Camillo di Christian RoccaLa sinistra radical costringe il partito democratico a disertare la Fox

New York. Un dibattito televisivo con i candidati democratici alle elezioni primarie del 2008 è stato improvvisamente cancellato dalla leadership del partito, ufficialmente a causa del colore politico del network televisivo che l’avrebbe dovuto ospitare a Reno, in Nevada, il prossimo 14 agosto. Il canale è la Fox News di Rupert Murdoch, l’unica tv di chiara tendenza conservatrice in un panorama televisivo a stragrande maggioranza liberal e di sinistra. La cancellazione del dibattito presidenziale solo superficialmente racconta una battaglia ideologico-politica tra la sinistra americana e la rete che ha rotto il monopolio televisivo liberal. In realtà, questa vicenda è l’ultimo atto di una faida interna al partito democratico, diviso tra un establishment washingtoniano che prova a raggiungere un pubblico diverso dai soliti fedelissimi e l’armata di bloggers che rifiuta ogni compromesso anche simbolico con la destra. I cosiddetti netroots – la base di militanti radicali organizzata su Internet – sono nati in occasione delle primarie del 2004 intorno alla candidatura di Howard Dean e, l’estate scorsa, sono riusciti a sconfiggere il senatore Joe Lieberman alle primarie del Connecticut, costringendolo a candidarsi da indipendente per riconquistare il seggio. La stampa li ha idolatrati, il paese reale un po’ meno, tanto che i loro beniamini, Dean nel 2004 e l’anti Lieberman Ned Lamont nel 2006, sono andati incontro a due clamorose sconfitte elettorali. Malgrado ciò, i netroots contano ogni giorno di più negli equilibri del partito, in un modo ormai paragonabile al peso che la destra religiosa ha tra i repubblicani.
Il dibattito presidenziale di agosto era stato organizzato dalla Fox News insieme con i vertici del Partito democratico del Nevada, lo stato di Harry Reid, il leader democratico del Senato. I candidati presidenziali non sarebbero stati messi alla berlina degli opinionisti della rete, ma avrebbero parlato e discusso liberamente tra di loro, con le solite regole ferree dei dibattiti televisivi americani. MoveOn, DailyKos e MyDD, i principali siti della contestazione, hanno sommerso di e-mail e petizioni i deputati e i vertici del partito chiedendo di non collaborare col nemico Fox. L’obiettivo della protesta non è sparire dagli schermi della tv di Murdoch, ma –come ha scritto uno di loro – evitare che la cosponsorizzazione “convalidi la pretesa che la Fox sia una fonte giornalistica legittima”.
A Washington i vertici hanno resistito solo per qualche giorno. Il capo del partito in Nevada aveva scritto un articolo su Daily Kos per cercare di chetare la rabbia dei militanti, ma non è servito a niente. Sette giorni fa il neobeniamino dei netroots, John Edwards, ha annunciato che non avrebbe partecipato al dibattito e ha rincarato la dose di accuse al canale che il mese scorso aveva scovato un suo imbarazzante fuorionda in cui per due lunghissimi minuti, armato di specchio spazzola e lacca, cercava di rendere perfetto il suo ciuffo kennedyano. Anche Bill Richardson, il governatore ispanico e westerner del New Mexico che secondo parecchi analisti è il favorito nella corsa alla vicepresidenza ha deciso di non partecipare. Hillary Clinton e Barack Obama non si sono pronunciati. Venerdì, infine, il partito ha ceduto alle pressioni della base internettiana e ha deciso di cancellare l’evento, afferrando al volo il pretesto fornitogli da una battuta del presidente del network, Roger Ailes: “E’ vero che Barack Obama è in movimento – ha detto Ailes a un gala di Washington – ma non so se sia vero che il presidente Bush abbia chiesto a Musharraf per quale motivo non riusciamo a catturarlo”. I netroots, e poi i vertici del partito, hanno accusato il presidente della Fox di aver paragonato Obama a Bin Laden, anche se il senatore di Chicago ha detto di non essersi affatto offeso. Tutti sanno che la battuta era su Bush, considerato incapace di distinguere tra Obama e Osama, ma è servita alla leadership democratica per cedere, ancora una volta, alla sua ala più estrema.

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