Camillo di Christian RoccaObama s'è arreso a Bush?

New York. “Barack Obama si è arreso a George Bush”. L’accusa al senatore nero dell’Illinois, candidato alle presidenziali del 2008 per il Partito democratico, proviene dal più rumoroso guru della sinistra radunata su Internet. Ed è stata subito sfruttata da Hillary Clinton per recuperare posizioni sul fronte pacifista e distanziare il suo più temibile inseguitore. Obama, tra l’altro, ieri ha annunciato di aver raccolto 25 milioni di dollari nei primi tre mesi del 2007, soltanto uno in meno rispetto a Hillary. Ma se la guerra per i finanziamenti elettorali per ora è in parità, malgrado Hillary sembrasse imbattibile, questa settimana la guerra in Iraq – cioè il principale asset di Obama – si è trasformata in un disastro per il senatore. Obama è l’unico dei contendenti per la Casa Bianca a essere stato contrario fin dall’inizio alla guerra, sebbene al momento del voto al Congresso non fosse ancora senatore. Tutti gli altri candidati big, sia democratici sia repubblicani, hanno votato o sostenuto l’intervento per destituire Saddam. Obama si vanta di essere l’unico ad aver previsto fin dal primo giorno come sarebbero andate a finire le cose e da settimane diffonde una sua intervista televisiva della fine del 2002 dove effettivamente sembra avere la palla di vetro. Una volta eletto al Senato, le sue posizioni sono state molto più pragmatiche tanto che, sulle questioni irachene, ha votato 94 volte su 95 allo stesso modo di Hillary, considerata la falca del gruppo democratico. Clinton, per questo, è odiata dalla base più radicale del partito, ma da settimane ha intrapreso un lento e deciso riposizionamento sul fronte pacifista, proprio per non lasciare campo libero a Obama. L’accusa di Moulitsas al senatore sembra averle dato l’imprevista opportunità di sorpassare a sinistra Obama.
La colpa di Obama è quella di aver detto che se Bush porrà, come ha promesso, il veto sulla legge per i fondi alla guerra in Iraq, il Congresso dovrà velocemente concedere i soldi al presidente togliendo la data prevista di ritiro, perché “nessun senatore vuole fare giochetti con le nostre truppe”. Moulitsas ha scaricato la sua rabbia su Daily Kos, il sito più cliccato dei netroot democratici, ormai la più efficiente base elettorale del partito: “Ma che cosa ridicola da dire. Non si tratta solo di una cattiva idea, è anche l’approccio sbagliato per negoziare. Invece che minacciare Bush con ulteriori restrizioni e sfidarlo a porre il veto ai finanziamenti alle truppe, Barack si è arreso. Fatemelo ripetere: Obama si è arreso a Bush”.
Hillary non s’è lasciata sfuggire l’occasione di passare per la più feroce critica dell’Amministrazione e in tutti i modi ha ripetuto di non voler cedere al presidente, invitando il gruppo democratico a tenere duro e a sfidare ancora la Casa Bianca. Obama ha provato a recuperare, spiegando alla Associated Press di non aver rinunciato alla battaglia, ma ha ricordato che i democratici non hanno i voti sufficienti a superare il veto presidenziale, sicché ha riconfermato che né lui né “la vasta maggioranza dei democratici” è interessata a tagliare i fondi ai soldati impegnati in battaglia. “La sua replica non è migliore della precedente – ha ribattuto Moulitsas – pensate che cosa sarebbe successo se queste cose le avesse dette Hillary”. Il recupero di Hillary però è durato poco. Un gruppo di senatori democratici ha presentato un progetto di legge che proibisce lo stanziamento di ulteriori fondi per continuare la guerra in Iraq dopo il 31 marzo 2008. A Hillary è stato chiesto se lo firmerà, lei non ha risposto. Il titolo del Washington Post era: “Clinton attacca la guerra in Iraq, ma resta vaga sul finanziamento”.

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