Milano. Gli Alito. Samuel Alito, detto Sam, e sua moglie Martha-Ann sono la fotografia perfetta dell’America contemporanea, insieme con i senatori Democratici che nei giorni scorsi hanno interrogato il giudice italoamericano nominato da Bush alla Corte suprema. Alito, sua moglie e i senatori liberal sono anche gli strumenti ideali per comprendere la filosofia, la cultura e la politica degli Stati Uniti di oggi. Un osservatore europeo può ben credere che il polso dell’America si possa tastare grazie ai documentari di Michael Moore, ai libri di Noam Chomsky e di Gore Vidal o agli editoriali radical-fighetti del New York Times, salvo poi rimanere di sale quando la realtà e le urne riflettono un’altra America.
Chiunque avesse voluto capirla, questa America, avrebbe dovuto seguire i quattro giorni di audizione al Senato durante i quali il giudice Alito, con la moglie dietro le spalle, ha risposto a 700 verbosissime domande dei senatori di Washington. Le audizioni nel suo complesso, e al di là dei complicati aspetti giuridici, hanno rappresentato meglio di qualsiasi trattato politico il cambiamento sociale cominciato alla fine degli anni Sessanta e la trasformazione del Partito democratico, cioè della sinistra liberal, in un elitario movimento minoritario con sempre più scarsi contatti con la realtà della Middle-America.
Alito, 55 anni, è stato nominato da Bush giudice della Corte suprema, l’organo istituzionale americano che valuta la conformità costituzionale delle leggi e i delicati pesi e contrappesi di un sistema federale nato più di duecento anni fa. Un giudice della Corte suprema americana non è paragonabile a nessuno dei suoi colleghi europei: è scelto a vita, le sue decisioni diventano legge, non ha nessun vincolo, non risponde a nessuno, può fare ciò che vuole. Ecco perché le audizioni al Senato sono importanti e seguite almeno quanto l’elezione del presidente. La nomina di un giudice può cambiare gli equilibri della Corte e, di conseguenza, può influenzare per generazioni il futuro della comunità, della società, dell’America stessa. I senatori hanno quindi provato in ogni modo a tirargli fuori indicazioni sul suo possibile comportamento una volta dentro la Corte.
Ma al di là di come Alito abbia risposto, o di come sia riuscito a sviare alle domande più impegnative, da queste audizioni al Senato è venuto fuori un efficace ritratto dei valori dominanti americani contrapposti a un sempre più minoritario pensiero liberal. David Brooks, sul New York Times, ha ricordato che se Sam Alito fosse nato un po’ prima degli anni Cinquanta, sarebbe stato certamente un tipico esponente di quel ceto medio bianco che per generazioni ha costituito l’ossatura del Partito democratico. La grande coalizione del New Deal rooseveltiano però è stata spazzata via dalla contestazione culturale della fine degli anni Sessanta. La Nuova Sinistra intellettuale delle metropoli e delle grandi università in nome della rivoluzione e della contestazione ha rigettato la politica riformista, ma saldamente capitalista, del liberalismo americano e ha cominciato a trattare il ceto medio e la working class bianca come strumenti reazionari dell’establishment finanziario e del potere costituito. Il risultato ha sconvolto la geografia politica americana, ha rotto la coalizione del New Deal, ha spostato a destra l’americano medio e ha creato quella che nel corso degli anni è diventata la Right Nation.
Le lacrime della moglie
Il fenomeno è diventato palese con i Reagan’s Democrats, ovvero con quel blocco di antichi elettori democratici terrorizzati da un partito diventato succube di chi sprecava tempo ad accusare il sistema per la povertà, invece di provare a sconfiggerla nell’unico modo possibile, cioè lavorando. Alito e sua moglie appartengono a questa America, maggioritaria da oltre trent’anni, regolare, comune, moderata e definita da uno speechwriter di Richard Nixon come l’America “conservatrice dell’angolo di strada”. Alito è il sogno americano realizzato, i valori familiari, il senso della comunità e tutto il resto. Dall’altra parte ci sono i giornali liberal che hanno criticato sua moglie perché non era vestita alla moda di Sex & the City né da miliardaria di Los Angeles né da stereotipata partner tipica di Washington. Era vestita e pettinata da persona normale. Quel tipo di persone normali che, dopo ogni sconfitta elettorale, i liberal si interrogano come riconquistare, salvo poi tornare a insultarle.
L’immagine di queste audizioni di Alito rimarrà quella di sua moglie che scoppia a piangere per le accuse di un particolarmente tronfio Ted Kennedy. Lacrime che la sinistra più radicale ha creduto fossero false e magari l’ennesimo trucco di Karl Rove. I senatori liberal che hanno accusato il giudice di fanatismo e addirittura di razzismo, sono sembrati loro fanatici e razzisti di fronte al decoro e alla modestia degli Alito.