Oriana Fallaci. In natura non esiste un fenomeno paragonabile a ciò che sta capitando alla nostra cara Oriana. Un giorno c’è chi la vuole capo dello stato, quando è evidente che lei non accetterebbe nulla al di sotto di Regina, anzi di Re. Ma il giorno appresso qualcun altro se l’immagina decollata in acrilico su tela, ovvero con la testa mozzata, in quanto simbolo “della violenza della nostra società”. Proprio lei, la Fallaci, la cui unica colpa è di aver denunciato senza giri di parole la violenza assassina di chi mozza le teste in nome dell’islam. Di recente è stata premiata a New York, a Milano, a Firenze, a Roma, da Frontpage magazine come “donna dell’anno” e ora anche dal Consiglio regionale della Toscana, e ogni volta ci sono stati applausi e polemiche. C’è chi l’adora, legge i suoi libri e la vorrebbe alla guida di fantomatici movimenti politici che lei cerca di bloccare con querele e ricorsi in tribunale. Ma c’è anche una sinistra radical chic che la descrive come una cattiva maestra oppure come una dispensatrice d’odio uguale e contraria ad al Zarqawi.
Lo stupefacente caso Fallaci di questi giorni può contare su un devoto come Giulio Andreotti che protesta per l’alta onorificenza toscana assegnata alla scrittrice “per il modo sbagliato e pericoloso” con cui ha affrontato la questione musulmana, proprio mentre si scopre che nei più dotti seminari teologici del Vaticano papa Ratzinger ripete le stesse cose sull’irriformabilità dell’islam che la Fallaci scrive, stampa e vende a milioni di copie. E poi c’è la Rizzoli che pubblica con grande successo i suoi libri, ma che con la controllata Marsilio manda in libreria un duro pamphlet anti Oriana. Il caso Fallaci ha perfino diviso Vittorio Feltri e Gad Lerner, sodali su prodotti da forno e capi-spalla da pubblicizzare, ma divisi da Oriana (Lerner l’ha mostrata in tv con baffi posticci).
Il ringraziamento di Ciampi
Il presidente Ciampi in passato non è stato tenero con la scrittrice fiorentina, eppure alla cerimonia di consegna dei premi del ministero dell’Istruzione, dove con un colpo di genio mediatico l’atea Fallaci si è fatta rappresentare da monsignor Rino Fisichella, Ciampi l’ha ringraziata a nome del paese per tutto ciò che ha fatto e che fa. Una notizia che il Corriere della sera, ovvero il giornale che ha avuto l’onore, l’orgoglio e il merito di pubblicare gli scritti della Fallaci, ha relegato in poche righe accanto alle parole crociate. E se c’è un Dario Fo che l’ha difesa dal quadro che la ritrae grondante di sangue, c’è anche un Oliviero Toscani che, come se si trattasse di una delle cose più normali di questo mondo, ha detto che “forse l’artista ha solo mostrato una decapitazione che i musulmani cercano di eseguire”. Una rappresentazione artistica di una fatwa reale che per incomprensibili motivi non riesce a trasformare la Fallaci in un eroe civile dello stesso lignaggio di Salman Rushdie. Al contrario, i suoi versetti satanici vengono rinviati a giudizio in nome del popolo italiano. E di mezzo ci si è messo pure Berlusconi, che ieri al Teatro Nuovo ha commemorato Craxi costringendo gli eventuali fan di Oriana a rinviare la manifestazione davanti alla galleria che espone la testa decollata.
In tutto questo, la cosa formidabile è che la scrittrice vive e cura la sua malattia a New York, lontana da microfoni e riflettori. Non concede interviste, non va in tv, non parla quasi con nessuno. E si stupisce, anzi si inferocisce, che la accusino di voler occupare la scena, quando si limita a fare il suo mestiere che è quello di scrittore.