Quella volta che non fu un drago
Tra tanti sperticati elogi al nuovo presidente di Bankitalia,
che pare una via di mezzo tra Maradona e Ronaldino, Jim Momo alza il
ditino e chiede come mai nessun giornale si sia ricordato di Telekom
Serbia.
31 dicembre
Il miglior film dell’anno
E’ certamente una serie televisiva, dice Emmebi. Camillo concorda.
31 dicembre
Tocqueville, parte II
L’aggregazione liberale nata intorno alla rivista
Ideazione, e di cui Camillo fa parte nonostante una diffusa
presenza di giustizialisti e di illiberali, dal 9 gennaio farà
un passo avanti. Si organizzerà meglio, si strutturerà di
più e passerà in gestione diretta a Ideazione. Ci sono
già un programma e una serie di novità. Vista la lista io
darei rilevanza prioritaria al punto 4 del contratto, con una
ridistribuzione dei proventi pubblicitari al centro, cioè a
Tocqueville, e in seconda battuta agli affiliati. E poi proverei a vendere i contenuti
di Tocqueville, come se fosse un’agenzia, a giornali e riviste varie,
sul modello Pajama. Se ci riuscirà, Tocqueville avrà
fatto compiere un salto di qualità al mondo dei blog. Complimenti e buon lavoro a
Pierluigi, Andrea e a tutti gli altri di Ideazione.
31 dicembre
E per finire in allegria
Barbara Spinelli, oggi, sulla Stampa sostiene “l’amministrazione
Bush uno a uno ha abolito” un bel po’ di cose: “Il divieto di tortura,
divieto di uccidere, torturare, umiliare i prigionieri di guerra,
divieto di controllare le esistenze private dei cittadini con la scusa
di garantirne la sicurezza, divieto di abolire quel che a ciascun uomo
(amico o nemico) è dovuto da secoli: l’habeas corpus”. Fatti
“impressionanti” appresi dal “sito contropagina.com”.
Cin cin.
31 dicembre
Oriana Fallaci Woman of the Year
Secondo la rivista americana FrontPage
31 dicembre
L’ultima diavoleria di Karl Rove
31 dicembre
Si ricomincia
Breaking News from ABCNEWS.com:
JUSTICE DEPARTMENT TO INVESTIGATE LEAK OF CLASSIFIED INFORMATION ABOUT DOMESTIC SPYING PROGRAM
Arriva un altro Pat Fitzgerald. Un altro Grand Jury. Altri cronisti del
New York Times pressati per rivelare le proprie fonti. Altri uomini di
Powell che faranno finta di niente, anche perché ci si
concentrerà sugli intrighi di Karl Rove per impedire l’uscita
della notizia.Sono certo, questa volta, che l’inchiesta danneggerà molto la presidenza Bush. Di Jeb Bush
31 dicembre
Una ne scrivo e cento ne fo
In assenza di Bonini e D’Avanzo oggi Rep. schiera Riccardo
Staglianò sulla vicenda Nigergate, detta anche Nigerbarzelletta.
Staglianò ripete lungo tutto l’articolo che l’Amministrazione
Bush presentò i documenti nigerini come la “smoking gun” per
l’invasione dell’Iraq. Ma è falso, come è noto. Ci sono
parecchie imprecisioni nell’articolo, come la.. ops… disinformazione
sulla politica del regime change in Iraq e del sostegno finanziario a
Chalabi. Staglianò vede strani complotti della destra americana,
ma non sa che la legge fu presentata da Joe Lieberman e firmata da Bill
Clinton. Poi c’è il finale. Contiene più errori che
parole: “Dopo che il falso dossier ostentato durante il Discorso sullo
stato dell’Unione di Bush e ripetuto da Colin Powell
all’Onu, aveva spianato la via all’intervento”. Come
è noto, anche a Bonini e D’Avanzo, Bush non ha mai parlato del
dossier nigerino nello Stato dell’Unione, figuariamoci “ostentato”. E’
altrettanto noto che Powell nel famoso discorso all’Onu NON fece cenno
all’uranio nigerino.
28 dicembre
Dov’è la Mercedes della famiglia Annan?
Un revival di Tangentopoli, o meglio di Lucibellopoli, nelle
costanti e instancabili domande che un giornalista del Times di Londra
rivolge ogni giorno a Kofi Annan: “Signor segretario, dov’è la
macchina?” La macchina è una Mercedes che suo figlio Kojo,
implicato nello scandalo oil-for-food, comprò a nome del padre
ottenendo uno sconto fiscale di 20 mila dollari. Da settimane questo
giornalista ripete la stessa domanda e non riceve risposta. L’altro
giorno Annan ha perso l’aplomb e ha cominciato a insultarlo in piena
conferenza stampa. In questo articolo del WSJ, lo stesso James Bone
racconta tutto.
27 dicembre
Santità, dice a me?
Stavo scaricando da iTunes una puntata di Desperate Housewives da
vedere sul mio iPod video, mentre parlavo con un mio amico del
Connecticut via Skype. Nel frattempo stavo trasmettendo via bluetooth
un documento Word dal mio telefonino alla stampante e mi chiedevo per
quale diavolo di motivo non ho ancora il navigatore satellitare TomTom
sul mio Treo, fondamentale per muoversi in città con lo
Scarabeo. Poi ho controllato sulla Zagat del Treo le recensioni dei
migliori ristoranti di Chicago e i locali jazz del Wisconsin, subito
dopo aver letto gli editoriali del Washington Post e aver avuto
conferma che nei cinema newyorchesi intorno a casa mia non c’è
nessun film che mi interessi, perlomeno negli orari a me più
comodi. Improvvisamente, sempre sul Treo, mi è arrivata
un’agenzia Ansa che dice: “Primo messaggio natalizio del Papa: Uomo
tecnologico rischia atrofia spirituale”.
25 dicembre
I Quindici (dischi dell’anno)
NB.
Mi ero dimenticato di alcuni fenomenali dischi, quello dei Marjorie Fair,
quello dei Mountain Goats e quello degli Over the Rhine. Li ho inseriti
e ho tolto Allievi e il jazz, su cui farò una lista a parte.
Sorry.
- Sufjan Stevens – Come on feel the illinoize (numero 1)
- Bright Eyes – I’m wide awake (Bright Eyes al meglio)
- Clap your hands say yeah – Clap your hand say yeah (Talking Heads 2005)
- Frank Black – Honeycomb (disco dell’anno numero 2)
- Grandaddy – Excerpts form the diary of Todd Zilla (Coldplay, però progressive)
- Neil Young – Praire Wind (Neil Young)
- Foo Fighters – In your honor (Nirvana acustici)
- Sigur Ros – Takk (Sigur Ros)
- Bettye Lavette – I’ve got my own hell to raise (non avrei mai pensato di segnalare un disco di R&B, ma l’ho fatto)
- Smoosh – She like electric (non solo per pedofili)
- Susie Suh – Susie Suh (una cantautrice femmina ci vuole, ed è lei)
- The Decemberist – Picaresque (solo per My engine driver, canzone dell’anno)
- Marjorie Fair – Self help serenade (Coldplay non fighetti)
- The Mountain Goats – The Sunset Tree (Folk rock. Chitarra acustica, voce)
- Over the Rhine – Drunkard’s prayer (E’ bello. Punto)
24 dicembre
Usare Stalin come una clava
Oggi Massimo Giannini di Repubblica commenta, sdegnato, l’utilizzo di
Stalin da parte del Cav nella conferenza stampa di Natale. Scrive
Giannini: “Ed è triste constatare ancora una volta che una
destra priva di scrupoli, mettendo nello stesso calderone anticomunismo
e antifascismo, e rifiutando il secondo in nome del primo, finisce per
realizzare quella che Bobbio definiva «l’abominevole
equidistanza»: quella tra fascismo e antifascismo”.
La contorta difesa di Stalin da parte di Giannini potrebbe essere
commentata con le stesse parole di Giannini, ribaltate. Così (in corsivo i
cambiamenti): “Ed è triste constatare ancora una volta che una sinistra priva di scrupoli, mettendo nello stesso calderone anticomunismo e antifascismo, e rifiutando il primo in nome del secondo, finisce per realizzare quella che Rocca definiva «l’abominevole equidistanza»: quella tra comunismo e anticomunismo“.
24 dicembre
Hillary 2008 accusa Condi di essere troppo morbida con l’Iran
Ma i Democratici attenuano una risoluzione contro Ahmadinejad al Senato
24 dicembre
iCheney
Anche Vice ha l’iPod, pieno di Johnny Cash.
23 dicembre
Il cane che morde l’uomo (e Kerry ha vinto i dibattiti: 3 a 0)
Mega
inchiesta scientifica di Ucla: i giornali e le televisioni americane
sono di sinistra, molto di sinistra. Gli unici newsmedia che esprimono
opinioni coerenti con quelle idee dell’americano medio sono, parapapa,
Fox News e il Washington Times. Centristi i canali pubblici.
23 dicembre
Guerra persa. Punto. Scriveva Scalfari prima della vittoria
Editoriali con avvertenza: “Ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti è puramente casuale”
23 dicembre
Genna, Genna, Genna sosteneva
Leggo
un antico post di Giuseppe Genna secondo cui io sarei un blogger che
grazie a Luca Sofri ha ottenuto una collaborazione al Foglio. Non
è un insulto, ovvio. E’ una minchiata sotto qualsiasi punto di
vista. Pari a quella di sabato scorso sulla Stampa che straparlava di
una mia amicizia con un tal signore risalente a trent’anni fa. Anche in
questo caso non era un insulto, solo che io trent’anni fa frequentavo
la seconda elementare ad Alcamo, Tp. Mi chiedo, dunque, come possano
nascere certe cose e per quale motivo uno debba scrivere “tesi e
illusioni” di cui non sa palesemente niente.
22 dicembre
“Temo
di avergli promesso che se avrò un bambino lo chiamerò
Paolo e gli ho sicuramente giurato che quando sarò incinta gli
parteciperò la notizia”.
Strepitosa intervista di Candida Morvillo a Paolo Mieli. Non ho parole per ulteriori commenti.
21 dicembre
Libertà in rialzo
Lo studio di Freedom House spiega che la dottrina Bush funziona
21 dicembre
Governare l’opinione
21 dicembre
Tu vo’ fa ‘o talebano
20 dicembre
Zendebab Wham
Quel mattacchione di Ahmadinejad vuol cancellare la
più odiosa canzone di tutti i tempi, Careless Whisper, e i
sassofoni smooth jazz di Kenny G. (E per fare del male a Luca Sofri
anche Hotel California degli Eagles)
20 dicembre
Pigiama-gate
L’agente
segreto meno segreto del mondo, con nome sul who’s who e cartellino a
Langley, dopo esseri fatta fotografare da Vanity Fair in posa da diva
da Hollywood, ora è su Time magazine in pigiama. (E Time scrive
che ora la Plame sta molto low profile)
20 dicembre
47
E’ bastato che Bush si spiegasse e ripetesse che
cosa stanno facendo gli americani in Iraq per far balzare in due
settimane il suo gradimento dal minino di 35 per cento al 47 di ieri. O, forse, il balzoè dovuto al fatto che siano stati i democratici a parlare?
20 dicembre
Modelli americani/3
Byron Calame per Paolo Serventi Longhi
Style – Il Corriere della Sera, dicembre
Leggo via Witt questo post di Matteo Bordone
che in parte mi riguarda. La tesi dell’apologo è questa: nel
dibattito sulle elezioni in Iraq, chi è contrario a Bush dice
che le elezioni sono state una ciofeca, chi è a favore di Bush
dice che sono una meraviglia per gli occhi. Io ovviamente non faccio
parte della prima cricca, ma nemmeno della seconda sebbene non sia in
discussione il grado di democraticità e di
rappresentatività di quei (tre) voti in un anno. Ho sempre
pensato e scritto che gli iracheni sarebbero stati in grado di
governarsi da soli senza rais, cioè senza duci o furher. Ma
ho sempre aggiunto che non ci saremmo dovuti aspettare regole e
comportamenti istituzionali come a Westminster e neanche come a Porta a
Porta (del resto anche l’Assemblea regionale siciliana, per quanto si
vanti di poter avere come antenato il più antico Parlamento del
mondo, fa ridere se paragonata a Londra).
La cosa che sfugge a Bordone è che io non sono a favore della
politica di Bush in quanto bushiano o in quanto di destra o in quanto
conservatore o-in-quanto-sai-il. Al contrario, sono a favore di Bush
perché condivido la sua scelta di rispondere alla minaccia
terrorista e fondamentalista promuovendo la democrazia nei posti
dove non c’è. Ma anche se fosse vero che gli esportatori della
democrazia dicessero “avete visto? abbiamo ragione noi, pappero” a ogni
voto o a ogni passo avanti dell’Iraq desaddamizzato, come fanno Bordone
e Luca a non accorgersi che non è un atteggiamento (per quanto
stronzetto) paragonabile a quello dell’altra parte che saluta come una
cosa buona qualsiasi notizia negativa proveniente dall’Iraq e come un
colpo basso ogni notizia positiva? E come non si accorgono che è
vieppiù bizzarro il fatto che questi ragionamenti
provengano da sinistra?
19 dicembre
“Bush lied, people dyed. Their fingers”
(Mark Steyn a proposito delle bugie di Bush e della tintura viola sulle dita degli iracheni)
19 dicembre
Vorrei conoscere quel 6,5%
Eccezionale sondaggio condotto da Luigi Crespi su Daniele
Capezzone: “L’immagine che Daniele Capezzone dà di sé
come uomo politico è la migliore che abbiamo mai riscontrato”.
Per il 93,5 per cento del campione Daniele è “competente”.
Vorrei conoscere chi dice il contrario.
Altri dati del sondaggio:
- sincero per il 73,3%, bugiardo per il 26,7%; dinamico per il 78,8%, statico per il 21,2%;
- indipendente per il 47,2%, condizionato per il 52,8%;
- energico per il 66,7%, lento per il 33,3%;
- simpatico per il 57,6%, antipatico per il 42,4% (quasi tutti radicali, credo); moderno per il 67,6%, tradizionale per il 32,4%; onesto per il 94,7%, disonesto per il 5,3%.
18 dicembre
Storia della democrazia in Iraq
17 dicembre
Altri problemi per Bush, sul fronte interno
17 dicembre
Il blog di Marco Taradash
16 dicembre
24, prequel quinta stagione
Dura 13 minuti. Jack è a Chicago, un anno
dopo essere scappato. Ha i capelli lunghi come il protagonista della
Venexiana, cioè Kiefer Sutherland da giovane. Arriva in un parcheggio con una Toyota da ragioniere. Viene
raggiunto da Chloe, anche lei con una Toyota. C’è molta Toyota
in questo prequel. Chloe gli dice che l’hanno trovato, che deve
scappare. Jack le chiede di Kim, di sua figlia. Kim non sa che Jack
è vivo. Chloe se ne va e porcamiseria vuol dire che Kim torna
nella quinta serie. Jack viene inseguito da una Bmw nera, ma nella
scena meno credibile di tutto 24, la Toyota semina la Bmw. Il resto
nella quinta serie, da gennaio.
16 dicembre
“E’ esportata, ma è democrazia”
Vecchio titolo di Repubblica, sempre buono
16 dicembre
King Kong
Dura 3 ore e 18 minuti, una settantina di troppo. King Kong compare al
75 minuto, neanche fosse Del Piero. Il film è gradevole. Girato
benissimo. Scene di inseguimenti di dinosauri fenomenali e scena finale
sull’Empire State Building bellissima. Un paio di volte mi sono preso
paura. Troppo schifosi gli animali. In certi momenti sembra il Signore
degli Anelli (che, ovviamente, non ho visto). In altri Jurassic Park.
Quando King Kong lotta con i dinosauri sembra Jack Bauer. Gli attori
non mi sono piaciuti, a parte Naomi Watts. Jack Black mi pare fuori
luogo. Adrian Brody non è mai uscito dal personaggio del
pianista di Polansky. Il film finisce con la storica battuta con
cui finì il primo KK.
16 dicembre
On 24
Nella quarta serie (update: mi mancano le due ore finali e poi
il bridge sulla quinta che inizia a gennaio) ci sono due personaggi minori interpretati dal
marito ebreo di Charlotte di Sex & the City e dalla ragazzetta
every day more lesbian di The L-word.
16 dicembre
Bush sull’Iraq
15 dicembre
Il Foglio sull’Iraq
Editoriale del Foglio
15 dicembre
Socci
Ieri stavo scrivendo un post a favore, per una volta, di Antonio Socci,
il più brillante intellettuale italiano del tredicesimo secolo.
Secondo me ha perfettamente ragione a sottolineare la schizofrenia
della sinistra e dei laici riguardo l’intervento della Chiesa in
questioni politiche. Quando l’intervento della Curia non piace lo
definiscono una “ingerenza”, mentre quando dà ragione diventa un
gesto alto e nobile (Socci fa riferimento, nel primo caso, alla legge
40, nel secondo all’amnistia – ma potrebbe aggiungere devolution
eccetera). Secondo Luca Sofri, Socci ha torto ma io non ho ben capito
perché avrebbe torto. Senonché oggi Socci torna
sull’argomento con un’altra lettera sul Foglio
e, come spesso gli capita, ne fa una più del necessario. E,
insomma, riesce a dare ragione a Luca. Il punto comunque mi pare
questo: la Chiesa faccia tutto quello che crede, anzi si candidi alle
elezioni. A patto, però, che rinunci al Concordato, a li sordi
che le diamo. Senza i nostri soldi faccia tutto quello che crede, sul
modello americano. Ma se vuole i privilegi e li sordi, stia buonina.
15 dicembre
Perché il New Yorker è un bel giornale
Due fantastici e lunghissimi articoli. Un ritratto di Zalmad Khalizad (non online, purtroppo) e Ken Auletta che racconta il dramma del New York Times
15 dicembre
Monaco 1972
Polemiche di destra e di sinistra contro un film non ancora
uscito che non si accorge che in medio oriente c’è il male, con
la elle.
14 dicembre
Io quest’anno voto questo, come blog italiano dell’anno
14 dicembre
Però, secondo me, ha perso i dibattiti
Il 94 per cento degli americani, dice la Gallup, crede che
Dio esista. Il 6 per cento rimanente credo si trovi nelle redazioni dei
giornali di New York.
13 dicembre
Pena di morte in America
Io sono contrario alla pena di morte. Specie in casi
come quello di Tookie Williams, se è vero che in galera è
diventato un uomo diverso da quello che era. Ho dei dubbi sul sistema
americano che vede la pena, qualunque pena, come retribuzione, come
vendetta sociale e legale. Magari è un sistema più
efficace, più deterrente e forse il nostro sistema, secondo cui
la pena dovrebbe servire a riscattare e a recuperare il condannato,
è solo ingenua perché il carcere non è esattamente
il luogo ideale per la redenzione. Ma lo preferisco questo sistema,
anche se ovviamente è ridicolo invocarlo avendo le carceri
sovraffollate che abbiamo e nelle condizioni in cui si trovano. I
radicali chiedono l’amnistia per sanare questa inciviltà. Io
chiederei anche nuove carceri, però.
(L’ultima frase è con ogni evidenza dettata dai miei rapporti con la città dei secondini)
13 dicembre
It’s the end of the tomato sauce as we know it (and I feel full)
Cose che non avremmo mai voluto vedere: il celebrity chef sòla Mario Batali intervista Michael Stipe. E dopo cosa? Diaco che intervista il leader del partito dei lavoratori?
PS
Il regista di Batali on Stipe si chiama Berlinger.
13 dicembre
Rocketboom
Il tg di Amanda Congdon per iPod più cool di New York
13 dicembre
Hitchens spiega l’islamofascismo e la mollezza della sinistra
Lunga intervista con chi per primo ha capito la natura fascista del radicalismo islamico
13 dicembre
A republican who has been mugged by democracy (da mo’)
Il bel discorso di Bush a Philadelphia: “In the
Cold War, free nations defeated communism, and helped our former Warsaw
Pact adversaries become strong democracies — and today, nations of
Central and Eastern Europe are allies in the war on terror.
Today in the Middle East, freedom is once again contending with a
totalitarian ideology that seeks to sow anger and hatred and despair.
And like fascism and communism before, the hateful ideologies that use
terror will be defeated by the unstoppable power of freedom. (Applause.)
And the advance of freedom in the Middle East requires freedom in Iraq.
By helping Iraqis build a lasting democracy, we will spread the hope of
liberty across a troubled region, and we’ll gain new allies in the
cause of freedom. By helping Iraqis build a strong democracy, we’re
adding to our own security, and, like a generation before us, we’re
laying the foundation of peace for generations to come.
Not far from here where we gather today is a symbol of freedom familiar
to all Americans — the Liberty Bell. When the Declaration of
Independence was first read in public, the Liberty Bell was sounded in
celebration, and a witness said: “It rang as if it meant something.”
Today, the call of liberty is being heard in Baghdad and Basra, and
other Iraqi cities, and its sound is echoing across the broader Middle
East. From Damascus to Tehran, people hear it, and they know it means
something. It means that the days of tyranny and terror are ending, and
a new day of hope and freedom is dawning”.
13 dicembre
Se volete leggere una critica seria e non biased su che cosa sta succedendo in Iraq
…leggete le cose terribili che ha da scrivere Kanan Makiya sulla Costituzione regionalista e non federalista del nuovo Iraq.
13 dicembre
Non vi interessi l’argomento…
… ma ancora oggi non ho ricevuto nessuna e-mail di Luca Sofri con un vago cenno di essersi sbagliato
13 dicembre
24
Se in queste ultime ore avete avvertito scarso interesse del titolare
nei confronti di Camillo, sappiate che è impegnato a vedersi di
fila le 24 puntate della quarta serie di 24 appena uscita in dvd. Ne ha
già viste 16 e a un minuto dalla fine della quarta o quinta
puntta è scattato in piedi, urlando e applaudendo nel pieno
della notte. Do you copy?
13 dicembre
Condi chiude la questione e spiega perché la democrazia è l’unica realpolitik possibile
Kissinger, invece, proponedi non ritirare le truppe e di coinvolgere in Iraq i paesi vicini,
ovvero gli avversari della democrazia in Iraq e gli ultimi stati
islamo-fascisti della regione. Sempre buoni consigli, dal vecchio
Henry.
(Ottime le considerazioni di Jim Momo)
11 dicembre
Ancora Brzezinski, poi basta
A corto di argomenti e di update recenti alla loro enciclopedia dei
Quindici, i due sapientoni della città dei secondini provano a
difendere le idee di Brzezinski con solidi riferimenti a Zucconi,
Bonini e D’Avanzo, a Luttwak, al Cato Institute e allo sciopero
dei giornalisti (in effetti tutti costoro, così come i
sapientoni e Brzezinski, credono sia una follia promuovere la
democrazia in medio oriente e paragonare il fascismo islamico odierno
ai totalitarismi del secolo scorso). I sapientoni non entrano
ovviamente nel merito delle cose puntuali scritte da Brzezinski e
riportate da Camillo, viceversa avrebbero dovuto chiedere i danni ai
Quindici. Piuttosto, novelli McLuhan, puntano a contestare il mezzo
attraverso il quale il ragionamento di Brzezinski è stato
ripreso su Camillo: il Weekly Standard (e peraltro sbagliano anche
in questo: il pezzo è ripreso direttamente dall’originale del
New York Times – ma non importa). In ogni caso è come
sostenere di aver letto su Repubblica che il Milan ha perso la coppa
dei campioni a Instabul, ma siccome la notizia è riportata da un
giornale notoriamente anti berlusconiano si tratta di una notizia che
non può essere presa in considerazione. Si ragiona così,
nella città dei secondini.
L’altra bravata dei sapientoni a corto di argomenti è
questa: sostengono che io mi sia autosmentito scrivendo prima che
“fosse dipesa da lui [Zigbniew Brzezinki] oggi [l’ideologia
totalitaria sovietica] sarebbe viva e vegeta” e dopo che “Tutti sanno
che Brz era un anticomunista indefesso”. Le due frasi, come è
evidente, non sono in nessun modo in contraddizione. Innanzitutto in
sé, se solo si provasse a ragionare e a non copiare le
enciclopedie. E poi anche perché uno può essere un
centravanti dedicato in modo “indefesso” a fare gol, ma se poi i suoi
tiri sono sbilenchi gli avversari rimangono, appunto, “vivi e vegeti”.
Dunque: Brz è noto per il suo anticomunismo (del resto Carter
ebbe i voti dei neoconservatori). Ha fatto cose buone e cose cattive
quando era alla Casa Bianca, come è normale. Il suo
anticomunismo non gli ha però impedito di assecondare la
politica di fine dell’ossessione americana per l’unione
sovietica portata avanti dal presidente cui forniva i consigli,
cioè Carter. (Certo, Brz non è caduto così in
basso come l’eroe dei sapientoni, Kissinger, il quale
suggerì a Ford di non ricevere alla Casa Bianca Solgenitsin,
ché Breznev se ne sarebbbe avuto a male, ma insomma). Podhoretz,
appunto, racconta alcuni errori di sottovalutazione compiuti da Brz. E
già questo basterebbe a sostenere la non contraddizione delle
mie due frasi.
Ma il punto è che non le ho scritte per questo motivo, o solo
per questo motivo. Piuttosto per segnalare una cosa incontestata
perché incontestabile, cioè che le attuali critiche di
Brz
alla dottrina Bush, somigliano alle sue famose critiche alla
dottrina Reagan, quelle che – all’insaputa dei sapientoni e
dei curatori dei Quindici – Brz espose anche in un lungo e famoso
saggio sul magazine del NYT. (Un saggio che i sapientoni prima
definiscono “oscuro”, essendone loro all’oscuro, poi una
“ciofeca” e infine uno “scarto di
giornalismo”). Lì, nella “ciofeca” del New
York Times, Brz scrisse che la politica estera di Reagan verso
l’Urss (ma anche in generale verso altri paesi) era completamente
sbagliata e che avrebbe portato al collasso l’economia americana
nel giro di un anno. Come è noto, invece, quella politica estera
ha portato al collasso l’economia sovietica e, ora, anche i
due sapientoni.
PS
Una critica seria a questa cosa di Brz si legge qui,
sul blog wobegon. Non condivido ciò che scrive l’autore, il
quale punta sui dettagli invece che sul succo, sull’America Latina
invece che sull’Unione Sovietica (e peralto non s’accorge della fiducia
di Brz su re Fhad). Ma resta seria e ben argomentata. Al curatore del
sito faccio notare che a) io l’abbonamento a Timeselect ce l’ho
(sennò come avrei fatto a riportare il testo del 1981?) e che b)
l’interpretazione secondo cui Norman Podhoretz attacca Brz per
fare-una-facile-polemica-sull’Iraq non regge per il semplice fatto che
Podhoretz, ai tempi, accusava anche Reagan di essere troppo morbido con
i sovietici (cosa che, peraltro, dice anche ora di Bush). Anyway, resta
il punto: le critiche odierne di Brz sono molto simili a quelle
dimostratesi sbagliate nei confronti della politica estera di Reagan.
10 dicembre
Disfattisti e bushiani, pacifisti e falchi, il gran caos dei liberal americani
E John Kerry mi spiega il suo Iraq
10 dicembre
Non per infierire
Ma proprio oggi Commentary ha messo online il nuovo saggio di Norman
Podhoretz, che NP medesimo mi aveva anticipato due giorni fa a casa
sua. Il saggio prende a sberle i più famosi errori di politica estera
versus l’Unione Sovietica di Brzezinski, quelli di cui i sapientoni non
hanno mai avuto sentore. Eccone un estratto:
“Now I have to admit that I find it a little rich that George W. Bush
should be accused of “suicidal statecraft” by, of all people, the man
who in the late 1970’s helped shape a foreign policy that emboldened
the Iranians to seize and hold American hostages while his boss in the
Oval Office stood impotently by for over a year before finally
authorizing a rescue operation so inept that it only compounded our
national humiliation. And where was Brzezinski—famed at the time
for his anti-Communism—when the President he served congratulated
us on having overcome our “inordinate fear of Communism”? Where was
Brzezinski—known far and wide for his hard-line determination to
resist Soviet expansionism—when Cyrus Vance, the then Secretary
of State, declared that the Soviet Union and the United States had
“similar dreams and aspirations,” and when Carter himself complacently
informed us that containment was no longer necessary? And how was it
that, despite daily meetings with Brzezinski, Carter remained so blind
to the nature of the Soviet regime that the invasion of Afghanistan, as
he himself would admit, taught him more in a week about the nature of
that regime than he had managed to learn in an entire lifetime? Had the
cat gotten Brzezinski’s tongue in the three years leading up to that
invasion—the same tongue he now wags with such confidence at
George W. Bush?”.
9 dicembre
L’Onu come Ahmadinejad?
Su informazione correttac’è il link a un articolo su una conferenza di
solidarietà col popolo palestinese tenutasi a New York alla sede
dell’Onu e alla presenza di Kofi Annan. Ebbene, c’era una grande mappa
della Palestina senza Israele.
9 dicembre
Per i duri di testa
Ecco “l’oscuro” articolo di Brzezinski del 1981 pubblicato
“dall’oscuro” New York Times che, secondo i sapientoni, non parlava di
politica forte e muscolare e di errori di strategia di Reagan verso
l’Unione Sovietica i quali, secondo Brzezinski, avrebbero portato l’America al
disastro.
9 dicembre
Saddam e Mussolini
La notizia censurata di Saddam che con il Corano in mano invoca con
orgoglio di voler seguire il percorso di Mussolini e di voler
“resistere”
all’occupazione militare americana così come i repubblichini di
Salò resistettero all’esercito alleato che ci liberò dal
nazifascismo è clamorosa. Non perché da queste parti non
l’avessimo mai detto, ma perché stavolta è il rais in
persona,
cioè il duce, a dirlo. E’ una notizia particolarmente
clamorosa per il pubblico italiano e per la sinistra
zapateriana: ora che Saddam dice chiaramente di ispirarsi al Duce e a
Salò, la sinistra italiana che fa? Si ritira e riporta l’Italia
sul fronte fascista, per una volta che sta dalla parte giusta? Mi
chiedo se questa clamorosa notizia sia stata
ripresa da qualcuno in Italia. Da qui, dall’America, non me ne sono
accorto. Naturalmente è stata notata da Christopher Hitchens sul Los Angeles Times.
9 dicembre
Cresce l’opposizione in Iran
9 dicembre
Blog del NYT sugli Oscar
9 dicembre
Il sapientone realista
Nella città dei secondini c’è un
sapientone, o un doppio sapientone, che non riesce a dimostrare
che 2 più 2 fa 4 senza prima scaricare la sua piccola
enciclopedia dei Quindici sui suoi lettori. Ottimo, se solo si fermasse a questo. Solo
che esagera e crede di aver preso in castagna Camillo che qualche
giorno fa aveva scritto che se fosse dipeso da Brzezinski, l’ideologia
totalitaria sovietica oggi sarebbe viva e vegeta. Il sapientone, o
doppio sapientone, giudica Camillo ignorante delle battaglie antisovietiche del Kissinger di sinistra. Il
problema è che l’ignorante è il sapientone, o doppio
sapientone. Ovvero: tutti sanno che Brz era un anticomunista indefesso
(è come svelare che Platini giocava nella Juve), pochi si
ricordano però che quando Reagan decise di vincere la guerra
fredda dopo i tentennamenti di Carter e Brz, lo stesso Brz
spiegò – esattamente come fa adesso – che quella politica “idealista
e muscolare” contro Mosca avrebbe portato al fallimento di Washington. Leggetevi il
suo op-ed del 1981 sul New York Times dal titolo: “What’s Wrong With
Reagan’s Foreign Policy?”, poi riprendete a leggere i Quindici:
“If present trends continue, American foreign policy is likely to be in
a state of general crisis by the spring of 1982. What makes matters
potentially even worse is that this could coincide with a serious
economic downturn, causing the global position of the United States to
be placed in jeopardy. There is urgent need for President Reagan to
take serious stock of the unfolding situation, so that the needed
responses, both substantive and procedural, can be generated”.
9 dicembre
Saddam dice di ispirarsi a Mussolini
In un mondo ideale questa frase dell’ex dittatore,
pronunciata col Corano in mano e ovviamente non riportata dai giornali,
chiuderebbe il gioco, la partita e l’incontro sull’islamofascismo del
regime baathista e del suo parente qaidista. Parola di Paul Berman.
8 dicembre
La lobby degli evangelici colpisce ancora
Bush manda le cartoline di auguri di Natale senza augurare “buon Natale”, ma “Buone feste”
8 dicembre
E’ bello
Non essere in Italia mentre c’è la prima della Scala e mentre a Firenze premiano chi hanno premiato.
8 dicembre
Renosubject tra Michael Ledeen e Marc Cooper (The Nation)
7 dicembre
I libertari americani, né di destra né di sinistra ma contro i neocon e contro McCain
7 dicembre
Caro Luca, come sai io sono un fan della grande distribuzione e non
potrei mai separarmi dalla tessera Fidaty dell’Esselunga.
Con un po’ in ritardo ecco Renosubject dei primi di novembre
GQ, novembre
La sinistra neokissingeriana
Zbigniew Brzezinski, l’ex consigliere per la sicurezza
nazionale del peggior presidente americano degli ultimi decenni,
cioè di Jimmy Carter, spiega che il fondamentalismo islamico non
è un’ideologia totalitaria come quella sovietica (che, peraltro,
fosse dipesa da lui oggi sarebbe viva e vegeta), per cui Bush sbaglia a
definirlo islamo-fascismo. Per capire quanto sia naive il suo
ragionamento basta leggere la seguente, assurda, frase: “Instead of
mobilizing moderate Muslims to stand by our side, the repetitive
refrain about Islamic terrorism may not only offend moderate Muslims
but could eventually contribute to a perception that the campaign
against terrorism is also a campaign against Islam as a whole. They may
note that the United States, in condemning IRA terrorism in Northern
Ireland or Basque terrorism in Spain, does not describe it as “Catholic
terrorism,” a phrase that Catholics around the world would likely find
offensive”. La tesi è la seguente: Bush sbaglia a definirli
fascisti islamici, perché si potrebbero offendere e poi magari
anche arrabbiare.
5 dicembre
L’Onu licenzierà la sua rappresentante elettorale in Iraq
Carina Perelli è accusata di sexual harassment e altre cose.
5 dicembre
L’Italia (e il Foglio) sul Weekly Standard
5 dicembre
Altre idiozie nella città dei secondini
Marco Travaglio, almeno, è uno che studia e che sa di cosa parla.
2 dicembre
Un grande giornale
Complimenti a Rep, anche oggi, per la bella inchiesta sul Nigergate.
2 dicembre
Il nuovo vecchio piano di Bush per la vittoria
1 dicembre
Idioti illiberali
Il bello è che continuano. E sono molto peggio di
quanto immaginassi e pensassi quando ho scritto il primo breve post. Ne
sparano di ogni. E non centrano mai il bersaglio. Sostengono che io
abbia scritto quel post perché sono amico di famiglia dei Sofri.
E’ vero, sono amico di
famiglia dei Sofri: embé? Mi accusano addirittura di
fiancheggiare le opposte e uguali idiozie che i loro zii di
Lotta Continua dicevano trent’anni fa (ripeto: a mmia?!?). Oppure
c’è quel genio, o
quel doppio genio, che crede io voglia Sofri libero perché
vecchio e malato (e tra l’altro non si rende conto che a volere fuori dal
carcere un condannato
vecchio e malato non sono io, ma il codice penale), dimenticandosi poi
che scrissi io l’inutile appello “tecnico” dei bloggers per
la grazia a Sofri. Dimenticandosi che in Italia la pena non
è retributiva (al contrario dell’America), ma finalizzata alla
riabilitazione e al reintegro nella società.
Circostanza che da sola, per le modalità e la tempistica con cui
la condanna è stata comminata, chiuderebbe il caso.
Io ho scritto una cosa chiara e semplice, che non entra nel merito
della vicenda, su chi ha ucciso Calabresi, sulle cazzate che faceva
Lotta Continua o diceva e scriveva Sofri o sul Sessantotto. Io ho
scritto, e lo ripeto, che in un paese normale e civile quel processo
non sarebbe stato in piedi. In un paese normale e civile, dopo
un’assoluzione non si sarebbe potuto più condannare. In un
paese
normale e civile, la parola di un pentito contro un altro non sarebbe
valsa come prova. In un paese normale e civile, le sentenze di
assoluzione non sarebbero state motivate in modo “suicida” per
essere cassate dalla
Cassazione. In un paese normale e civile, ci si batterebbe per riaffermare il principio che la responsabilità penale
è solo personale. E che non si può essere condannati, salvo
che per il reato di associazione, per responsabilità
politica. Vale per Sofri, vale per lo storico negazionista Irving e
vale pure per Craxi ogni qual volta è stato accusato di “non
potere non sapere”. Questi sono i principi base di uno stato di
diritto liberale. Di conseguenza è un fascistello chi se ne
fotte e li piega perché magari Sofri è
antipatico o perché 40 anni fa diceva cose non condivisibili e
stupide. Chi lo vuole comunque in galera nonostante la recente malattia
e chi scrive le cretinate e le falsità che si sono lette in giro in queste ore,
è un idiota puro e semplice. E, probabilmente, anche un aderente
di Tocqueville, l’ex città dei liberi oggi la città dei
secondini.
PS
Le stesse cose avrei potuto scrivere, e probabilmente qualche volta
l’ho fatto, sui frequentatori dell’orrido sito (non Tocqueville) quando
invece di Sofri si discute delle garanzie violate di qualcuno
dell’altra parte. Ai frequentatri dell’orrido sito e agli abitanti di
Tocqueville, ovvio: non tutti, scatta il riflesso condizionato in base
alla propria appartenenza. Sono ridicoli entrambi.
1 dicembre
La verità sul fosforo bianco
John Pike, definitivo, sul Los Angeles Times. La cosa di Rainews è “falsa” e “cheap anti-american propaganda”.
1 dicembre
Maureen Dowd, finalmente, ha cambiato foto
1 dicembre