Camillo di Christian RoccaModelli americani/3

Uno come Byron Calame è il tipo di giornalista che il Segretario della Federazione Nazionale della Stampa, Paolo Serventi Longhi, dovrebbe riuscire a imporre a tutti i giornali italiani. Dopo 40 anni di carriera al Wall Street Journal, Calame è diventato Public Editor del New York Times, cioè il Garante dei Lettori del quotidiano liberal più influente dell’universo. Calame ha il compito di monitorare l’integrità, l’accuratezza e l’onestà dei giornalisti del Times e di far conoscere ai lettori ogni violazione etica e deontologica pubblicata sul giornale della 43esima strada. Attenzione: non è una carica di facciata. Calame ha un potere vero, e lo usa. Almeno due volte il mese, ma può farlo quando gli pare e piace, fa le pulci al giornale, svelando i pregiudizi e denunciando le scorrettezze. Non si ferma davanti a niente e nessuno, così come il predecessore Daniel Okrent. Entrambi hanno martellato le star del Times, gli editorialisti Maureen Dowd e Paul Krugman, l’inviata Judith Miller e la critica televisiva italo-americana Alessandra Stanley.
In America gli standard giornalistici sono più alti rispetto a quelli nostrani, ecco perché un anno e mezzo fa è scoppiato il finimondo quando si è scoperto che il direttore aveva chiuso gli occhi sulle malefatte di uno dei suoi pupilli, quel Jayson Blair che falsificava, copiava e inventava scoop formidabili. Dopo lo scandalo, che è costato il posto sia al falsario sia al direttore, c’era bisogno di recuperare la credibilità perduta. Così sono arrivati Okrent prima, e Calame poi.
Un Public Editor servirebbe a tutti in Italia, dove i quotidiani sono restii ad ammettere errori, svarioni, meno che mai pregiudizi politici. E quando capita un patatrac, cioè quando si scopre che una notizia o uno scoop o un’esclusiva era inventata o sballata o copiata, sono proprio i lettori del giornale ove l’imbroglio si è consumato a restarne all’oscuro. Uno come Byron Calame dovrebbe essere l’associazione dei consumatori a pretenderlo, a garanzia dei soldi spesi in edicola. Soprattutto dovrebbe essere nell’interesse del sindacato della stampa avere un Public Editor in ogni giornale, a tutela della propria rispettabilità.

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