Caro Christian, ho scoperto che gli americani hanno una parola per chiamare gli equivoci con i testi delle canzoni (quelli per cui io ho sempre pensato che Baglioni dicesse “quella sua maglietta Fila”). La parola, che vale non solo per le canzoni, è “mondegreen” e la inventò una scrittrice americana che confuse il verso “and laid him on the green” (“e lo distese sull’erba”) con l’inventato “and Lady Mondegreen”). Un altro esempio è “riscaldati dal calore di una persona in te”, come dicevano i Lunapop: che invece era “di una Benson & Hedges”, come ricorderai. L’ho scoperto ascoltando un classico dei Creedence Clearwater Revival – “Bad moon rising” – di cui più diffusa dell’interpretazione autentica “there’s a bad moon on the rise” (“sta spuntando una brutta luna”) è la più spiritosa “there’s a bathroom on the right” (“il bagno è in fondo a destra”): suggerimento che sembra anche più verosimile, se si immagina qualcuno che si agiti nervosamente tra il pubblico mentre i CCR cantano sul palco.
Caro Luca, la mia mondegreen personale è questa: da piccolo cantavo quel verso di Yesterday dei Beatles che fa “suddenly, I’m not half the man I used to be”, con “suddenly, Anna dai capelli rossi”. Non chiedermi perché, non lo so neanch’io. Però prova a cantarlo, funziona. Un mio amico, Marco, cantava “kiwi, kiwi, kiwi sancilamina” con passione, ma era “gimme, gimme, gimme just a little smile”. Tu giustamente sei interessato ai neologismi, io invece mi chiedo il perché di certe espressioni di moda. Per esempio, ora che abbiamo un nuovo governo, mi piacerebbe che nessun politico si mettesse a ripetere la stupidissima frase “a colpi di maggioranza”, come se fosse una cosa abietta prendere decisioni a maggioranza. E come si dovrebbero fare le leggi, “a colpi di minoranza”?
Caro Christian, prima che sia troppo tardi vorrei volgere un pensiero definitivo ai nove anni di Milano con Gabriele Albertini sindaco, che stanno per sparire come lacrime nella pioggia. Nella densa casistica italiana di sindaci totalmente inutili e inadeguati alle città che se li sono voluti – i lettori palermitani di GQ mi hanno recentemente segnalato con insistenza il caso del loro Cammarata (ti ricordavi che era sindaco, tu?) – Albertini vanta un rapporto da primato tra importanza della città guidata, durata del mandato e inconsistenza dello stesso. Il futuro non promette di meglio, dirai tu: speriamo nel decennio successivo. Gli anni Dieci.
Caro Luca, non sono d’accordo. Abbiamo avuto poche notizie di Albertini, è vero. Ma secondo me è una cosa positiva, molto positiva. Ricordati dei predecessori, dei quali spesso si avevano molte notizie, anche di reato (ehi, Travaglio, lascia subito il mio Mac…). I sindaci, secondo me, si devono occupare di tombini, di traffico, di panchine. Meno se ne parla, meglio è. Montanelli diceva che Albertini era un perfetto amministratore di condominio, e io sono d’accordo. A Palermo, quando c’era Leoluca, detto Leolook, Orlando, la città era tutti i giorni al Costanzo show, ma non arrivava l’acqua nelle case. Non per cattiveria o per incapacità di Orlando, ma – come scriveva Leonardo Sciascia – perché se un sindaco è impegnato quotidianamente a far notizia, dove trova il tempo di aprire i rubinetti?
Caro Christian, ora che il centrosinistra ha vinto e del retrogrado bigottismo dilagante non rimangono che un paio di eletti nella Margherita, mi sento libero di segnalare il nuovo cd dei Pet Shop Boys che esce questo mese. Il disco è fatto a forma di disco dei Pet Shop Boys, niente di più e niente di meno. La mia canzone preferita – con buona pace del Moige – si chiama “The sodom and Gomorrah show”. (non ti preoccupare se, andando in stampa prima delle elezioni, questa valutazione dovesse rivelarsi errata: fingeremo che si tratti di un’ironia sulla vittoria del centrodestra).
Caro Luca, ora che il centrosinistra ha vinto e del retrogrado comunismo dilagante non rimangono che un centinaio di eletti, mi sento libero di dire che non tutto il male viene per nuocere. Per esempio, il disco di David Gilmour sarà retrò quanto vuoi, ma a me piace moltissimo. Gilmour l’ha registrato nell’isola greca di Castellorizo, probabilmente pensando a Vassilissa, sempre che Antonio Cederna non gli abbia sparato dalla finestra. A proposito della professione di Vassilissa, io mi sono divertito moltissimo a leggere “Le mie storie da una botta e via”. E’ il libro di una amateur come Chelsea Handler, una comica americana bella e scorrettissima che racconta la sua “vita orizzontale”. Ti consiglio inoltre “Il mucchio selvaggio”, un fantasmagorico libro sui mirabolanti inizi delle televisioni private italiane. Ora che ci avviamo alla fine di quel mondo, as we know it.