Camillo di Christian RoccaUna candidata dei Verdi dedica poesie a Bin Laden e ci spiega che il terrorismo è sopravvalutato

Milano. C’è una candidata dei Verdi alla Camera che scrive poesie “dedicate” a Osama bin Laden, ad Ayman al Zawahiri, ad Abu Mussab al Zarqawi, alle Brigate dei martiri di al Aqsa, a Hamas, ai guerriglieri palestinesi e “in memoria” dello sceicco Ahmad Yassin. Dolci e ispirati versi con cui Lia Briganti si augura che il jihad “divenga un esercito di pace e di carità”. Non c’è alcuna esaltazione del terrorismo, ha scritto la stessa Briganti. I suoi sono “versi composti per comunicare le sensazioni che queste azioni esemplari” le hanno suscitato. “Azioni esemplari che, al massimo, possono destare qualche preoccupazione per il crearsi di un contesto pre-insurrezionale localizzato. Niente di più”.
Lia Briganti, candidata al numero 19 della lista verde in Emilia Romagna, è una poetessa vincitrice di premi letterari, critico d’arte e insegnante di psicologia e scienze dell’educazione a San Patrignano. Le sue poesie, tra cui “un augurio di bene ad Osama bin Laden e alla Jihad islamica”, ma anche invocazioni alla guarigione di Sharon e alle vittime delle stragi, si trovano nei forum di radicali.it. Prima dei Verdi, infatti, ha militato nel Partito radicale transnazionale ed è tutt’ora iscritta all’Associazione Coscioni.
Alla Federazione dei Verdi non ne sapevano niente. Informati dal Foglio, hanno provato a limitare i danni. Una poesia, dicono, non è come una bandiera bruciata né come un coro dieci, cento, mille Nassiriyah. Restano però senza parole, quando apprendono i titoli delle poesie. “Preghiera per i miliziani della jihad” recita così: “Oh miliziani,/ voi mi appariste/ in sogno,/ ed io percepii/ le cause/ della vostra veemente/ violenza:/ fiumi di lacrime/ di inconsolabili madri/, lo sguardo vostro/ offeso/ da un confine limitato/. Questo io compresi,/ in effluvii/ azzurrini,/ in un braccio/ alzato/ e teso/ all’orizzonte./ Possano/ le lacrime/ restituire/ il dolore/ e con esso,/ la coscienza/ del male sofferto,/ la disponibilità/ al giudizio/ degli uomini,/ al perdono/ del cuore”.

“Sono semplici artificieri”
Lia Briganti non è una fan dei kamikaze, tutt’altro. Invoca la pace, predica l’amore tra i popoli fratelli e non è nemmeno contraria alla presenza italiana in Iraq: “Io sono una cattolica praticante, ma anche una liberale – dice con tono gentile al Foglio – I miei sono testi poetici scritti a partire dal 12 settembre, in seguito alle violenze e alle reazioni sopra le righe, come quella della Fallaci. La forma poetica esprime il mio stato emotivo nei confronti della barbarie di questa guerra, che io condanno”. Le sue poesie – dice – sono inviti al dialogo che nascono dagli stessi sentimenti di solidarietà del Papa e di Marco Pannella a favore della pace o dell’esilio di Saddam. In realtà – le fa notare il Foglio – non risulta da nessuna parte che il Vaticano e i radicali abbiano mai scritto preghiere, poesie o appelli per trattare con i terroristi. Ma l’analisi politica della Briganti è questa: “C’è una sopravvalutazione propagandistica del terrorismo internazionale, è un fenomeno che va ridimensionato”. Secondo l’aspirante deputato, Osama & co. “non sono un pericolo per l’occidente”, sono “frange ammutinate di mujaheddin o di hezbollah, i quali sono soldati di montagna che difendono le frontiere come i nostri alpini”. Il paragone è quello che è, ma la Briganti considera “propagandistiche” e “sopravvalutate” anche le parole del presidente iraniano Amadinejad contro Israele.
La Verde di Cesena vede spiragli di cambiamento nel jihad, e li vorrebbe spalancare. Ogni proclama terrorista diventa richiesta di trattativa da accettare: “Bisognerebbe mettersi intorno a un tavolo”. Anche con i tagliatori di teste? “Hanno scarsità di mezzi, sono semplici artificieri. Il terrorismo è una tattica di guerra povera, mediaticamente trasformata in ontologia ideologizzante a cui dichiarare guerra totale e illimitata”.

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