New York. Cinquant’anni fa, l’impero sovietico stupì il mondo con il lancio dello Sputnik, il primo satellite artificiale del mondo. Politici e scienziati americani furono colti di sorpresa, ma quella prima conquista sovietica convinse Washington ad affrontare con maggiore convinzione la sfida con i comunisti e, alla fine, a vincere prima la guerra tecnologica della conquista dello spazio e poi la Guerra fredda. Ieri mattina, al Carnegie Institution di Washington, la candidata democratica alla Casa Bianca 2008, Hillary Clinton, ha approfittato dello storico anniversario per lanciare la sua controffensiva scientifica e tecnologica alla “guerra alla scienza” dichiarata dall’Amministrazione George W. Bush.
L’agenda scientifica di Hillary promette un maggiore impegno a favore della ricerca e dell’innovazione, al fine di recuperare il terreno che, secondo la leader democratica, l’America avrebbe perso negli ultimi sei anni e mezzo di Casa Bianca guidata dai repubblicani. Hillary ha accusato Bush di aver ignorato o manipolato ideologicamento la verità scientifica a fini politici, contribuendo a mettere a rischio il futuro degli Stati Uniti e a favorire i concorrenti economici dell’America, fino a far guadagnare loro posizioni decisive sui mercati globali: “Quello che l’America ha raggiunto dopo il lancio dello Sputnik – ha detto Hillary – è il simbolo di ciò che l’America può fare nel momento in cui affronta una nuova economia globale, nuove sfide ambientali e la promessa di nuove scoperte nel campo della medicina”. Con Hillary alla Casa Bianca, l’America è pronta a guidare il XXI secolo, esattamente come ha fatto per tutto il Novecento.
L’ambizioso piano di Hillary per l’innovazione scientifica prevede un cambiamento radicale dell’approccio del governo federale rispetto ai grandi temi della scienza. Una volta eletta presidente, ha promesso Hillary, firmerà un ordine esecutivo per cancellare il divieto posto da Bush al finanziamento federale per la ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali. Hillary non è entrata nel dettaglio, ma ha assicurato che le ricerche embrionali che lei autorizzerà saranno conformi ai più alti standard etici, evidentemente più bassi di quelli cui fa riferimento Bush. Il secondo punto della risposta clintoniana alla “guerra alla scienza” di Bush è il surriscaldamento terrestre, “la più importante questione morale dei nostri tempi”.
Il programma di Hillary prevede una serie di regole comportamentali per gli scienziati governativi, ma anche per chi occupa ruoli politici nell’ambito dei settori scientifici federali. Il riferimento è agli uomini scelti da Bush per guidare le agenzie scientifiche federali, accusati di perseguire obiettivi ideologici e di aver interferito con la ricerca e le prove scientifiche per portare avanti il proprio programma ideologico. Hillary ha citato funzionari bushiani che negano la prova scientifica del surriscaldamento terrestre e che hanno fatto intendere che c’è una relazione tra l’aborto e il cancro al seno. Gli scienziati, nel piano di Hillary, saranno protetti da eventuali pressioni politiche che minacciano l’integrità scientifica, ma non ha fatto cenno agli scienziati che sostengono tesi opposte a quelle più diffuse e di moda. In comune con Bush, Hillary ha un sogno transplanetario, cioè un programma di esplorazione spaziale. Come l’attuale presidente, la senatrice vuole investire in nuove tecnologie che riducano gli sprechi energetici e limitino la dipendenza dal petrolio straniero.
5 Ottobre 2007