Oggi scade l’ultimatum posto all’Iran dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Una volta scaduto, non succederà nulla. Al massimo ci sarà un altro ultimatum, poi altre riunioni, un rapporto dell’Agenzia atomica, qualche scaramuccia, proposte di incontri, appelli al dialogo, bozze di risoluzioni, sanzioni sì, sanzioni no, tira e molla. Sperare che la questione del programma nucleare degli ayatollah islamici, e delle esplicite minacce del presidente iraniano di voler cancellare dalla carta geografica lo stato di Israele, possa essere risolta da quell’inutile carrozzone che ha sede nel palazzo di Vetro sull’East river di New York è un’illusione, un pio desiderio, probabilmente un’arma a disposizione dei turbanti atomici.
Ci sono voluti 980 giorni, cioè quasi tre anni, affinché il Consiglio di sicurezza si riunisse per discutere le violazioni iraniane del Trattato di non proliferazione nucleare scoperte nel 2003 dall’Agenzia atomica dell’Onu (Aiea). Questa sera saranno trascorsi 51 giorni da quando il Consiglio di sicurezza si è riunito per la prima volta. Eppure, ora che è scaduto l’ultimatum, non c’è accordo tra i cinque membri permanenti su che cosa fare per far rispettare la decisione del Consiglio. Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia vorrebbero imporre sanzioni economiche, Russia e Cina no. Il 2 maggio i cinque paesi, più la Germania, proveranno a trovare un’intesa.
Nel frattempo l’Onu offre ai fondamentalisti iraniani grandi e meravigliose opportunità. Qualche giorno fa, infatti, le Nazioni Unite hanno eletto l’Iran come vicepresidente della Commissione sul Disarmo. Non è uno scherzo, piuttosto è un classico del modello Onu: l’Iran è davvero il nuovo vicepresidente della Commissione Disarmo, così come in passato la Libia ha guidato la Commissione Diritti umani. Conquistato il posto, Teheran ha subito trasformato il consesso – che in teoria dovrebbe disarmare l’Iran – in un carosello di opinioni antisemite. In una delle prime riunioni, il rappresentante di Teheran ha detto che l’idea che il suo paese si stia dotando di un programma militare nucleare è “propaganda ebraica” creata ad arte dalla “lobby giudea” degli Stati Uniti. Queste dichiarazioni sono state contestate dal delegato americano, ma il presidente della Commissione e gli altri stati membri sono rimasti in complice silenzio. Un episodio simile è successo l’altro ieri, ma è pratica quotidiana all’Onu. Al Comitato sull’Informazione, il rappresentante iraniano ha accusato “il regime israeliano”, non mettetevi a ridere, di minacciare Teheran, di essersi dotato “illegalmente” di un arsenale nucleare e di praticare “terrorismo di stato”. L’ambasciatore iraniano ha addirittura detto che il suo paese “non ha mai minacciato nessuno, tantomeno ha mai espresso il desiderio di cancellare uno stato”. Nessuno, tranne i soliti noti, ha denunciato la panzana. L’Onu, piuttosto, ha conferito a una rappresentante del regime degli ayatollah il premio “Champion of the Earth 2006”, Campione della Terra, per la sua “creatività, visione, leadership” e nella speranza che “le sue idee e il suo lavoro possano essere replicate in tutto il mondo”. La vincitrice è l’ex vicepresidente dell’Iran, Massoumeh Ebtekar, la famigerata “screaming Mary”, che fu tra i leader del sequestro degli ostaggi americani del 1979 e dell’assalto all’ambasciata statunitense di Teheran.
L’Onu è questa cosa qui, un ente pressoché inutile condizionato dalle dittature e finanziato dall’occidente. Pensare che possa far cambiare idea a chi crede che la distruzione di Israele col nucleare farà tornare il dodicesimo imam della tradizione sciita equivale a bendarsi gli occhi. A giorni l’Iran – che è considerato da Freedom House come uno dei più grandi violatori dei diritti umani al mondo – sarà eletto al nuovo Consiglio sui Diritti umani di Ginevra, quel topolino uscito dalla tanto strombazzata grande riforma di Kofi Annan. La vecchia Commissione, sgangherata e screditata, ha chiuso per fallimento, ma la differenza con il nuovo Consiglio è minima. Ci saranno sempre gli stessi violatori a vigilare sugli abusi, mentre la settimana scorsa il Consiglio ha assunto come “esperto” il marxista svizzero Jean Ziegler, già fondatore del “Premio Gheddafi per i diritti umani”. Tre giorni fa il potente movimento dei paesi non allineati, di cui l’Iran è uno dei leader, ha annunciato che sceglierà il successore di Kofi Annan tra i paesi asiatici. L’Iran è in Asia.
28 Aprile 2006