Camillo di Christian RoccaI liberal d'America sono i più duri a volere sanzioni dure contro l'Iran

New York. A Baghdad gli inviati di George W. Bush oggi incontrano gli emissari iraniani alla conferenza internazionale sull’Iraq, mentre a Washington il Congresso democratico introduce una proposta di legge durissima contro Teheran, ma anche contro chiunque – perfino tra gli alleati – farà affari con gli ayatollah. L’iniziativa legislativa va ben oltre le proposte bushiane all’Onu ed è opera di uno dei più autorevoli leader democratici alla Camera, il californiano Tom Lantos, presidente della commissione Esteri.
Il testo di Lantos prevede una serie di sanzioni mai adottate prima d’ora e sarà al centro del dibattito alla riunione annuale dell’Aipac, la più potente lobby filo israeliana d’America e grande sponsor di questo progetto di legge. Oltre a Lantos, e al vicepresidente Dick Cheney, da domani a martedì parleranno all’Aipac anche i leader al Congresso, a cominciare dal senatore democratico Harry Reid e da Nancy Pelosi, al suo primo importante discorso di politica estera da quando è diventata speaker della Camera. All’evento washingtoniano parteciperanno i candidati democratici alla Casa Bianca Hillary Clinton, Barack Obama e Joe Biden, così come i repubblicani John McCain e Sam Brownback. La settimana scorsa, a una riunione di Chicago della lobby pro israeliana, Obama aveva ricordato che “l’Iran è una minaccia per tutti noi” e aveva ribadito che “il mondo deve lavorare per fermare il programma di arricchimento dell’uranio e impedire all’Iran di acquisire armi nucleari, perché una teocrazia radicale con le armi nucleari è troppo pericolosa”. Obama aveva detto, inoltre, che “non dobbiamo escludere nessuna opzione, nemmeno quella militare”, suggerendo poi come strumento primario contro gli ayatollah una “diplomazia aggressiva combinata con sanzioni dure”.
La proposta di Tom Lantos, sostenuta dall’Aipac, mette nero su bianco queste sanzioni molto dure. L’obiettivo è di ridurre le disponibilità finanziarie che Teheran potrebbe usare per sostenere il terrorismo, alimentare gli attacchi contro le truppe americane in Iraq e costruire armi nucleari. Il testo prevede la reimposizione di quelle restrizioni alle importazioni iraniane (tappeti, pistacchio, caviale) che nel 2000 erano state tolte da Bill Clinton per avviare l’abortito dialogo con il regime di Teheran, ma soprattutto contiene sanzioni contro le aziende straniere che continuano a fare affari con l’Iran.
Le leggi precedenti consentivano una certa flessibilità a Bush, il quale aveva l’autorità di non allargare l’embargo americano alle società straniere che firmavano contratti petroliferi con Teheran. “Fino ad oggi – ha detto Lantos – Bush non ha mai sanzionato nessuna società petrolifera straniera, ma i giorni sereni per l’industria petrolifera sono finiti”. Concretamente, vuol dire che “se la Shell olandese andrà avanti con la proposta di contratto da 10 miliardi con l’Iran, sarà sanzionata; se la Malesia farà la stessa cosa, pure; lo stesso trattamento avranno la Cina e l’India, se dovessero chiudere un accordo con Teheran”. Lantos, inoltre, ha accolto l’emendamento di una deputata repubblicana che obbliga i fondi pensione del governo federale americano a disinvestire dalle società che hanno interessi superiori ai 20 milioni di dollari nel settore energetico iraniano.
Le proposte democratiche e della lobby israeliana rischiano di aprire un altro fronte di scontro con l’Amministrazione Bush, dopo che la Casa Bianca ha minacciato di porre il veto nel caso, ancora improbabile, che il Congresso approvi la proposta di fissare “una data certa” per il ritiro dall’Iraq (anche se mitigata dal sì al finanziamento della missione e, anzi, da un aumento di spesa di 20 miliardi di dollari per i soldati impegnati a Baghdad). Due giorni fa il sottosegretario Nicholas Burns, pur d’accordo con le sanzioni, ha detto che la Casa Bianca non vuole perdere il potere di escludere l’imposizione delle sanzioni, viceversa l’America sarebbe costretta a sanzionare i suoi stessi alleati.

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