Ci vuole l’Onu” e “ci vuole l’intelligence” sono stati i due gridi di battaglia dell’intellighenzia europea ed americana, dei grandi giornali illiberal e, senza alcuna connessione strategica, anche delle dittature mediorientali contrarie alla guerra totale al terrorismo condotta dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna, da gran parte dell’Europa continentale e da un pugno di altre nazioni della coalizione dei volenterosi.
L’invocazione salvifica delle Nazioni Unite via via è scomparsa, un po’ perché il nemico islamista-saddamita non si curava di distinguere tra berretti verdi, croci rosse e caschi blu, un po’ perché l’Onu s’è svelato complice delle malefatte del regime di Saddam con i soldi dell’Oil for food, ma soprattutto perché il Palazzo di Vetro in realtà fin dal giorno dopo la caduta del dittatore ha legittimato il processo politico che poi ha portato alle prime elezioni democratiche del medioriente islamico. Continua l’altra litania, però. Ci è stato spiegato mille volte che il terrorismo non si combatte con gli eserciti, ma con le azioni coordinate dei servizi segreti, la nostra prima arma di difesa. Bene. Capita, però, che ogni volta che vengono usati gli strumenti dell’intelligence, che per definizione sono oscuri e sporchi, i medesimi invocatori dei servizi segreti strepitino, urlino allo scandalo e suonino campane a morto non per la democrazia in Iraq, ma in America. Così se in Europa la Cia cattura dei sospetti, la sinistra illiberatrice anziché fare ok con la manina e rispiegare che questa dovrebbe essere la via maestra contro il terrorismo, preferisce denunciare la macchinazione della Casa Bianca. E se il Sismi costruisce una rete di informatori in Iraq, arrivano Bob D’Avanzo e Carl Bonini ad accusare i servizi di aver fatto esattamente ciò che sono chiamati a fare. Va da sé che se Cia e Sismi non facessero quello che fanno leggeremmo corrucciate inchieste giornalistiche sulle inefficienze dei servizi occidentali, e puntute accuse a Bush di voler impiegare soltanto la carta militare. Insomma, “ci vuole l’intelligence”. Ma se l’intelligence scopre che un terrorista chiama dal medio oriente un numero di Houston, è ovvio che voglia conoscere il contenuto di quella telefonata. Così come è altrettanto ovvio che debba conoscerlo subito, senza aspettare un lasciapassare (peraltro scontato) di un giudice. In un vecchio sketch comico, Corrado Guzzanti faceva un panegirico di Internet, lodava le virtù della rete globale e spiegava la fantastica opportunità di poter finalmente scambiare informazioni in tempo reale con un aborigeno dell’Australia. Ma alla fine diceva: “Ah aborigeno, ma io e te che cazzo se dovemo dì?”. Ecco, ha rispiegato Bush, se uno di al Qaida (formazione terroristica che ha dichiarato guerra all’occidente) chiama qualcuno in America o in Europa, noi vorremmo sapere che cazzo hanno da dirsi. Punto.
3 Gennaio 2006