Caro Christian, probabilmente non sei la persona più indicata a cui chiedere informazioni del genere – il massimo di attività sportive che avrai condotto da ragazzo dev’essere il burraco, ma molto prima di tutti gli altri, quando andava di moda a Park Avenue -: ma tu hai la minima idea del perché il bagher si chiami così? (Una minima idea di cosa sia il bagher ce l’avrai, che ginnastica al liceo la facevi anche tu: o eri esonerato? Io ero esonerato da religione, e per redimermi mi mettevano l’ora di religione in mezzo al palinsesto, di lunedì; così mi toccava stare lì lo stesso e ascoltare il prete che discuteva con i miei compagni della partita della Fiorentina).
Caro Luca, il bagher? cos’è? un dolce ebraico di New York? Senti, siamo a dicembre. Ci tocca. Le liste. Parto io. Quest’anno mi sono piaciuti cinque-dicasi-cinque libri scritti da autori italiani. Tre romanzi e due saggi. Miracolo. Il primo è “Con le peggiori intenzioni” di Alessandro Piperno, più recentemente “Caos calmo” di Sandro Veronesi e, infine, “Le uova del drago” del mio amico fascio-siculo-sciita Pietrangelo Buttafuoco. Imperdibile il racconto di Concetto Vecchio, “Vietato Obbedire”, sugli anni pre-sessantotto nella squinternata Università di Sociologia di Trento. Erano simpatici, quei tipi. Ma completamente… vabbé… non ti dico che cosa penso. Ma il libro che mi ha affascinato di più è di Anna Zafesova, la giornalista russa della Stampa. “E da Mosca e tutto” è formidabile. Io prima non sapevo niente della nuova Russia e ora so tutto. Però, ora che ci penso, non so se giocano o mangiano bagher.
Caro Christian, ho controllato sullo Zingarelli 2006: “bagher” pare venga da una parola ceca, che vuol dire “scavatrice”. Quanto alle liste, eccoti i migliori cd italiani dell’anno. Baustelle, “La nostra malavita”, e Morgan “Non al denaro né all’amore né al cielo”. Vale la lista di due? Menzione speciale per “Mi fido di te” di Jovanotti. Ma di questi tempi vado matto per il nuovo di Burt Bacharach: non capisco se abbia un suono antichissimo o modernissimo, o entrambe le cose. Se penso che Burt Bacharach l’ho scoperto su un fumetto di Max Bunker, trent’anni fa…
Caro Luca, io ho comprato tutti i dischi dei Family, rimasterizzati in cd. Saprai anche giocare a bagher, ma se non conosci il brit-folk-hard-gothic-jazz-rock-progressive dei Family non ti far più vedere da queste parti. Fine anni 60, primi anni 70. Immaginati un po’ i Genesis, un po’ i Roxy Music, un po’ i Cream. Il disco migliore è “Fearless”, con “Spanish tide” come brano-manifesto. Ma dentro “Bandstand” c’è “My friend the sun”, forse una delle più belle canzoni di tutti i tempi.
Caro Christian, buon anno. Ti chiamo comunque la sera del veglione per gli auguri di rito, ammesso che tu sia raggiungibile in qualche angolo di mondo. E il cielo ci liberi da quelli che mandano gli auguri in copia via SMS. Ma se quando ti chiamo dovesse cadere la linea, ricordati questa fondamentale regola, purtroppo ancora non abbastanza condivisa con conseguenti fastidi, aggravi di spesa, accavallamenti e difficoltà di comunicazione: se cade la linea, richiama quello che aveva chiamato la prima volta. Non l’altro, chiaro?
Caro Luca, usa Skype. Io ho perso la testa per Skype. Telefono ogni cinque minuti alla mia fidanzata che sta a mezzo metro da me. Mi sono anche comprato un numero di New York, per 30 dollari. L’ho preso di Brooklyn, zona Williamsburg, quella più figa. Mi trovi al 719 3599425. Se cade la linea, vuol dire che qui in provincia di Trapani i numeri di New York prendono male.
PS
Ho fatto casino. Il prefisso di Brooklyn è 718. Se mi chiami a quel numero, vuol dire che sono a Colorado Springs