Ma non è che, per caso, il candidato ideale alla Casa Bianca 2008 sia Dick Cheney? La domanda se l’è posta il New York Sun, quotidiano di area neoconservatrice che un po’ sostiene Rudy Giuliani e un po’ spera che scenda in campo l’attuale sindaco di New York Mike Bloomberg. Ciò che manca in questa campagna elettorale è un candidato, sia esso il presidente o il vicepresidente uscente, che difenda l’operato dell’Amministrazione e si batta per il consolidamento della sua eredità politica. “Se Cheney si candidasse, il gradimento di Bush sarebbe più alto di 5 o 10 punti”. Ma Cheney, secondo il Sun, può vantare altre grandi qualità: ha esperienza di politica estera ed economica, oltre che quattro anni in meno di John McCain e un’età inferiore a quella di Ronald Reagan quando entrò alla Casa Bianca. Sua moglie Lynne, studiosa dell’American Enterprise, sarebbe una delle più grandi First Lady della storia. Lunedì scorso, a una manifestazione in Alabama, Cheney è stato ricevuto con grande calore dai repubblicani locali e li ha salutati dicendo che con “un’accoglienza come questa sembra quasi che mi vogliate candidato”. Cheney ha ripetuto la stessa frase in un’altra occasione. Ci sta pensando davvero? E’ improbabile, ma secondo il Sun “per coloro che hanno a cuore l’estensione della campagna bushiana per la libertà nel mondo e i tagli fiscali in casa, la candidatura Cheney sarebbe attraente”.
Il viaggio in Siria della speaker della Camera, Nancy Pelosi, non è piaciuto agli editorialisti conservatori, ma nemmeno al Washington Post, un quotidiano mai tenero con la Casa Bianca di George Bush: “Il tentativo della signora Pelosi di stabilire una presidenza ombra non è solo controproducente, è anche sciocco”. Un opinionista conservatore del Wall Street Journal ha addirittura suggerito che la Pelosi possa aver violato una legge federale, il Logan Act firmato nel 1798 dal presidente John Adams dopo che un pacifista della Pennsylvania, George Logan, era andato a Parigi per assicurare il governo francese che il popolo americano voleva la pace. Da allora se, “senza l’autorizzazione degli Stati Uniti”, un americano comunica con un governo straniero per provare a influenzare il comportamento di quel governo “su qualsiasi controversia riguardante gli Stati Uniti” è un reato punibile fino a tre anni di galera. Il New York Times, invece, ha approvato l’incontro tra la democratica e il dittatore, ma il giudizio più pesante nei confronti della Pelosi probabilmente è il silenzio sia Hillary Clinton sia di Barack Obama.
Le voci intorno a Fred Thompson non si fermano. L’attore della serie televisiva Law and Order due settimane fa ha detto che stava pensando alla candidatura presidenziale. In un attimo è balzato al terzo posto nei sondaggi repubblicani, superando Mitt Romney e piazzandosi a due punti da John McCain. Thompson fa sul serio, dicono nei corridoi di Washington. Alla sua candidatura lavorano l’ex leader al Senato Bill Frist e l’ex capo dello staff di Reagan, Harold Baker. Il 4 maggio, Thompson parlerà a un importante evento repubblicano nella Orange County, il cuore della rivoluzione reaganiana. Prima ancora, il 18 aprile, incontrerà il gruppo parlamentare a Capitol Hill. E’ improbabile che Thompson annunci presto la sua candidatura, anche perché riconosce il vantaggio di essere “un candidato non candidato”.
Rudy Giuliani continua, senza timore di alienarsi la destra religiosa, a sostenere che l’interruzione della gravidanza sia una scelta che spetta alla donna. “Sono contrario all’aborto, ma non cambierò posizione, preferisco che mi votino contro piuttosto che cambiare me stesso”. Giuliani, inoltre, da qualche tempo comincia i suoi discorsi citando autoironicamente brani del Padrino e imitando la voce da boss di Marlon Brando. In questo suo atteggiamento c’è la spiegazione del grande vantaggio nei confronti di Mitt Romney, malgrado l’ex governatore del Massachusetts corteggi l’ala evangelica del partito. La strategia di Giuliani è di non nascondere gli aspetti più controversi della sua candidatura. Romney si comporta all’opposto. Sull’aborto, per esempio, in passato è stato favorevole al diritto di scelta della donna, mentre ora ha cambiato idea per assecondare la destra cristiana. Il risultato è che Giuliani è il ritratto dell’uomo di principi, mentre Romney di una banderuola. Nei giorni scorsi, per esempio, s’è spacciato per un cacciatore provetto, per conquistare il consenso della lobby dei portatori di armi, ma i giornali hanno scoperto che, in realtà, in tutta la sua vita è andato a caccia soltanto due volte.
7 Aprile 2007