New York. Non è vero che l’Amministrazione americana sia divisa tra falchi e colombe sull’Iran. Non è vero nemmeno che ci siano gli unilateralisti da una parte e i multilateralisti dall’altra, tantomeno che si confrontino dottrine realiste e neocon. La politica sull’Iran è una soltanto, come sull’Iraq. La differenza è che stavolta la comunità internazionale, compresi Onu, Ue, Russia, Cina e India, sta dalla parte di Washington. Le eccezioni sono Cuba, Siria e Venezuela. La politica iraniana della Casa Bianca è iniziata un anno fa con l’obiettivo di ampliare il più possibile il consenso internazionale. Al contrario degli europei, gli americani sapevano bene che Teheran non avrebbe rinunciato al nucleare, sicché hanno affidato all’Europa le trattative diplomatiche. Un anno dopo, gli europei sono arrivati alla stessa conclusione di Washington. La palla è passata all’Agenzia atomica dell’Onu, con lo stesso risultato. La Russia ha tentato un’ulteriore mediazione, rifiutata dai turbanti atomici. La controproposta di Teheran è risultata insultante perfino ai russi (ma non al solito New York Times di ieri, mentre il Washington Post ha definito la proposta “falsa” e “inaccettabile”). La settimana prossima, il dossier nucleare sarà discusso al Consiglio di sicurezza, come auspicato da Bush l’anno scorso. Si è perso un anno di tempo, motivo per cui Hillary Clinton ha criticato l’Amministrazione. Sull’Iran la Casa Bianca ha quattro obiettivi: fermare la corsa al nucleare, depotenziare il suo ruolo di banchiere centrale del terrorismo, bloccare i suoi piani egemonici in medio oriente, aiutare l’opposizione democratica. Condi Rice ieri ha definito l’Iran come il paese che più di ogni altro minaccia gli Stati Uniti e ieri l’altro, presentando il rapporto annuale sui diritti umani, ha accusato Teheran di essere tra i primi violatori del mondo. A giorni il Consiglio di sicurezza approverà una dichiarazione di condanna. Se Teheran continuerà a non adempiere alle richieste, arriveranno sanzioni mirate a colpire i programmi nucleari e missilistici. Nessuna opzione è scartata, ma nel frattempo Washington finanzia l’opposizione e le trasmissioni radio e tv in farsi con 85 milioni di dollari. Al consolato americano di Dubai ha inviato dieci nuovi diplomatici per coordinare gli aiuti all’opposizione iraniana e al dipartimento di stato ha creato finalmente un desk Iran.
10 Marzo 2006