David Brooks è perfetto per Michele Serra, se solo volesse disfarsi del senso di superiorità antropologica di cui è il massimo teorico. David Brooks è un attento osservatore della società e della politica americana, come Serra lo è dell’Italia e degli italiani. Entrambi hanno stile, verve e approccio molto divertenti, grazie ai quali riescono a coniugare temi seri e intrattenimento. Brooks, però, non è ideologico, non è moralista, non ha pregiudizi. E’ un conservatore di quelli che piacciono ai liberal delle grandi città di sinistra, tanto da essere una delle firme di punta del New York Times. Serra, al contrario, su un giornale di destra non potrebbe mai scrivere, perché sarebbe lui stesso il primo a provarne ribrezzo sociale. Brooks è diventato famoso prendendo in giro i liberal, ma con garbo e senza un briciolo di disprezzo antropologico. Il suo ritratto dell’emergente upper class metropolitana di borghesi-bohémienne, i bo-bos, cioè i nuovi radical chic che si atteggiano a rivoluzionari pur essendo intimamente borghesi, ha fatto divertire soprattutto la sinistra. Li avesse raccontati con la supponenza di Serra, non sarebbe stato accolto nel tempio liberal del Times. In Italia è appena uscito, per Lindau, il suo ultimo saggio sul formidabile ottimismo che è il vero cemento ideologico del sogno americano. Si intitola «Happy Days – Questa è l’America». E’ la spassosa analisi degli strambi comportamenti dei suoi concittadini che vivono nei mega sobborghi. Brooks non risparmia nessuno, svela tutti i tic dell’americano medio, quelli che da anni fanno la fortuna di Serra. Eppure quelle volgari americanate che fanno inorridire gli europei, nel racconto di Brooks sono soltanto il contorno della straordinaria vitalità di un popolo convinto che a portata di mano ci sia un destino straordinario. L’avesse scritto Serra, ci saremmo fatti parecchie risate, ma non saremmo andati oltre il cliché letterario sulla vita di periferia noiosa e artificiale, ma segretamente malata e psicotica. Leggere Brooks diverte e fa capire perché metà America vota a destra. Serra si limita all’indignazione nei confronti della metà degli italiani che non la pensa come lui.
1 Aprile 2006