Camillo di Christian RoccaBotte da orbi tra Hillary e Obama

Milano. La candidata donna e il candidato nero se le danno di santa ragione. E’ cominciata presto, prestissimo, la fisiologica fase “nasty”, brutta, sporca e cattiva, della campagna elettorale per la Casa Bianca 2008. Al centro degli intrighi, come capita da 16 anni, c’è Hillary Clinton, questa volta impegnata a controbattere il fuoco amico, invece della famigerata “vasta cospirazione di destra” di cui si è sempre sentita obiettivo. E’ successo che l’ala hollywoodiana del Partito democratico, i miliardari liberal capitanati dal produttore David Geffen e dal regista Steven Spielberg, un tempo schierata con Billary, stavolta sostengono Barack Obama, l’unico che al momento potrebbe strappare a Hillary la quasi scontata nomination democratica. Non solo. Gli ingrati, più volte ospiti a cena più pernottamento nella Lincoln bedroom della Casa Bianca clintoniana, hanno cominciato a dire cose parecchio spiacevoli sull’ex first lady e suo marito. Il fastidio di Hillary è evidente, non solo per il milione e mezzo di dollari raccolto in una serata a favore di Obama, né per il fatto che la riedizione in formato tascabile del suo “It takes a village” sia stato un flop clamoroso (seimila copie, contro i milioni venduti da Obama). E’ successo di più. Il radical Geffen ha dato un’intervista a Maureen Dowd – la penna più caustica del New York Times, oltre che l’unica non appiattita sulla senatrice – ove le cose più carine su Hillary e Bill erano la loro conclamata bugiardaggine e la fame per il potere. Il giudizio di Geffen è netto: “Hillary è la candidata democratica più facile da battere per un repubblicano”. Dalla campagna di Hillary è partito un comunicato durissimo, stranamente contro Obama invece che contro Geffen, con allegata richiesta di scuse al senatore e di invito a rifiutare i soldi raccolti da Geffen per rispettare l’impegno a non attaccare i colleghi di partito. Obama prima ha sviato, poi ha evitato di partecipare al dibattito tra i candidati democratici che si è tenuto mercoledì in Nevada. C’erano tutti: Hillary, Edwards, Richardson, Biden, Dodd, Kucinich, mancava solo Obama – rimasto a far campagna in Iowa. Ma dal suo quartier generale è partita la rispostaccia: Hillary pensi a quel senatore della Carolina che, per sostenerla, va dicendo che Obama non potrà mai essere eletto in quanto nero. E, poi, “come mai non ha mai avuto problemi con Geffen, quando raccolse per lei e Bill 18 milioni di dollari?”.

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