secondo: tra i Vulcans c’erano anche avversari ideologici dei neocon (Powell, Armitage e, allora, la Rice). 

30 ottobre


Riepilogo breve

Bush nel discorso sullo Stato dell’Unione 2003 ha detto:
“The British Government has learned that Saddam Hussein recently sought significant quantities of uranium from Africa
Ha citato, quindi, informazioni inglesi, non italo-francesi. Ha parlato
di tentativo di acquisto, non di contratto di acquisto come risulta dai
falsi documenti italo-francesi. E si riferisce a paesi africani, non
solo al Niger.
Ora lo domanda è: le informazioni inglesi si basano sui falsi  documenti italo-francesi?
La Commissione indipendente di Lord Butler senza dubbio dice di NO: “From our examination of the
intelligence and other material on Iraqi attempts to buy uranium from
Africa, we have concluded that: The forged documents were not available
to the British Government at the time its assessment was made, and so the fact of the forgery does not undermine it”.
Al punto che, sempre secondo la commissione Butler:
“We conclude also that the statement in President Bush’s State of
the Union Address of 28 January 2003 that “The British Government
has learned that Saddam Hussein recently sought significant quantities
of uranium from Africa” was well-founded”.
E gli americani? Nelle loro inchieste bipartisan che cosa hanno scoperto?
Che fino a quando (ottobre 2002) l’agente francese Rocco Martino non
consegnò alla giornalista di Panorama, e da costei
all’ambasciata Usa a Roma, i falsi documenti (fabbricati nel 2000): “It
was reasonable for analysts to assess that Iraq may have been seeking
uranium from Africa based on Central Intelligence Agency reporting and
other available intelligence”.
Rep. smentisca queste cose con i fatti e non con supposizioni militanti o con comiche prove di incontri segreti.
Pensare e voler far credere che senza quel dossier falso sul Niger,
preparato quando a Palazzo Chigi c’era il centrosinistra e alla Casa
Bianca Bill Clinton, gli Usa non avrebbero destituito Saddam è
un argomento talmente ridicolo che può essere affrontato
soltanto da Luttazzi
.

30 ottobre


Altre smentite alla ricostruzione di Repubblica

Il Giornale e le date, persone, incarichi e fatti che non tornano
nella ricostruzione di Rep. (sempre più in difficoltà e
sempre più arrampicata sugli specchi)

30 ottobre


E’ tornato a farci ridere

Se vi aveva urticato con la confusa e lacunosa ricostruzione del
Ciagate, ora potete godervi questo altro intervento politico on
steroids. Da. Non. Crederci.

30 ottobre


Repubblica in tutto il suo splendore

Il confuso e sballato e arrampicato sugli specchi corsivo non
firmato sul Nigergate continua a parlare di un incontro
segreto Pollari-Hadley, nonostante le smentite. Non era segreto. C’era
la Cia. E, soprattutto, era Pollari-Rice.
Però, sempre su Rep. (a firma a.f.d.a.) viene smentita l’insistenza degli scoopisti republicones. A pagina 6:
“La Casa Bianca e il Dipartimento di Stato hanno ridimensionato ieri il
significato della visita compiuta a Washington il 9 settembre 2002 dal
direttore del Sismi Nicolò Pollari, rivelata
dall’inchiesta di Repubblica e confermata ufficialmente nei
giorni scorsi ai giornali americani da uomini
dell’amministrazione. Per il portavoce del Consiglio per la
sicurezza nazionale Frederick Jones si è trattato di un incontro
«di cortesia», durato 15 minuti, in cui il direttore del
Sismi si vide con Condoleezza Rice (l’attuale Segretario di Stato
allora era Consigliere per la sicurezza nazionale) in un meeting al
quale era presente tra gli altri il successore della Rice, Stephen
Hadley, allora suo vice”.

29 ottobre


I giornali italiani li avete letti, no?

Leggendoli sembra che le conclusioni dell’inchiesta sul Ciagate
abbiano dimostrato il complotto criminale ordito dalla Casa Bianca per
smascherare illegalmente il nome dell’agente Valerie Plame. Solo che non è vero.
C’è l’incriminazione, da provare al processo, a Libby peri
aver mentito alla giuria e agli investigatori su come è
venuto a conoscenza dello status di Valerie Plame. E di aver sviato
l’inchiesta. Ma non di aver cospirato né di aver svelato
l’identità
segreta per screditare un critico dell’Amministrazione. Insomma tutta
la costruzione politico-mediatica di questi mesi è crollata, non
esiste e non è mai esistita.
Il succo della
vicenda è che le accuse di Wilson erano “mostly erroneous”
(parole del Washington Post di oggi) e Libby stava tentando una – in
verità inefficace – spericolata ma legittima  e legale manovra difensiva.
Ora paragonate le cose scritte sui giornali italiani con gli editoriali
e gli articoli di apertura dei giornali americani liberal:
Cominciamo con il primo editoriale del Washington Post:
“Nevertheless, it is also a fact that Special Counsel Patrick J.
Fitzgerald, after substantially completing his two-year investigation,
has brought no criminal charges in the leak of Ms. Plame’s identity to
journalists and its publication by columnist Robert D. Novak”…
Mr. Libby himself is not charged with any wrongdoing in revealing Ms. Plame’s identity to journalists…
he special counsel was principally investigating whether any official
violated a law that makes it a crime to knowingly disclose the identity
of an undercover agent. The public record offers no indication that Mr.
Libby or any other official deliberately exposed Ms. Plame to punish
her husband, former ambassador Joseph C. Wilson IV. Rather, Mr. Libby
and other officials, including Karl Rove, the White House deputy chief
of staff, apparently were seeking to combat the sensational allegations
of a critic. They may have believed that Ms. Plame’s involvement was an
important part of their story of why Mr. Wilson was sent to investigate
claims that Iraq sought uranium ore from Niger, and why his subsequent
— and mostly erroneous — allegations that the administration twisted
that small part of the case against Saddam Hussein should not be
credited. To criminalize such discussions between officials and
reporters would run counter to the public interest…
But nothing in this indictment suggests a broad-based conspiracy that
requires endless further investigation by Congress or others. Nor does
this case prove (or refute) charges that President Bush misled the
country about the grounds for war. As Mr. Fitzgerald said yesterday:
“This indictment is not about the war”

Sempre sul Washington Post un’opinione di Rivkin e Casey che dice così:
“Special counsel Patrick Fitzgerald’s indictment of I. Lewis “Scooter”
Libby should be the final proof that the system of “special
prosecutors” is bankrupt and ought to be abandoned…
It is clear that, at least by sometime in January 2004 — and probably
much earlier — Fitzgerald knew this law had not been violated. Plame
was not a “covert” agent but a bureaucrat working at CIA headquarters.
Instead of closing shop, however, Fitzgerald sought an expansion of his
mandate and has now charged offenses that grew entirely out of the
investigation itself. In other words, there was no crime when the
investigation started, only, allegedly, after it finished”.

La news analysis del New York Times, dico del NEw York Times, comincia esattamente con le stesse parole dell’articolo del Foglio
NYT: “The prosecutor, Patrick J. Fitzgerald, brought no charges on the
issue that prompted his investigation: whether someone in the
government committed a crime by leaking the classified C.I.A. identity
of the wife of one of the sharpest critics of the administration’s
rationale for war with Iraq”.
Foglio:
“L’inchiesta nata per scoprire se qualcuno
dell’Amministrazione Bush avesse commesso un reato federale
svelando ai cronisti l’identità dell’agente Cia
Valerie Plame ha concluso la sua indagine accertando che quel reato non
è stato commesso”.

Ora il cattivissimo editoriale del New York Times, che però comincia così:
“The five-count indictment handed up yesterday against Lewis Libby, the
vice president’s chief of staff, may seem anticlimactic to those who
were hoping to finally learn who gave the columnist Robert Novak the
name of Valerie Wilson, a covert C.I.A. officer whose cover was blown
by his column on July 14, 2003. Although the grand jury investigating
the case was attempting to determine whether Mr. Novak’s source
violated the federal law against revealing the name of a covert
operative, the special counsel was mum on that as well”.

Sempre sul New York Times, c’è l’opinione del suo columnist John Tierney:
He didn’t indict anyone for seemingly minor discrepancies in testimony.
He didn’t indict on vague conspiracy charges. He didn’t indict anyone
for leaking classified information…
The indictment merely demonstrated that the cliché about the
cover-up being worse than the crime is especially true when there was
no crime to begin with.
Del WSJ, che non è liberal, basta il titolo
“Libby is charged with lying about a crime that wasn’t committed”.
E il finale:
“A possible 30-year jail term and $1.25 million in fines for a Bush
Administration official who was merely attempting to expose the truth
about Mr. Wilson, a critic of the Administration who was lying to the
press about the nature of his involvement in the Niger mission and
about the nature of the intelligence that it produced. In other words,
Mr. Libby was defending Administration policy against political attack,
not committing a crime”.
L’autorevole Michael Barone“The Libby indictment raises in my mind the question of
whether it is just to indict someone for false statements in the course
of the investigation of what was never a crime”.
Infine
le parole dello stesso Fitzgerald che i giornali italiani hanno scelto
di ignorare, viceversa avrebbero dovuto scrivere altri articoli:

QUESTION: A lot of Americans, people who are opposed to the war,
critics of the administration, have looked to your investigation with
hope in some ways and might see this indictment as a vindication of
their argument that the administration took the country to war on false
premises.
Does this indictment do that?
FITZGERALD: This indictment is not about the war. This indictment’s not
about the propriety of the war. And people who believe fervently in the
war effort, people who oppose it, people who have mixed feelings about
it should not look to this indictment for any resolution of how they
feel or any vindication of how they feel.
This is simply an indictment that says, in a national security
investigation about the compromise of a CIA officer’s identity that may
have taken place in the context of a very heated debate over the war,
whether some person — a person, Mr. Libby — lied or not.
The indictment will not seek to prove that the war was justified or
unjustified. This is stripped of that debate, and this is focused on a
narrow transaction.
And I think anyone’s who’s concerned about the war and has feelings for
or against shouldn’t look to this criminal process for any answers or
resolution of that.
(qui tradotta da Luca Sofri)

29 ottobre



Aver fatto il nome di Valerie Plame non era reato

Era, appunto, un Nadagate. Col paradosso che è finito 
con cinque capi di imputazione al capo dello staff di Cheney
per aver (queste sono le accuse) sviato le indagini, difeso
l’amministrazione e detto il falso in un’inchiesta nata per stabilire
se fare il nome della Plame era reato. Non lo era. E’ la solita cosa
degli americani sintetizzata in questa frase stupenda: in America non
si va in galera per ciò che si è commesso, ma per
ciò che si è detto a proposito di un fatto non
commesso.

28 ottobre


Per Luca Sofri, che è padre

(grazie a Passannanti)

28 ottobre


Anche il Giornale smonta Rep

28 ottobre


E’ falsa la prova di Rep. sul meeting “segreto” tra i nostri servizi e Hadley

Spionaggio parallelo alle spalle della Cia? L’incontro a Washington fu organizzato proprio dalla Cia, ed era con la Rice.

28 ottobre


Il rapporto completo Oil for food

28 ottobre


Harriet Miers si è ritirata

Mi pare una buona notizia e la conferma di una figuraccia di Bush.
E’ la vittoria di David Frum, il primo a organizzare una campagna anti
Miers, e Charles Krauthammer, il primo a fornire la soluzione del
ritiro sia a Miers sia a Bush

27 ottobre


E ora?

Ecco la short list per la Corte Suprema. A Camillo piacerebbe Michael McConnell

27 ottobre


Da Ciagate a Cheneygate?

27 ottobre


Gioco, partita, incontro

Titolo dell’editoriale principale di prima pagina oggi su Repubblica:
“E’ esportata, ma è democrazia”
(l’argomento è l’Iraq, non le primarie)

26 ottobre


Falso era falso/2

Le
smentite di Ledeen e altri episodi che spiegano che i francesi non
gettarono affatto nel cestino il dossier che acquistarono nel 2000

26 ottobre


Della superiorità definitiva degli americani

La storia è questa: Eric James Torpy di Oklahoma City
è stato condannato a 30 anni di galera per aver sparato e ucciso
durante una rapina. Ma si è alzato e ha chiesto alla giuria
3 anni in più con queste parole: “Se proprio devo affondare,
voglio affondare con la maglietta di Larry Bird”, il suo idolo dei
Celtics che portava sulla schiena appunto il numero 33. La giuria
lo ha accontentato e gli alzato la condanna. Eric era felice come un
bambino.

26 ottobre


Ho visto le immagini dei contestatori che
hanno assediato Parlamento e Palazzo Chigi. Ho visto una brava e
paziente cronista di Sky maltrattata in diretta e costretta al
silenzio. I protagonisti erano fascitelli rossi.

26 ottobre


In Italia almeno tre colpi di Stato negli ultimi 10 giorni E Freedom House non dice niente?

Prima la proporzionale, poi la riforma costituzionale e da ieri anche
la riforma dell’Università (che non so in cosa consista ma non
può che essere positiva). La sinistra in 10 giorni ha gridato
per tre volte al colpo di Stato, alla ferita alla democrazia e ha
già abbandonato tre volte l’aula dicendo
non-ci-gioco-più. Negli ultimi 5 anni credo ci siano stati una
quarantina di colpi di Stato,  quasi quanto i pareggi dell’Inter.
E poi milioni di bambini poveri e di famiglie che non riescono
più a comprare il latte anche se videochiamano con una strana
sicumera. 
Non è male il colpo di stato della proporzionale che, fino a due
giorni fa, era l’idea di una buona parte dei partiti del
centrosinistra. Il mio colpo di Stato preferito però è
quello ex articolo 138 della Costituzione che sarà
sottoposto a referendum il prossimo anno. Pensateci: si tratta del
primo colpo di Stato al mondo che il popolo potrà o meno
confermare con un voto. Fantastica, poi, l’accusa secondo cui la nuova
riforma costituzionale sia “anticostituzionale” in quanto – che
vergogna – cambia la Costituzione, proprio quella nostra. In questo
quadro fosco c’è stato il trionfo della democrazia con le
primarie, ove la scelta di candidare Prodi contro il Cav. è
stata avversata da tenaci oppositori quali Scalfarotto e
un’incappucciata. L’ipotesi Prodi ha vinto di misura: 99,5% a 0,5%, ma
è il bello della democrazia.

26 ottobre


I blog e la politica, una critica


Nell’unico posto dove hanno un vero ruolo, cioè in America, i blog fanno bene al’informazione e male alla politica

Ideazione, settembre-ottobre 2005


La Costituzione c’è

25 ottobre


I documenti italo-francesi sul Niger

Erano
falsi, falsissimi, ma alle Commissioni bipartisan e indipendenti
americane e inglesi non risulta siano mai stati utilizzati. Nonostante
le conferme ufficiali sulla veridicità dei documenti fornite a
Washington dal governo… francese.
PS
Sullo stesso tema due informati articoli sul Riformista, a pagina 1 e 4.

25 ottobre


E’ morta Rosa Parks

25 ottobre


About Luttazzi

Sulla Stampa di oggi un articolo dal titolo: “Luttazzi, se il censurato diventa censore

25 ottobre


Servizio pubblico

Camillo ha appena ricevuto questa mail
“Ho trovato un sex offender che vive davanti a casa mia.
Atlanta. Mi devo preoccupare? Mia moglie lo e’ ed e’ arrabbiata con te per avercelo fatto scoprire.
Tommaso”

25 ottobre


Se lo scopre Libero sono guai

Sex offender locator. Inserisci il codice postale e sulla
mappa, come per incanto, compaiono nomi, fedine penali e indirizzi dei
pedofili e dei molestatori

24 ottobre sera


Judith Miller risponde duramente al garante dei lettori del Times

24 ottobre


“Imagine you’re a woman”

In Arabia Saudita.

24 ottobre


CLAMOROSO scoop del Corriere: Rove e Libby si sono dimessi!

Prima ancora delle conclusioni dell’inchiesta di
Patrick Fitzgerald, in prima pagina di oggi (domenica) il Corriere
della Sera sa già in anticipo che Rove e Libby si sono dimessi:
“Lo scandalo, dopo aver costretto alle dimissioni i due strateghi di Bush, potrebbe costare il posto a Judith Miller”

23 ottobre


“We enthusiastically endorse Michael Bloomberg for mayor”

Il New York Times invita a votare il sindaco repubblicano alle elezioni di novembre

23 ottobre


Oil for food, un filone italiano lega Saddam, l’Onu e Al Qaida?

Una storia più complicata di quella di
Valerie Plame, ma Claudia Rosett (la giornalista free lance che
meriterebbe Pulitzer, Nobel e Oscar) sta indagando sulla IHC,
società di Milano, e dei suoi  giri in Lussemburgo e
Liechtenstein, dei suoi contratti oil for food con Saddam e di un socio
noto all’Onu come finanziatore di Al Qaida. E non solo, in questa
storia c’è anche spazio per Giandomenico Picco, un apprezzato
alto funzionario Onu nonché membro del board della IHC. Strana storia. 

23 ottobre


Senza parole


Cioè, le parole ci sono e vanno pure cantate sulle note di nino-non-aver-paura-di-tirare-un-calcio-di-rigore

23 ottobre


Giovedì prossimo a RockPolitik

… ci saranno quei lettori del blog di Daniele Luttazzi, i
cui commenti dissenzienti sono stati cancellati solo perché
facevano notare al bravo comico circa trecento imprecisioni fattuali
nella sua comica ricostruzione del troppo complicato caso Plame?
PS
Luttazzi è un uomo con i mezzi, sono certo che l’ordine di
selezionare e cancellare alcuni commenti non l’abbia dato lui da Sofia,
ma che provenga da qualche solerte collaboratore che gli gestisce il
sito.

22 ottobre


“Donna di distruzione di massa”

Titolo del devastante editoriale di Maureen Dowd contro la sua collega del New York Times Judith Miller.
E’ a pagamento, quindi riassumo. Il titolo è, appunto, Woman of mass destruction.
Comincia con un ricordo personale: Once when I was covering the first
Bush White House, I was in The Times’s seat in the crowded White House
press room… Judy had moved on from her tempestuous tenure as a
Washington editor to be a reporter based in New York, but she showed up
at this national security affairs briefing. At first she leaned against
the wall near where I was sitting, but I noticed that she seemed
agitated about something. Midway through the briefing, she came over
and whispered to me, “I think I should be sitting in the Times seat.”
Poi conclude così:
Judy told The Times that she plans to write a book and intends to
return to the newsroom, hoping to cover “the same thing I’ve always
covered – threats to our country.” If that were to happen, the
institution most in danger would be the newspaper in your hands.
C’è un argomento, però, su cui Dowd continua a sbagliare:
il caso Chalabi. Lei scrive: “Ahmad Chalabi, the con man who was
conning the neocons to knock out Saddam so he could get his hands on
Iraq… Using Iraqi defectors and exiles, Mr. Chalabi planted bogus
stories with Judy and other credulous journalists”.
Allora. Chalabi è diventato “l’esule iracheno” per eccellenza ai tempi di Clinton, che firmò l’Iraqi liberation act con cui finanziò Chalabi (97 milioni di euro) e impose la
politica del regime change in Iraq (“Declares that it should be the
policy of the United States to seek to remove the Saddam Hussein regime
from power in Iraq and to replace it with a democratic
government”). 
Al Gore era quello più entusiasta della prospettiva e di
Chalabi, tanto che nel secondo dibattito presidenziale contro Bush disse: “I want to go further. I want to give robust support to the groups that are trying to overthrow Saddam Hussein.” 
Quanto al ruolo di Chalabi a proposito delle armi di distruzione di massa. Il rapporto bipartisan Robb-Silbermansulle
armi di distuzione di massa ha svelato che il famoso “Curveball”,
cioè l’autore dei report falsi sulle armi di Saddam non era
Chalabi. Non solo: “Was not influenced by, controlled by, or connected
to the INC” (INC è il partito di Chalabi). Solo due esperti di
armi forniti all’Amministrazione Bush dal partito di Chalabi erano
falsari, ma con ruolo “minimo” nella valutazione della
situazione: “In fact, over all CIA’s postwar investigations
revealed that INC-related sources had a minimal impact on prewar
assessments.”
Visto che ci siamo, altre due cose
Sappiate che la stessa commissione ha scritto di aver “found no
evidence of political pressure to influence the Intelligence
Community’s pre-war assessments of Iraq’s weapons programs”.
Mentre l’altra commissione sempre bipartisan che ha indagato sul fallimento dell’intelligence ha concluso:
Conclusion 83 (p. 284)
“The Committee did not find any evidence that Administration officials
attempted to coerce, influence or pressure analysts to change their
judgments related to Iraq’s weapons of mass destruction capabilities”.
Conclusion 84 (p. 285)
“The Committee found no evidence that the Vice President’s visits to the
Central Intelligence Agency were attempts to pressure analysts, were
perceived as intended to pressure analysts by those who participated in
the briefings on Iraq’s weapons of mass destruction programs, or did
pressure analysts to change their assessments”.

22 ottobre


E’ morta Shirley Horn

Questo è il suo più bel discorecente

22 ottobre


Caro Luca, siamo in tempi di pulizie d’autunno

GQ, ottobre 2005


O i partiti o le primarie

Uno dei due strumenti è di troppo

Vanity Fair, ottobre


Il blog del procuratore del caso Plame

Patrick Fitzgerald online

21 ottobre


Tutti i guai di Bush, il presidente conservatore che conservatore non è

La rivista liberal The New Republic spiega come Bush ha utilizzato i “gonzi creduloni” della destra religiosa

21 ottobre


Stasera a Otto e Mezzo

Con Francesco Cossiga, Paolo Mieli, Piero Sansonetti

21 ottobre


Perdonali, non sanno di che cosa parlano/7

Luttazzi è un comico e le cose che
dice non dovrebbero essere commentate. O fa ridere o no. Però
lui si prende sul serio, e quindi gli ho fatto la cortesia di prenderlo
sul serio. Dopo non aver azzeccato una sola informazione corretta
sull’invero complicato caso Plame, ieri ha rilanciato. Be’, devo dire
che fa molto ridere, come si sono accorti certi suoi lettori.
Certamente più di quando imitava Letterman negandolo comicamente.
Ripeto: le informazioni che ha dato sono sballate. Non è una
colpa. E’ un fatto. Non faccio valutazioni politiche. Non c’entrano i
neocon (che, peraltro, qui non c’entrano per niente) o i pacifisti.
C’è solo da raccontare una storia. Luttazzi l’ha fatto, ma non
ne ha imbroccata una. Così, visto che insiste invece di dire
“scusate-ho-fatto-confusione”, gli rispiego cortesemente che al contrario di
quanto ha scritto lui:
– La Miller non ha scritto nulla sul caso Plame
– Wilson è andato in Niger 8 mesi prima che il documento falso
fosse consegnato a Panorama e poi all’ambasciata americana
(Sì, è vero. Wilson ha parlato di quel documento col
Washington Post, ma per questo la sua testimonianza è stata
giudicata farlocca come il documento: quel documento non poteva averlo
visto, perché non c’era. Wilson si è scusato e ha detto di aver detto una cosa per un’altra. Basta leggere i rapporti ufficiali)
– Le informazioni americane su Niger e Iraq risalgono al 2001,
sono molto precedenti il falso dossier. Solo sulla base di quelle la
Cia, anzi la moglie di Wilson (e non Cheney come ha scritto Wilson),
mandò l’ex ambasciatore in Niger.
– Il Sisde che diavolo c’entra? A me, non so a Luttazzi, risulta che il
governo Berlusconi sia alleato di Bush: quale sarebbe il motivo logico
e politico di passare una polpetta avvelenata a Bush? Il falso
rapporto, by the way, è scritto in francese
– Nel discorso sullo stato dell’Unione, che è del gennaio 2003, non del 2002,
non si parla di Niger, ma di paesi africani. (Qui il discorso in spagnolo, se Luttazzi avesse difficoltà con l’inglese)
– Le famose 16 parole nel discorso sono attribuite ai servizi britannici
– I servizi britannici avevano altre fonti, diverse da quelle del dossier falso, come risulta dai documenti
– La commissione indipendente Butler ha confermato che le parole di Bush erano “well founded”
– Nel suo debriefing di ritorno dal Niger, Wilson ha CONFERMATO le voci del tentativo di acquisto dell’uranio. Basta leggere.
– Stessa cosa è contenuta nel libro di Wilson, che ovviamente
Luttazzi non ha letto. (Luttazzi non ha visto neanche Faith, che non
è su Internet, ma si vende su Internet, come Farhenheit 9/11)
Comunque leggete factcheck.Poi le 48 pagine sul caso Niger e su Wilson della Commissione bipartisan del Senato. Gli
articoli e i post, li trovate nella colonna di sinistra e nell’archivio
blog.

21 ottobre


Il petrolio di tutti unisce e non divide il nuovo Iraq federale

Leggetevi l’articolo 108 della Costituzione irachena

21 ottobre


Ecco

Per Cindy Sheehan, la mamma pacifista, Hillary Clinton è uguale a Bush.

20 ottobre



Perdonali, non sanno di che cosa parlano/6

Daniele Luttazzi sul suo blog affronta il caso Plame e non ne azzecca una. Vi giuro,
leggetelo, nemmeno una, neanche per sbaglio, zero assoluto. Non mi
riferisco, ovviamente, alle battute (che a parte l’ultimissima non
fanno ridere), né alle valutazioni politiche (fenomnale quella
secondo cui Rove avrebbe mandato a tutti gli evangelici il documentario
“Faith”), ma mi riferisco ai fatti riportati (su quelli non riportati,
ci metto una pietra sopra).

Dunque, comincia così:

Due anni fa, l’ambasciatore USA in Africa, Joseph Wilson, criticò l’amministrazione Bush per il falso dossier sulle armi di distruzione di massa“.
Wilson non era ambasciatore Usa in Africa e non criticò “il dossier sulle armi”, ma solo un’informazione sul Niger.

Luttazzi: “Memo: la guerra criminale in Irak venne giustificata a un certo punto anche
da un falso dossier sulla compravendita di uranio tra Irak e Niger,
ideato da un ex-agente del Sismi e fatto arrivare a Panorama (
Mondadori, Berlusconi ) nell’ottobre del 2002
“.

Non è vero. Il falso dossier non c’entra niente con Wilson e il Plamegate.
Come scrive correttamente Luttazzi, Panorama ricevette il dossier
“nell’ottobre 2002”, ma Wilson andò in Niger a verificare i
tentativi di compravendita nel febbraio 2002, ovvero otto mesi prima
che il dossier fosse consegnato a Panorama e da Panorama all’ambasciata
americana. Già, solo questo, ridicolizza il Luttazzi show.
Quanto all’ideazione del dossier, sembra sia opera dei servizi
francesi. Il Sisde ovviamente non c’entra.

Luttazzi: “Rossella… lo consegna lo stesso all’Ambasciata americana a Roma. E la macchina infernale si mette in moto“.
Appunto. E lo dimostra lo scombinato post di Luttazzi basato su una cronologia che non sta in piedi.

Luttazzi: “Dicembre 2002: Bush in America parla del Niger“.
Non era il dicembre 2002, piuttosto il gennaio 2003. Bush non parla del
Niger, ma “di alcuni paesi africani”. Bush non si basa sul dossier
falso, ma sui rapporti dei servizi britannici – e tra l’altro lo dice –
a proposito di tre paesi africani da cui Saddam – parole esatte di Bush
– “aveva cercati di comprare grandi quantità di uranio”. Quelle
famose 16 parole, peraltro, erano corrette stando alle cose che si
sapevano allora, ma anche in assoluto. Lo dimostrano tre cose: il
rapporto indipendente della Commissione Butler inglese; il rapporto
bipartisan del Senato sui fallimenti dell’intelligence e… lo stesso
rapporto di Wilson al ritorno dal Niger. Wilson, anche se Luttazzi non
lo sa, disse ai suoi capi missione della Cia che il capo del governo
del Niger gli aveva confermato che Saddam aveva cercato di comprare
l’uranio, ma che non lo comprò. Certo, e se lo avesse comprato,
il premier nigerino lo diceva a Wilson… Comunque resta il fatto che
la gita di Wilson in Niger conferma esattamente le parole pronunciate
da Bush nel discorso dello Stato dell’Unione, anche se Bush le ha
attribuite “ai servizi britannici”.

Luttazzi: “Luglio
2003: il LA Times rivela il retroscena. Sul NY Times, Wilson afferma
che non c’è alcuna prova dello scambio di uranio Iraq-Niger e
attacca Bush
“.
Il primo a svelare la cosa è il New York
Times, non il LAT, con un articolo di Nicholas Kristof, imbeccato da
Wilson. Quanto a Bush, ripeto, non ha mai detto che ci sia stato
scambio, ha detto che Saddam aveva tentato di comprare.

Luttazzi: “Marzo 2004: Powell dice che la CIA aveva messo in guardia Bush sul documento fasullo“.
Di nuovo: il documento fasullo non c’entra.

Luttazzi: “Luglio 2004: la Casa Bianca riconosce l’errore e lo imputa alla CIA“.
Non è vero. Imputa alla Cia di aver garantito che in Iraq c’erano le armi. Ricordate la slam dunk di Tenet?

Luttazzi: “A questo punto, una giornalista del NY Times, Judith Miller, rivela che
la moglie di Wilson, Valerie Plame, è una spia della Cia
“.
Come sanno anche i bambini, Judith Miller non ha mai scritto una riga
sul caso. Se Luttazzi l’ha letto su Repubblica (prima che se ne
occupasse egregiamente Alberto Flores d’Arcais) non fa comunque
giurisprudenza.

A questo punto, come direbbe Luttazzi, mi fermo perché un po’ mi
fa pena. (Le fonti le trovate nei post di Camillo e negli articoli
degli ultimi mesi).

19 ottobre


Perdonali, non sanno di che cosa parlano/5

Sms
ricevuto questa notte: “Arianna David sull’Isola dei famosi a proposito
di Idris: io penso che quando uno fa il ramadam lo fa come Cristo
comanda”

19 ottobre


Nel mondo ci sono meno guerre. Grazie a Reagan (e a George W?)

19 ottobre


I numeri delle primarie americane e altro

Lettera al Foglio

19 ottobre


Perdonali, non sanno di che cosa parlano/4

La
Stampa. Titolo a pagina 11: “Niente tv, il tiranno fa ancora paura”.
Invece il processo è trasmesso in differita di 20 minuti sulla
televisione di Stato irachena e sul satelite in tutto il mondo arabo.
In Italia si può vedere su Skytg24 e su Fox.

19 ottobre


Perdonali, non sanno di che cosa parlano/3

Il
Manifesto, prima pagina. Editoriale sul processo a Saddam: “”Ma questo
tribunale, voluto dagli Stati Uniti, va molto oltre l’anormalità
giuridica di qualsiasi corte speciale. Il tribunale eserciterà
la sua giurisdizione retroattivamente e o farà sulla base di
figure di reato che non erano previste dalla legislazione irachena e
che sono state introdotte proprio per consentire l’incriminazione e la
condanna a morte dell’ex direttore”. Dunque, secondo i compagni del
Manifesto, le “figure di reato” dell’omicidio dei sudditi e della
strage etnica “non erano previste dalla legislazione irachena”. E non
si rendono nemmeno conto che, fosse vero, queste poche righe sarebbero
già la sentenza di condanna.

19 ottobre


Perdonali, non sanno di che cosa parlano/2

La
Stampa, prima pagina: Non il titolo che è “Giacca elegante,
l’obbligo dello sport Usa”, né l’articolo, ma l’incredibile
occhiello “La svolta neo-con del basket Nba: vietati bermiuda, t-shirt
e orecchini”. La svolta neocon del basket Usa?!?

19 ottobre


Plamegate

Primo editoriale del Washington Post di oggi:
“But so far, in the accounts given by reporters about their
conversations with administration officials, no such crime has been
described. What has been depicted is an administration effort to refute
the allegations of a critic (some of which did in fact prove to be
untrue) and to undermine his credibility, including by suggesting that
nepotism rather than qualifications led to his selection. If such
conversations are deemed a crime, journalism and the public will be the
losers”.

19 ottobre


Rove come Clinton?

Non
so se si è capita una cosa: Libby e Rove potrebbero essere
accusati di spergiuro o di ostruzione alla giustizia. Cioè, in
base alle indiscrezioni, il procuratore federale si sarebbe convinto
non è stato commesso nessun reato su Valerie Plame, ma soltanto
un perjury commesso esclusivamente a causa dell’inchiesta aperta su un
reato che non c’è stato. In soldoni, se succederà questo,
sarà stata l’inchiesta ad aver creato il reato. E’ lo stesso
schema di Clinton nel sexgate.

19 ottobre


Momento Wittgenstein

Qualcuno, in cambio del lavoro gratuito qui svolto dal titolare, mi regala questo numero del New York Magazine con l’originale di Tom Wolfe sui radical chic e
col fenomenale titolo di copertina “Free Bernstein”? Dài che lo
trovate su eBay.

18 ottobre


Perdonali, non sanno di che cosa parlano

Oggi
sul Corriere c’è un fenomenale articolo di Gianna Fregonara che
racconta l’episodio grazie al quale Arturo Parisi “scoprì” le
primarie americane. Seguite per bene: “Il successo di domenica non
è stato improvvisato. Ha una storia lunga tredici anni e un
protagonista assoluto: Arturo Parisi”. Bene.

Il politologo “nel
luglio 1992 si presentò a New York per assistere alle Primarie
dei democratici”. Eh? A luglio del 1992 le primarie democratiche erano
già finite da mesi: dove diavolo andò il politologo?
Continua il Corriere: “Parisi arrivò al Madison Square Garden
per studiare il caso, ma nell’evento più blindato della politica
americana, rimase senza badge e dunque fu gentilmente respinto
all’ingresso”. A parte la scena da Totò in trasferta all’estero,
c’è un problema: quelle non erano le Primarie, che peraltro non
sono affatto blindate, ma era la Convention nazionale del partito che
si tiene a primarie concluse da tempo e a giochi fatti. Eppure continua
il Corriere: “Parisi insistette e avventurosamente si procurò un
biglietto di ingresso: si intufolò tra le delegazioni,
ascoltò i discorsi, raccolse materiale, calcolò i tempi e
i voti”. Ma di che parlano? Da quando c’è un biglietto
d’ingresso per le primarie. A che serve? E le delegazioni? Delegazioni
di che? Era la Convention, appunto. Ancora: “E domenica sera ha potuto
dire senza mentire che le primarie all’italiana quanto a partecipazione
sono andate anche meglio di quelle americane”. Be’, se è per
questo, quanto a partecipazione, anche le elezioni vere in Italia vanno
meglio che in America. Ma la frase non ha alcun senso, soprattutto per
un politologo che ha scoperto le primarie seppure solo tredici anni fa
(e nel luogo sbagliato): c’è che in America le primarie non si
tengono nello stesso giorno, ma nel corso di parecchie settimane o
mesi. Negli Stati più grandi spesso si arriva a votare con i
candidati già ritiratisi a causa delle sconfitte precedenti,
quindi è abbastanza inutile votare (d’accordo, ammetto,è
esattamente come nelle finte primarie dell’Ulivo). Straordinaria anche
la notizia secondo cui, rosi dall’invidia, ora “tedeschi, francesi,
spagnoli e, azzardano, persino i cinesi” arriveranno in Italia a
studiare “il fenomeno primarie”. I cinesi, sì i cinesi di Cina,
dove la dittatura del partito unico comunista sarà rimasta molto
male a scoprire che nel mondo c’è qualcuno più abile di
loro a organizzare elezioni ininfluenti e con un solo concorrente.

18 ottobre


Osservatorio Romano

Inteso Sergio, ex ambasciatore ed editorialista

18 ottobre


Dopo il referendum

18 ottobre


Le 40 più belle copertine di riviste degli ultimi 40 anni

Sono belle davvero

18 ottobre


Penn Kemble, persona perbene

E’ morto Penn Kemble, socialdemocratico americano. Si era molto divertito quando l’avevo definito “un neocon dal volto umano” 

18 ottobre


Oltre la realtà


INTER-VENEZUELA;
PRESIDENTE CHAVEZ DA’ CALCIO INIZIO – MORATTI, NESSUN SIGNIFICATO
POLITICO MA SOLO SOCIALE (ANSA) – Ha dato il calcio di inizio dell’
amichevole tra Inter e Venezuela per poi salutare quasi uno a uno tutti
i suoi compatrioti presenti allo stadio Meazza di Milano per seguire la
partita. Il presidente venezuelano Hugo Chavez ha aperto la sua visita
milanese, in ”uno splendido scenario” come il Meazza per vedere la
sua Nazionale impegnata contro la squadra di Massimo Moratti. ”L’Inter
– ha detto Chavez – e’ una squadra con una forte tradizione sociale ed
e’ sempre stata in sintonia con tutti i popoli alla ricerca di un mondo
migliore. E’ per questo che sono qui”. Massimo Moratti ha spiegato che
la partita ”non ha alcun significato politico, ha solo un valore
sociale. Siamo molto onorati dell’amicizia del presidente Chavez, un
uomo che ha grande sensibilita’ nei confronti dei Paesi poveri del
mondo, e questo ci rende molto amici”. (ANSA).

17 ottobre


“La democrazia trionfa”

L’Unità sulla manifestazione popolare del centrosinistra? No, il Times sul referendum iracheno. E poi: “Vittoria in Iraq“, editoriale del New York Sun; “Il popolo sovrano d’Iraq“, editoriale del New York Times; “Un’altra vittoria per gli iracheni“, editoriale Chicago Tribune; “La nuova politica dell’Iraq“, editoriale del Wall Street Journal;

17 ottobre


Wyclef Jean sta con Saddam?


Il leader dei Fugees allla manifestazione razzista di Washington

17 ottobre


“La vittoria della democrazia”

Titolo
dell’editoriale dell’Unità di oggi. Parla dell’Iraq? No, del
gran successo popolare di una manifestazione politica del
centrosinistra. Un successo vero, di partecipazione, politico. Una
manifestazione, però, dove non c’erano concorrenti e non si
decideva un programma.

17 ottobre


Wall Stretto Journal

Da oggi il WSJ Europe è piccolo piccolo, come un free press qualsiasi

17 ottobre


Antonio Russo


Sito dedicato al giornalista e militante radicale ucciso 5 anni fa in Georgia. Da chi? Ancora non si sa.
(grazie a The Walking class)

17 ottobre


Valerie Flame

Così: Flame invece di Plame, risulta scritto nel bloc notes di
Judith Miller, la cronista del New York Times finita in galera e ora
liberata. L’affare si complica, ma oggi ci sono un bel po’ di notizie.
La Miller ha scritto un lungo articolo sul suo giornale, finalmente, in cui racconta tutto o quasi:
cioè che con Scooter Libby, il capo dello staff di Cheney,
parlarono in tre occasioni di Wilson (una prima dell’articolo di Wilson
sul Nyt, una subito dopo e una terza quando Novak ha svelato a tutti il
nome di Plame). Miller ha ribadito che Libby, però, non le ha
detto né il nome né lo status di agente segreto di
Valerie Plame. Lei sostiene di non ricordarsi chi le disse il nome di
Valerie Plame (peraltro ora si è scoperto che il nome di Valerie
Plame, già incluso nel who’s who, si trovava in calce a un
intervento contro Bush di Joe Wilson a proposito dell’uranio,
postato su Internet da un think tank). Qui il racconto che ne fa il Washington Post. Il New York Times ha provato a fare una sua lunga e imabarazzata inchiesta sul caso e nota alcune cose del racconto di Miller che non tornano. In generale, il giornale ci fa una figura barbina. L’articolo più completo,
però, è questo del Weekly Standard, con informazioni
tratte dalle 48 pagine dedicate a Wilson e al Niger da una commissione
bipartisan del Senato. Una cosa su tutte: un’ulteriore e clamorosa
balla raccontata da Wilson (a Nicholas Kristof), ma diventata ormai
mainstream, riguarda il dossier falso (probabilmente un pacco dei
servizi francesi agli americani) passato a Panorama e poi da Panorama
all’ambasciata americana di Roma. Wilson disse a Kristof (che scrisse
sul NYT) che il rapporto di intelligence sull’avvenuta vendita
dell’uranio a Saddam era chiaramente falso, con i nomi e le firme
sbagliate eccetera. Solo che Wilson andò in Niger otto mesi
prima della consegna del dossier italo-francese all’ambasciata
americana. Wilson non l’ha mai visto quel rapporto (a meno che non
glielo passò sua moglie, ma comunque otto mesi dopo il suo
viaggio in Niger). Soprattutto non è vera la tesi secondo cui
l’origine dell’informazione sulla compravendita dell’uranio tra il
Niger e l’Iraq fosse quella chiaramente falsa arrivata a Panorama (che
non la pubblicò). Wilson andò in Niger nel febbraio 2002,
Panorama consegnò il dossier il 9 ottobre 2002.

16 ottobre


10 milioni alle urne

In Iraq. Non è importante, invece, il numero di quelli che sono
andati all’inutile plebiscito italico per chiedere tra le altre cose di
ritirare le truppe dall’Iraq in modo da non consentire agli iracheni di
continuare a costruirsi società e istituzioni democratiche.
Ricordatevi che con la linea politica di questi signori, dei
centrosinistri, oggi Saddam sarebbe al potere sia a Baghdad sia in
Kuwait.

16 ottobre


Oggi referendum, domani primarie

15 ottobre


Alla conquista della West Wing

Parte la corsa alla Casa Bianca 2008. Repubblicani favoriti, McCain in prima fila. (Articolo lungo)

15 ottobre


L’infedele

“Tu sei un bastardo” è il titolo del nuovissimo libro di Gad
Lerner o dell’ultima paginata della Soncini sul porco bastardo?

12 ottobre


Atrocity Award

“The atrocity in New York was predictable and inevitable. It was
an act of retaliation against constant and systematic manifestations of
state terrorism on the part of the United States over many years, in
all parts of the world”. Queste parole sull’11 settembre, tra mille
altre citabili, sono state pronunciate a Torino nel 2003 da Harold
Pinter, oggi vincitore del premio letterario denominato Nobel e
riservato agli scrittori comunisti e antiamericani (Elfriede Jelinek
2004, Günter Grass 1999, José Saramago 1998, Dario Fo 1997).

12 ottobre


Style

Venerdì
mattima esce il primo numero del mensile del Corriere. L’unica cosa che
non è stata anticipata in queste settimane dal Corriere medesimo
è una rubrica dal titolo “Modelli americani”. Comprate Style
venerdì mattina.

12 ottobre


Diecimila, venticinquemila o 972?


I numeri, le bufale e la più grande debacle giornalistica degli ultimi decenni

12 ottobre


Sciiti

In
questi giorni l’attenzione è sui sunniti iracheni che hanno
deciso di partecipare al processo democratico in Irraq, salto di
qualità rispetto al 30 gennaio. In realtà il punto
centrale di questo ambaradan è quello del rapporto tra gli
sciiti e la democrazia. Leggetevi questo saggio scritto da un prof
iracheno, e pubblicato sul Foglio, sulla differenza teologica tra
sciismo di Sadr, maggioritario in Iraq, e quello khomeinista, alla base
della rivoluzione islamico-estremista in Iran. Scoprirete che la
democrazia in Iraq ha un fondamento teologico e non è una cosa
campata in aria.

12 ottobre



Luci a San Siro

Il Corriere e Repubblica hanno dedicato due lunghi articoli all’accordo politico tra sciiti e sunniti a Baghdad.
Il Corriere ha titolato: A Bagdad luci accese per festeggiare il patto”
La Repubblica ha scritto: “Bagdad appare spettrale, scura, cupa, nervosa”.

12 ottobre


Toh, c’è “il tramonto dei neocon”

Stavolta,
in prima pagina, lo scrive Marcello Foa sul Giornale, quotidiano sempre
sulla notizia: leggetelo, è fantastico. Al di là
dell’assurdità di mettere Condi Rice in contrapposizione con i neocon o
Bush, particolarmente azzeccato mi pare il momento di pubblicazione di
questo centomillesimo necrologio dei neocon: cioè proprio pochi
giorni dopo la più potente, e mai così esplicita, ripetizione della dottrina neocon fatta da Bush alla Ned. Un discorso in cui ha
chiamato, per la prima volta, i terroristi “fascisti islamici” e poi li
ha paragonati ai regimi comunisti e all’ideologia di Pol Pot. Proprio
il tarmonto dei neocon e anche delle mezze stagioni. Almeno, quando
questo articolo lo fa Rep, lo fa in un momento in cui Bush sembra
più titubante, non quando rilancia. Ma al Giornale sono fatti
così.
Notare, tra gli altri, questo passaggio di Foa: “Le parole ‘forza’ e ‘guerra’ sono sparite”. Già, e “We will not tire, or rest, until the war on terror is won” gli deve essere scappata di bocca. In totale la parola “guerra” è stata pronunciata 15 volte nell’ultimissimo discorso. Un discorso, giudicato oggi dal settimanale neoliberal The New Republic e da tutti gli editorialisti neocon come, finalmente, il rilancio della
dottrina aggressiva di promozione della democrazia dopo un’estate di
stanca. Titolo di New Republic (“Finalmente Bush definisce la guerra al
terrorismo”). Infine Foa scrive che, per la prima volta, Bush e Condi
hanno abbandonato i toni ultimativi e cominciato a parlare di “impegno
generazionale”. Già, è davvero la prima volta che usano
questa frase… perlomeno sulle pagine di esteri del Giornale.

12 ottobre



Sui vetri

“But
if the tentative political trends that produced this week’s deal can be
sustained and extended, those who have sacrificed so much to give Iraq
the opportunity for freedom will have some reason to believe their
efforts may not be in vain”. (Finale dell’imbarazzato editoriale del
New York Times di oggi)

12 ottobre


Calcio balilla

12 ottobre


Non è uno scherzo

Il
Nobel per la Letterattura è andato ad Harold Pinter. E, appunto,
non è uno scherzo. Il laureato è uno che da anni scrive
soltanto letterine al Guardian per dire che Bush e Blair sono criminali
di guerra e peggio dei nazisti, mai una parola per Zarqawi però.
Non crediate che sia legittima critica alla politica estera di questa
amministrazione o puro odio anti Bush: è solo antiamericanismo
idiota. Ecco cosa scrisse a proposito di Clinton (leggetele, sono uguali identiche a quelle contro Bush: gli dice pure che è poco intelligente) e della guerra ulivesca del Kosovo.

13 ottobre


Vedova in Chief

Sul Corriere di ieri Giovanna Grassi ha intervistato Geena Davis,
protagonista della serie tv Commander in Chief e le ha fatto dire, tra
virgolette, questa frase: “Nel film mio marito, il presidente degli
Stati Uniti, viene colpito da un attacco cardiaco… Nessuno appare,
intenzionato a sostenermi in sua sostituzione”. A parte l’uso bizzarro
delle virgole, è ovvio che la Davis non abbia
potuto pronunciare quella frase. Non tanto perché è
americana, e quindi due nozioni di diritto costituzionale americano
dovrebbe conoscerle, ma perché essendo la protagonista della
serie sa bene che lei non interpreta la moglie del presidente, ma la
vicepresidente. Ed è per questo, ovviamente, che nel telefilm
prende il posto del presidente infartato. Che la Grassi creda che, in
caso di morte o di dimissioni, sia la moglie a prendere il posto del
presidente è mica male. Che nessuno al Corriere se ne sia
accorto altrettanto. 

13 ottobre


La Costituzione irachena


Riepilogo: dopo aver detto che sarebbe stato impossibile esportare la democrazia, che gli iracheni non
sarebbero riusciti a formare un governo e dotarsi di una costituzione
provvisoria, che gli americani non avrebbero trasferito la
sovranità agli iracheni, che i partiti politici erano fantocci
degli americani, che non sarebbero riusciti a organizzare le elezioni,
che alle elezioni non sarebbe andato a votare nessuno, che i politici
locali non sarebbero stati capaci di scrivere una costituzione
definitiva, che la costituzione avrebbe istituito una repubblica
islamica e poi cancellato i diritti delle donne, che la costituzione
avrebbe portato l’Iraq alla guerra civile, che i sunniti si sarebbero
opposti… Be’, dopo tutte queste stronzate, ecco la Costituzione che
con l’accordo di una parte dei sunniti e con la partecipazione al voto
di quei sunniti contrari, sabato 15 l’Iraq voterà al referendum.

13 ottobre


Si riferisce a Paul Krugman?

A novembre esce “Are Men Necessary?”, il nuovo libro di Maureen Dowd.

13 ottobre


Solo in America

La cosa più interessante del pacchetto
presentato da Jobs, che prenderò in blocco, è la
possibilità di acquistare gli episodi delle serie tv americane
(della Abc) il giorno dopo. Ma solo in America.

12 ottobre


Prima fila

In questo momento Steve Jobs sta
presentando il nuovo iMac più sottile, più veloce e con
telecamera integrata. Il telecomando FrontRow bianco, bello e sottile
che gestisce tutte le attività multimediali del Mac. E l’iPod
video. Tutto, in diretta, qui

12 ottobre


Keep the Internet Free

L’ex premier svedese Carl Bildt sull’Herald Tribune rilancia la campagna. Se ne è parlato oggi a Condor

12 ottobre


“La novità”

Oggi Rep. dà grande evidenza a una “terza via” per creare le
staminali pluripotenti come le embrionali ma senza danneggiare
l’embrione. La novità non è una novità, maè “vecchia” perlomeno di un anno e mezzo. E, soprattutto,
esistono anche una quarta, una quinta e una sesta via (nate peraltro in
ambienti conservatori bushiani). Io, che non ne so niente, ne scrissi agennaio. E, a maggio,
ho riportato il dibattito etico americano intorno agli “artefatti”. E’
un po’ come la storia della conversione di Fassino e Bertinotti: erano
fatti noti, poi a un certo punto sono diventati di nuovo notizia
inedita. Boh.

12 ottobre


On proporzionale/2

Luca Sofri, con le consuete cautele e spaccature di capelli di cui è maestro, sostiene il principio di un sistema politico proporzionale invece del
bipolarismo maggioritario e litigioso che abbiamo oggi, salvo poi
definire “cialtrona e patetica” la riforma berlusconiana che, a
leggerla bene, in realtà contiene esattamente i principi di
buona legge proporzionale esposti da Luca. Io, al contrario, credo che
la proporzionale sia uno dei mali, se non il male, della politica italiana anche e soprattutto, non appaia un
paradosso, in questa epoca di finta seconda repubblica maggioritaria.
Sul tema ha scritto parole definitive sabato o domenica scorsa Angelo
Panebianco sul Corriere. Nello specifico, la penso esattamente
all’opposto di Luca: mi piace il collegio uninominale, più che
il maggioritario, e piuttosto avrei cancellato l’elezione del 25 per
cento dei parlamentari al di fuori dei collegi e dentro le liste di
partito. (A proposito: tutti quelli che ora si strappano le vesti per
“il ritorno al passato” come mai nel 1999 non sono andati a votare al
referendum? E, soprattutto, come mai in tutti questi anni ci hanno
sempre rotto le scatole con le prerogative, le consuetudini e tutti gli
altri vecchi arnesi della Repubblica proporzionale?). 
Eppure questa riforma berlusconiana, che se ci fosse un referendum
abrogherei senza indugi, è meno orrenda di come la si descrive,
tanto più che assegna una quota di governabilità alla
coalizione che vince. L’unica obiezione seria, in realtà, l’ha
avanzata Massimo D’Alema a Otto e mezzo: è vero che la
coalizione che vince ottiene un premio di maggioranza che le consente
di governare e che la tiene unita, esattamente come adesso, ma il
legame di coalizione viene a mancare totalmente alla coalizione di
partiti che perde. Immaginatevi la fila alla porta del centrosinistra
dei vari uddicini e forzitaliani pentiti o anche di quelli non pentiti
se solo ci fosse bisogno di vanificare le bizzarrie bertinottiane.
Conclusione: se la politica estera di questo governo e, quantomeno
a parole, i suoi programmi di liberalizzazione, sburocratizzazione e
desindacalizzazione del paese, mi avevano fatto considerare l’ipotesi
di votare per la prima volta la Casa della Libertà, questa
scelta proporzionale mi ha tolto ogni tentazione. Va da sé che
gli altri siano molto peggio.

12 ottobre


Allacciate le cinture, togliete la maglietta

La
Southwest è la peggior compagnia aerea che abbia mai preso.
Qualche giorno fa ha fatto scendere dall’aereo una donna perché
indossava una maglietta insultante Bush, Cheney e Rice (“Meet the
Fuckers”, parodia del film Meet the Fockers).

11 ottobre


Jealous Woman

Yoko
Ono è tornata a prendere in giro Paul McCartney. Ieri ha
raccontato questa storia: ‘I’ll tell you a story about John,’ she told
the audience. ‘He often used to wake up in the middle of the night and
ask me, “Why do people cover Paul’s songs so much, but never mine?”. ‘I
used to tell him, “It’s because you are a talented songwriter. You
don’t just rhyme June with spoon. And you are a very good singer – lots
of people would be too afraid to cover one of your songs. ‘Then I would
make him a cup of tea, and he would be okay. I just miss that sort of
moment that we had.’

11 ottobre


Licenziato Daniel Drezner

Al
prof dell’Università di Chicago non è stata rinnovata la
cattedra dal dipartimento di scienze politiche, forse a causa del blog.
Un blog cominciato alcuni anni fa con questa frase: “I shouldn’t be
doing this. I’ll be going up for tenure soon” (tenure è la
cattedra)

11 ottobre


iWood nano

(via 24574)

11 ottobre


La cosa più geniale vista negli ultimi tempi

11 ottobre


Giù le mani da Internet

Su pressione di Cina e Iran, l’Onu vuole regolamentare la Rete. No, grazie

11 ottobre


Metà dei senatori repubblicani ha dubbi su Harriet Miers

10 ottobre


L’unico opinionista conservatore favorevole alla Miers, al momento pare Ken Starr (il procuratore anti Clinton nel sexgate)

10 ottobre


Widgets

10 ottobre


Manca solo Pippo Baudo

10 ottobre


In her shoes

Il film sulla mania scarpistica delle ragazze (con Cameron
Diaz, Shirley MacLaine e Toni Collette) che fa passare Sex and the City
per una serie scalza.

9 ottobre


Il Sunday Times loda “l’highly respected” Zuccopycat

Con questa frase: “La
Repubblica’s highly respected Vittorio Zucconi”.
Però, a proposito di una partita di calcio.
(grazie ad Annalisa)

9 ottobre


Il Credo degli uomini liberi

Non si può arrivare alla prosperità
scoraggiando l’impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l’odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggio
togliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.
Abraham Lincoln

(Da una pagina a pagamento dei Radicali sul Foglio – Grazie a v.v.)

9 ottobre


Un manifesto liberale

David Brooks, oggi sul NYT (a pagamento), scrive un eccezionale manifesto
dell’America che gli piacerebbe e chiama, democratici e repubblicani,
all’insurrezione contro la piccineria di una politica in mano ai DeLay
e ai Dean. A time for an insurgency anche in Italia? Perché i
radicali (nonostante gli zapaterismi e gli intinismi) o i dellavedoviani
(nonostante quell’orrendo simbolo) non provano a fare una cosa simile?

9 ottobre


Al posto di Baudo

Regalo un’ideona alll’Unione: in Sicilia candidate Franco Battiato da Riposto.
Oggi sul Corriere (che non commenta e non obietta) dice di sapere che
alcune delle bombe con cui i terroristi fanno strage di iracheni sono
messe dagli americani. 

9 ottobre


The world is flat

Gli undici paesi che hanno una flat tax e, di conseguenza, un’incredibile crescita economica

9 ottobre


Lo Zuccopycat del Corriere

Oggi scrive che “la base neocon” (qualunque essa sia) non vuole
Harriet Miers alla Corte Suprema perché “non abbastanza
antiabortista e troppo morbida sui diritti civili”. Oltre a essere
un’idiozia in sé (la base neocon, qualunque essa sia, secondo lo
Zuccopycat del Corriere sarebbe contro i diritti civili?!?), questa
frase come è noto non è vera. Il punto, nello specifico,
è la competenza della Miers e, in generale, l’interpretazione
della Costituzione in senso originario e federalista. Temi troppo
difficili per i lettori del Corriere?

9 ottobre


Il mistero Ron Silver

Bush nomina l’attore Ron Silver nel Consiglio dell’United States Institute of Peace.

8  ottobre


Contro i blog

Mary Mapes, la producer che passò a Dan
Rather il documento falso su Bush che poi costò la carriera a
entrambi, ha scritto un libro contro i fighetti in pigiama che l’hanno
beccata e contro i maistream media che si sono accodati ai blog. Esce a
novembre.

8 ottobre


Un premio sbagliato

Durissimo editoriale del Times di Londra contro un
premio dato a un’organizzazione fallimentare: “The IAEA has been the
watchdog without bark or bite. It did not anticipate the growing
nuclear ambitions of North Korea, Libya, Iran and the Pakistan rogue
nuclear scientist, A. Q. Khan, until they had grown. And then it did
nothing to stop them. It guessed that Saddam Hussein had no nuclear
weapons just before the allied invasion of Iraq in 2003, but it missed
his nuclear programme before the 1991 Gulf War”.

8 ottobre


Su ElBaradei/4

Gianni Riotta a parte, sui giornali di oggi c’è una gran
confusione  a proposito del premio Nobel a ElBaradei e
all’Agenzia Atomica dell’Onu. L’interpretazione ricorrente è: il
premio dato a ElBaradei è un “calcio in faccia a Bush”. Certo,
può essere (anche se i premianti di Oslo smentiscono), ma la
cosa raccapricciante è che gli editorialisti italiani non si
pongono il problema che il calcio in faccia possa essere stato sferrato
nei confronti dell’Iran o della Nord Corea, paesi con cui ElBaradei si
scontra ogni giorno e che hanno o che si stanno dotando dell’atomica.
No, non gliene frega niente ai commentatori democratici italioti.
Piuttosto gli scatta subito il riflesso antiamericano, il ditino
puntato contro la Casa Bianca. Che pena.
(Su quel Cesare Martinetti che sulla prima pagina della Stampa conclude
il commento con un “l’antiamericano è George W. Bush” preferisco
non infierire).

8 ottobre


Su ElBaradei/3

L’altra grande confusione è questa: i giornali
lasciano intendere, e in alcuni casi scrivono esplicitamente,
che ElBaradei ha preso il posto di Hans Blix e che entrambi
dissero al mondo intero che Saddam non aveva più le armi di
distruzione. Non è vero. 
Punto primo: Blix era a capo della missione Unmovic, quella che
doveva verificare che Saddam avesse adempiuto agli obblighi imposti
dalle risoluzioni Onu, mentre a capo dell’Aiea ElBaradei si occupava,
e si occupa, della non proliferazione nucleare in generale,
non delle armi di distruzione di massa che Saddam aveva e ha
usato, ovvero quelle biochimiche.
Punto secondo: né l’uno né l’altro hanno escluso che
Saddam avesse le armi, come scrivono i giornali italiani oggi (Rep. in
testa). Basta leggere i giornali americani
di oggi, faziosi ma non falsificatori, per ricordarsi che i due
funzionari Onu chiedevano più tempo per le ispezioni (in
ballo dal 1991). Tempo che Usa e Gb si sono rifiutati di concedere,
anche perché – come ammettevano gli stessi Blix e ElBaradei – gli iracheni non collaboravano (parole non mie su Camillo, ma di ElBaradei su Repubblica). 

8 ottobre


Su ElBaradei/2

Hans Blix non ha trovato le armi di distruzione di massa, anche
perché non rientrava nel suo compito trovarle: il suo compito
era quello di verificare che le dichiarazioni irachene sull’avvenuto
disarmo fossero vere. L’Onu imponeva a Saddam l’onere della prova. E
nei rapporti ufficiali, compreso l’ultimo, Blix disse che no, le
dichiarazioni di Saddam non erano credibili: “Another matter, and one of great significance, is that many proscribed weapons and items are not accounted for.
To take an example, a document which Iraq provided suggested to us that
some 1,000 tons of chemical agent were unaccounted for. I must not jump
to the conclusion that they exist; however, that possibility is also
not excluded
. If they exist, they
should be presented for destruction. If they do not exist, credible
evidence to that effect should be presented
“.

8 ottobre


Su ElBaradei/1

L’Aiea, in realtà, ha fallito sull’Iraq. Nel 1991 disse che l’Iraq non aveva intenzioni nuclearie invece si scoprì che le aveva eccome. Già nell’1981 furono gli
israeliani a distruggere la centrale irachena di Osirak. A questo giro
ElBaradei e l’Aiea hanno ripetuto la stessa cosa, ma il rapporto di David Kay
(quello che ha concluso che le armi non c’erano) ha scoperto che i
programmi nucleari, certo solo i programmi, erano ancora vivi e vegeti
nelle intenzioni di Saddam, contrariamente a quando disponevano le 16
risoluzioni Onu: “With regard to Iraq’s nuclear program, the testimony
we have obtained from Iraqi scientists and senior government officials
should clear up any doubts about whether Saddam still wanted to obtain
nuclear weapons. They have told ISG that Saddam Husayn remained firmly
committed to acquiring nuclear weapons. These officials assert that
Saddam would have resumed nuclear weapons development at some future
point”.

8 ottobre


I grandi successi di ElBaradei a capo dell’Aiea

Sei mesi dopo aver preso il posto di capo dell’Aiea,
nel maggio del 1998, India e Pakistan hanno condotto test nucleari,
undici in tutto e da allora sono potenze nucleari. Quest’anno la Nord
Corea è diventata potenza nucleare e, ad agosto, il nuovo
presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha annunciato non a
Canicattì ma all’Assemblea Generale della Nazioni Unite che il
suo paese ha “un diirtto inalienabile” a farsi la bomba. El Baradei non
è riuscito né a scoprire né a fermare le
attività del network pakistano di A.Q. Khan, oggi dismesse
grazie alle pressioni di Washington. Infine tutti sanno che la Libia ha
smantellato i suoi programmi nucleari, nelle mani di ElBaradei, dopo
un accordo con Blair e Bush.

8 ottobre


Ancora sul discorso di Bush

Per la prima volta in quattro anni, Bush ha definito i
terroristi “fascisti islamici”. Il primo, e per lungo tempo l’unico, a
usare questa definizione è stato Christopher Hitchens (seguito da un tizio che scrive su un piccolo quotidiano d’opinione italiano).

8 ottobre


Ritirare le truppe da Timor Est

Hitchens lunedì ha fatto notare che sia
l’attentato di Bali (l’ultimo) sia la strage contro l’Onu a Baghdad del
2003 dove morì Sergio Vieira de Mello sono state giustificate
dai fascisti islamici con la decisione del mondo occidentale di aver
inviato le truppe a Timor Est. Un intervento armato che probabilmente
fu condiviso anche da Sabina Guzzanti.

8 ottobre


Lo Zuccopycat del Corriere

Oggi chiama Ann Coulter, “Ann Boulter”.

8 ottobre


Bravo Zucconi o pirla Camillo?

Mi ha fregato, mi ha fregato, mi ha fregato. E’ davvero bravo,
Zucconi. Dunque: sono a casa febbricitante e per un giorno non guardo
tv americane, Internet eccetera. Leggo Zucconi il giorno dopo. Un
bell’editoriale sullo stato del bushismo: critico e di parte, ma
corretto e con le notizie giuste. Lo scrivo su Camillo e gli dico:
bravo.
Poi, però, mi passa la febbre, guardo la tv, leggo anche i
giornali americani e ascolto il discorso di Bush. Quindi scopro che
Zucconi mi ha fregato. Il suo editoriale, in teoria a commento del
discorso di Bush, non racconta nulla del discorso medesimo (che
contiene, peraltro, alcune novità), ma estrapola una frase sui
dieci attentati sventati (quasi una parentesi) e fa credere che
Bush in crisi abbia puntato tutto sulla paura eccetera. E, invece, non
è vero. Al solito.

7 ottobre


Da islamo-fascisti a islamo-comunisti

Uno dei discorsi più belli di Bush da molto tempo a questa
parte, pronunciato al Ned, il National Endowment of Democracy che
secondo Gianni Minà è della Cia.

7 ottobre


Il mago

Pare che Helenio Herrera dopasse con anfetamine i
giocatori della Grande Inter (sì, un tempo, ce ne fu una),
mentre le partite e gli arbitri erano comprati. Una denuncia clamorosa,
con tanto di processo, del fratello di Sandro Mazzola – giocatore
dell’Inter.

7 ottobre


Bravo Zucconi

Posso dirlo: l’editoriale di oggi contro Bush era
perfetto, con notizie, fatti e cose realmente accadute (Ok, sul Foglio
quelle notizie sono uscite tre giorni fa, ma non importa). Visto, cari republicones, che si può criticare Bush senza ricorrere ad argomenti a capoccia?

7 ottobre


Canale 890

Stasera, ore 21, c’è la trasmissione di Luca Sofri su Nessuno
tv, canale di comunisti buoni. Speriamo che stasera non ci siano ospiti
incappucciati.

6 ottobre


Il Tg3 su Contro l’Onu

6 ottobre


Lo Schwarzenegger di Militello val di Catania

La sinistra, dico la sinistra, vuole candidare Pippo Baudo a presidente della Sicilia

6 ottobre


I riformatori liberali

Al momento sono solo quattro. Sono i radicali dentro il Polo.  Auguri.

6 ottobre


Una boiata pazzesca

Slate distrugge il film di Clooney e ridimensiona
il ruolo di Edward Murrow nella caduta del maccartismo (Su questo punto
valga quanto ho trovato in un vecchio articolo: <The claim calls to
mind Mark Twain’s remark about his military service in the civil
war: “I left the Confederate army in 1865. The South
fell”> Slate, soprattutto, ricorda che il senatore McCarthy, per quanto
spregevole, aveva ragione. Furio Colombo e i critici cinematografici
italici hanno mai sentito parlare dei Venona papers?

6 ottobre


E se fosse semplicemente Bush? /2

Dopo averlo
paragonato a Wilson, Roosevelt, Kennedy, Johnson, Reagan e non ricordo
di chi altro la stampa trova un altro paragone per Bush. Oggi The New
Republic (settimanale neoliberal) sostiene che nel bene e nel male
Goerge W. ricorda Harry Truman

5 ottobre


L’autunno dei discontenti

La Right Nation è sull’orlo di una crisi di nervi.

5 ottobre


Arabi liberali

Nasce un nuovo e promettente blog di informazioni e notizie sugli arabi liberali.

5 ottobre


Primi scazzi dentro Tocqueville (e io non me ne ero accorto)

Andrea Mancia, in un fenomenale articolo, prova a mettere le cose a posto:

5 ottobre


Harriet Miers, la giudice suprema di Bush che non piace ai conservatori e sarà votata dai democratici

4 ottobre


L’Inter è prima

Ogni
volta che l’Inter perde uno scudetto (cioè ogni anno) o una
sfida decisiva (una domenica sì e una no) arriva la fantomatica
la Iffhs, federazione internazionale sa il cavolo, che decreta che la
formidabile squadra nerazzurra in realtà è prima in
classifica nel mondo. Per la cronaca: la Juve è 15esima (la
stessa Juve che nel frattempo ha vinto due scudetti). Che meraviglia.

3 ottobre


Sono il primo a dire “che noia”

Ma anche oggi il Corriere
con il suo Zuccopycat e con il box compilato dalla redazione ha fatto
danno a proposito di notizie dall’America. Cioè ha fatto il
clamoroso errore che Repubblica fece due mesi e mezzo fa. Ha raccontato
la storia di Judith Miller scrivendo che la Miller e Cooper (che il
Corriere chiama Andrew, invece di Matthew) hanno svelato che la moglie
di Wilson (che Caretto chiama Charles, invece di Joseph) era una agente
della Cia (che entrambi, va riconosciuto, correttamente chiamano Cia).
Non è vero. La Miller, ed è noto a chiunque abbia letto
anche di sfuggita qualcosa sulla vicenda, non ha mai scritto una riga
sul caso Wilson-Plame-Cia. E Cooper ha scritto della moglie di Wilson,
soltanto dopo lo scoop fatto da Bob Novak. Né Caretto né
la redazione del Corriere hanno mai citato Novak. Di nuovo:
perché il Corriere continua a pubblicare queste cose?

3 ottobre


Culture Catch

Il
fantastico sito di recensioni musicali, letterarie, teatrali, di vid e
podcasting del mio amico Dusty Wright. Uno che un tempo si chiamava
Mark Petracca e dirigeva Creem. (sì, è lo stesso di cui
scrivo ogni cinque minuti a Luca Sofri)

3 ottobre


Però l’Inter ha vinto i dibattiti: 3 a 0

Camillo fa tendenza

3 ottobre


Il sociologo Luca Sofri cerca soldi

Camillo fa tendenza.

3 ottobre


Neo Blog

Anche il Weekly Standard ora ha un blog

3 ottobre


Polemica più idiota del mese

Questa
secondo cui la trasmissione di Floris sarebbe poco “compagna”. Idiota
in sé e idiota perché più compagna di così,
in natura, mi pare di difficile ralizzazione.

3 ottobre


Una squadra (diciamo così)

Di fighette, macellai, bambini viziati, favoriti dagli arbitri.

2 ottobre


Infine, ce l’hanno fatta

Il New York Times ammette definitivamente che Paul Krugman ha scritto una cosa falsa sui riconteggi del 2000 in Florida

2 ottobre


Meglio occupati che disoccupati

“I think we were better off before the Israelis left,” said Mohammed,
my neighbor. “At least we were termed ‘occupied,’ but now we are not;
we have been left alone in this barren land.”
Preoccupazioni palestinesi per la vita senza l’occupazione israeliana. Sul Washington Post.

2 ottobre


Judith Miller esce dal carcere

1 ottobre


Particelle di Houellebecq

L’articolo del giorno è quello di Mariarosa Mancuso nell’inserto I del Foglio.

1 ottobre


Cronaca del mondo con Saddam ancora al potere

Lo storico Victor Davis Hanson al meglio.

1 ottobre


La più completa e onesta analisi sullo stato dell’Iraq

Michael Rubin, sulla Middle East Review of International Affairs

1 ottobre


Niliang

Sì, è vero, il nuovo disco è molto, molto, molto bello. Qui cosa scrissi a proposito del precedente.

1 ottobre


Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter