Camillo di Christian RoccaLa campagna sottotraccia di Fred Thompson

New York. L’idea di Fred Thompson, ex avvocato, ex attore, ex senatore, ex lobbysta, è quella di puntare alla presidenza degli Stati Uniti presentandosi come il solo candidato realmente conservatore del gruppo repubblicano, come l’unico concorrente di provate e consolidate posizioni reaganiane. Originario del sud, Thompson non deve giustificare le sue posizioni su aborto, gay, porto d’armi come Rudy Giuliani, non ha bisogno di rassicurare per la sua fede come il mormone Mitt Romney, non è legato a politiche pro immigrazione come John McCain né a chiusure isolazioniste come altri rumorosi candidati minori, non ha mai alzato le tasse come l’ex governatore dell’Arkansas Mike Huckabee e non è portatore di bizzarre idee radicali come il libertario Ron Paul.
Fin dal primo momento, le aspettative su Thompson sono state dunque alte, altissime, confermate dai primissimi sondaggi d’opinione e dall’incessante copertura dei giornali. Eppure, finita la luna di miele mediatica, Thompson non è riuscito a tramutare l’attesa in consenso e la sua campagna è diventata sinonimo di flop, non solo sulla stampa liberal ma anche sul canale tv iper conservatore Fox News. Il risultato a oggi è che Giuliani resta in testa, Romney è solido nel suo ruolo di prima alternativa all’ex sindaco di New York, McCain mostra segni di risalita, e i beniamini dei conservatori sociali e della stampa sono diventati l’ex predicatore Huckabee e il deputato Paul. Con l’eccezione di due commentatori d’opposta area repubblicana, Bill Kristol e Bob Novak, nessuno crede nelle chance di Thompson, anzi si è diffusa l’idea che sia un candidato vuoto e privo di una reale voglia di diventare presidente. Gli stessi  giornali e le stesse televisioni che un paio di mesi fa aspettavano Thompson come il nuovo messia ora raccontano un’altra persona: pigra, banale e a capo di una campagna mal gestita. I sondaggi nazionali in realtà continuano a segnalarlo al secondo posto dietro Giuliani e in testa, o nei paraggi, in due dei primi stati che a fine gennaio cominceranno ad aprire le urne per le primarie: Carolina del Sud e Florida.
Sottotraccia, infatti, Fred Thompson si sta costruendo una credibilità conservatrice che agli altri candidati sembra ancora mancare e che la grande stampa della costa orientale continua a sottovalutare. Al sud, cioè nel bastione elettorale del Partito repubblicano, l’ex attore di Law and Order sta andando fortissimo. A poco a poco, sta conquistando il sostegno di importanti gruppi di pressione della Right Nation. Il Comitato nazionale per il diritto alla vita, attivissimo nella campagna contro l’aborto, ha scelto Thompson come candidato da sostenere alle primarie. La National Rifle Association, la potente e diffusa lobby in difesa del diritto costituzioanle a portare le armi, è probabile che faccia lo stesso. Thompson è amato anche dalla Federalist Society, l’associazione dei giuristi federalisti, per i suoi continui richiami ai diritti degli stati e per aver aiutato, su richiesta di George W. Bush, i giudici supremi John Roberts e Samuel Alito a superare le audizioni e il voto di conferma al Senato. All’inizio di novembre, con un discorso al college militare di Citadel, Thompson ha proposto uno specifico e dettagliato piano di crescita dell’apparato militare americano, molto meno vago di quello dei suoi concorrenti conservatori e liberal, al punto che poco dopo la rivista National Review ha scritto un editoriale di quasi endorsement dell’ex senatore.
Nelle ultime settimane, inoltre, Thompson s’è guadagnato gli applausi del Club for Growth di Grover Norquist, il più rumoroso e influente gruppo anti tasse e anti espansione del governo. Thompson ha presentato un piano radicale di riforma della Social Security, il sistema pensionistico, che ha addirittura convinto il Washington Post a pubblicare un editoriale dal titolo: “Due hurrà per Mr. Thompson” per la “più coraggiosa proposta di questa campagna elettorale”.
L’ex senatore del Tennessee, infatti, è l’unico candidato di destra e di sinistra ad aver affrontato senza paura di impopolarità il tema della solvibilità del sistema previdenziale. Thompson propone di tagliare i benefici ai futuri pensionati perché le promesse di oggi non potranno essere mantenute a partire dal 2041. Il suo progetto è un misto di idee conservatrici (fondi privati, ma volontari) e liberal (incentivi dello stato) e si basa sul calcolare le pensioni legandole all’aumento del costo della vita, invece che sulla più veloce crescita degli stipendi. Domenica, infine, Thompson ha presentato un complessivo piano di riforma fiscale (Plan for Tax Relief and Economic Growth) che rende definitivi i tagli di Bush, elimina per sempre la tassa di successione e la minimum tax alternativa, diminuisce al 27 per cento l’aliquota massima per le imprese, aumenta le detrazioni per le piccole aziende e consente agli individui di scegliere tra l’attuale sistema di tassazione e uno nuovo con due sole aliquote: del 10 per cento per le famiglie che guadagnano fino a 100 mila dollari (50 mila per gli individui) e del 25 per cento per i redditi superiori (i capital gains e dividendi sono tassati a parte e non sono previste deduzioni). I critici citano dati ufficiali del Congresso secondo cui questa proposta in dieci anni farebbe incassare allo stato duemila e cinquecento miliardi di dollari in meno, ma Thompson tocca i tasti giusti della base conservatrice quando dice che queste stime non tengono conto del benefico stimolo all’economia creato dalla riduzione delle imposte.
    Christian Rocca

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