Camillo di Christian RoccaIl cambio di passo per l'Iraq

La battaglia politica sull’Iraq si combatte fin dal primo giorno a Washington, a Baghdad, a Parigi. A Washington, il partito democratico ha dato il contrordine compagni, togliendo dalla legge che finanzia la strategia militare del generale Petraeus la data di ritiro. Bush ha svelato i dettagli dell’operazione del 2005 con cui l’esercito americano ha distrutto la cellula irachena di al Qaida, pronta a colpire obiettivi civili in America e in altri paesi. Un ex senatore democratico, Bob Kerrey, ha chiesto ai compagni di rispondere a una domanda: l’Iraq è il principale campo di battaglia contro gli islamisti radicali che hanno attaccato l’America l’11/9? La risposta è sì, ha scritto sul Wall Street Journal, ogni soluzione proposta per risolvere il caos iracheno dovrà tenerne conto. Il problema degli oppositori della guerra irachena è che non hanno mai fornito un’alternativa alla vittoria in Iraq. Il centrosinistra di qua e di là dell’Atlantico non ce l’ha e, per quanto chieda il rientro delle truppe, sa che un buon numero di soldati dovrà restare nella regione per evitare che la situazione peggiori. Il compromesso trovato al Senato tra democratici e repubblicani obbliga la Casa Bianca e Petraeus a riferire al Congresso, prima a luglio, poi a settembre, i progressi della nuova strategia. Il Washington Post, ieri, ha svelato che la leadership politica e militare americana a Baghdad ha elaborato la seconda fase della nuova strategia, quella più politica. Gli obiettivi sono la riconciliazione, la sicurezza e la purga degli infiltrati dall’esercito iracheno. L’operazione di sostegno alle deboli istituzioni irachene durerà 18-21 mesi. Secondo il Guardian, a settembre Bush riproverà a coinvolgere la comunità internazionale, tornando all’Onu. Bush resterà alla Casa Bianca ancora per oltre un anno e mezzo. Archiviata l’era unilaterale di Chirac, e cominciata quella occidentale e bipartisan di Sarkozy/Kouchner, c’è l’opportunità – per l’America e l’Europa – di combattere insieme il fanatismo terrorista soltanto a Baghdad, evitando di sprecare energie sui fronti interni.

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