La rivista Time non ha preso in considerazione l’ipotesi di nominare “persone dell’anno” i due più importanti uomini politici di questo momento, i due uomini che ieri hanno provato ancora una volta a ridare speranza non solo al futuro dell’Iraq, ma dell’intero medio oriente. Il primo personaggio è George W. Bush, malgrado sia a soli due anni dall’uscita di scena e appesantito dalla sconfitta elettorale di metà mandato. Il secondo personaggio è l’ombroso, malato e anziano Grande Ayatollah iracheno Ali al Sistani, la voce moderata dello sciismo religioso, oltre che il fautore di un modello politico e costituzionale esattamente opposto a quello tristemente reso famoso dal suo collega ayatollah Khomeini e, ora, del successore Khamenei e del giovane populista Ahmadinejad.
I due, Bush e Sistani, non si sono mai incontrati e mai probabilmente si parleranno direttamente, eppure sono i due pilastri del futuro iracheno e mediorientale, l’alternativa al regno fanatico e fondamentalista dei turbanti atomici di Teheran. Il primo tentativo – dopo 35 anni di feroce e barbarica dittatura nazional fascista e islamica di Saddam Hussein – di avviare un processo democratico è partito grazie all’accordo tra Bush e Sistani tre anni fa, con Bush che ha rinunciato al modello politico che aveva in testa per andare incontro alle richieste di Sistani e con Sistani che ha accettato la via democratica e l’assenza di membri del clero dal governo, sancendo la separazione tra la religione e il governo degli affari di stato. Quell’accordo ha raggiunto risultati impensabili, compresa una nuova Costituzione, ma è sul punto di crollare a causa dell’incapacità delle nuove autorità di mantenere l’ordine e la sicurezza nel paese, anche per effetto delle infiltrazioni iraniane, a cominciare dal ruolo delle squadre di Moqtada al Sadr. Bush e Sistani, pur non incontrandosi mai, ora sono giunti a un nuovo accordo politico, adattando le rispettive strategie alla nuova situazione sul campo. Sono due leader pragmatici e realisti, i quali non dimenticano mai l’obiettivo strategico del loro impegno che è, per entrambi, un Iraq libero, sicuro e rappresentativo. Bush ha annunciato che si impegnerà con altre truppe e nuove tattiche per ristabilire la sicurezza in Iraq e chiede fin d’ora alle forze politiche irachene un nuovo patto nazionale per escludere dal governo gli estremisti e coinvolgere chi oggi è stato tenuto fuori. Dalla città santa di Najaf, Sistani dà il suo assenso. Se ci riusciranno, come dovrebbe sperare chiunque di noi, la copertina di Time di fine 2007 è fatta.
21 Dicembre 2006