Camillo di Christian RoccaUna risposta a Manconi: è stato il Pentagono a scoprire le torture di Abu Ghraib

Sul Foglio di ieri il sociologo Luigi Manconi ha definito “falso, falsissimo, che più falso non si può” un passaggio di un editoriale di questo giornale che ricordava come sia stato lo stesso Pentagono a scoprire le torture di Abu Ghraib. Secondo Manconi, non solo “sono state le agenzie internazionali, alla fine dell’aprile 2004, a rendere noti i fatti e il rotocalco Sixty Minutes II della Cbs a mostrare le foto”, ma tutto ciò “autorizza a ritenere” che i vertici militari Usa “avrebbero messo in atto strategie di ridimensionamento e falsificazione”. Quindi: “A Ferra’, non dica fregnacce. Il Pentagono non ha scoperto le torture”. In deroga alla regola pattuita con Manconi, che è titolare della rubrica “Cortesie per gli ospiti”, questa volta il Foglio risponde, trattandosi di un’accusa di aver scritto il falso e non di aver espresso un’opinione discutibile.
I fatti: è stato il Pentagono a scoprire le torture. Il primo rapporto sugli abusi nelle carceri irachene è del 5 novembre 2003 a firma del generale Donald Ryder, cui sono seguite le prime disposizioni del Pentagono per porre riparo alla situazione. Per restare alla questione delle foto di Abu Ghraib di cui parla Manconi, la trasmissione televisiva che le ha mostrate è andata in onda sulla Cbs il 28 aprile 2004, anticipando di qualche giorno l’analogo scoop di Seymour Hersh del New Yorker. Secondo Manconi questo è stato il momento in cui sono stati scoperti gli abusi. Non è così. Si è scoperto tutto nell’ambito dell’esercito americano quattro mesi prima: a gennaio 2004, un militare di stanza ad Abu Ghraib, Joseph Darby, ha denunciato le torture compiute probabilmente in un unico giorno di fine 2003 da un gruppo di suoi commilitoni, consegnando all’agente Tyler Pieron del Comando Indagini Penali dell’esercito un cd con le fotografie scattate per macabro gioco dagli stessi aguzzini (le foto  mostrate in tv 4 mesi dopo). Al momento della denuncia, vale a dire quattro mesi prima rispetto al calendario proposto da Manconi, tutti i responsabili, ovvero 17 persone compresa la generalessa che guidava Abu Ghraib, sono state sospese e rimpatriate ed è immediatamente partita l’inchiesta per accertare le responsabilità, la prima di tre. L’indagine è stata annunciata pubblicamente dallo stesso Pentagono nello stesso mese di gennaio 2004 con un comunicato stampa e nel corso di un briefing con i giornalisti, ignorato dai rappresentanti dei media. L’inchiesta, guidata dal generale Antonio Taguba, è terminata a febbraio 2004, due mesi prima rispetto allo scoop tv di “60 minutes II” e al calendario degli eventi ricostruito da Manconi, e non si è chiusa affatto con un “ridimensionamento”, piuttosto con l’accusa formale davanti alla Corte marziale per sei soldati, poi condannati a pene detentive tra i dieci e i due anni. Tutto ciò – scoperta degli abusi-inchiesta del Pentagono-rapporto Taguba-deferimento alla Corte marziale – è accaduto tra i 4 e i 2 mesi prima degli scoop di cui parla Manconi e che peraltro, esplicitamente, si sono basati sul rapporto Taguba e hanno mostrato immagini provenienti da talpe dentro il Pentagono.

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