Il 10, 11 e 12 giugno è stata organizzata per la prima volta a Mantova una manifestazione dal nome “Mantova Creativa”, arte, architettura e design a confronto. Il suo territorio e i suoi luoghi suscitano grande interesse nazionale ed internazionale grazie ai distretti produttivi che per la qualità della vita. Tutto fa parte di quelle eccellenze della “bassa” collocate nel centro della pianura padana, incastrata tra Emilia e Veneto, dalle fattezze medievali, patrimonio dell’Unesco e dei Gonzaga, di Nuvolari, dei meloni e dei tortellini di zucca.
Mantova è una piccola città italiana. Con il “Festival della Letteratura” di settembre conferma un certo spessore in campo culturale ed ora con il “Mantova Creativa” vuole anche raccontare la sua capacità imprenditoriale e progettuale. Caratteristica questa, tipica delle tante città di provincia della nostra nazione. Una città d’arte, fortemente agricola, che esprime una indiscussa qualità, una città di provincia ricca ed ambiziosa, con industrie di alto livello. Oltre al controverso impianto della IES, c’è Marcegaglia, la Cartiera Burgo, la meccanica con Fiaam e Sogefi, il polo dell’abbigliamento con Lubian, Valstar e Corneliani, Agape, Manerba, l’editore Corraini e molti altri.
L’osservazione immediata per questa tre giorni della Creatività – con tanti eventi in piazza e su invito, con tavole rotonde e con molti studi aperti al pubblico – è rivolta allo sforzo cooperativo che la Città ha rivolto a se stessa, ponendo l’attenzione sul proprio sistema creativo e con la chiara volontà di stimolare nuove sinergie di sviluppo e di networking. Un evento straordinario; il fatto stesso che gli studi professionali di design, di architettura, d’arte, dell’editoria e molti altri ancora abbiano potuto raccontarsi e mostrare le proprie dee, i manufatti, il proprio lavoro, ha permesso una maggiore trasparenza in un clima di amicizia e di promozione culturale.
A nostro giudizio, tra i tanti appuntamenti due sono stati particolarmente di rilievo. Il primo riguarda una piccola conferenza nello showroom cittadino di Manerba dove il moderatore Flaviano Celaschi, Professore al Politecnico di Milano, ha introdotto un interessante dibattito sul cambiamento dei luoghi di lavoro contemporaneo insieme a André Straja e lo Studio Sovrappensiero che per questa occasione presentava una collezione di mobili riciclati riutilizzando alcuni frammenti di produzioni storiche provenienti da vecchie collezioni dell’azienda stessa.
Gli interventi, hanno raccontato come si dovrebbero progettare gli uffici in una società contemporanea in sostanziale cambiamento. Si è evidenziata una lacuna, tutta italiana, nel non usare il Design come reale leva di progettazione al servizio del luogo di lavoro che, se ben ideato, aumenta la qualità della vita incrementando la motivazione delle persone e la produttività complessiva.
Il relatore straniero ha osservato con puntualità come nel mondo anglosassone, dove ha esercitato la professione per molti anni, la progettazione di uffici è un lavoro che comporta una strategia ben definita, attraverso una progettazione integrata considerando le reali attività e gli utilizzatori finali che abiteranno quel luogo. Ha parlato di sistema coeso dedicato alla progettazione. L’intervento si è concluso con una denuncia dello stesso André Straja che ha meglio spiegato alle persone presenti in sala che purtroppo nel suo studio italiano e in Italia in genere, non si riesce a trattenere i bravi giovani progettisti perché se ne vanno tutti all’estero appena acquisita l’indipendenza progettuale. André, pur ringraziando della splendida opportunità di crescita professionale che l’Italia gli ha offerto, denuncia ancora una volta come bisognerebbe svecchiare la piramide gerarchica della nostra società, bloccata su stilemi antiquati legati ai dicasteri elitari. Continua raccontando della sua esperienza personale di progettista osservatore delle dinamiche creative italiane dichiarando che nel “bel paese” si arriva troppo tardi ad essere riconosciuti come capaci ed affidabili e che chi decide, ai cosiddetti piani alti, è spesso troppo in là con gli anni per comprendere esattamente quello che sta accadendo per poi innescare una reazione/risposta adeguata e lungimirante. Straja non ha avuto mezzi termini in merito, è andato per così dire “giù piatto”, ribadendo a chiare lettere questo preciso e cronico problema all’italiana, rivolgendosi proprio a quella platea di importanti “teste grigie” che lo stava applaudendo.
Il secondo appuntamento, ha goduto di una cornice artistica magnifica; il Teatro Bibiena di Mantova. Gli ospiti, che ben rappresentavano il mondo dall’arte, della moda, dell’architettura e del product design esteso fino alla strategia imprenditoriale, moderati da Beppe Finessi, sono stati invitati ad esprimersi sul tema del processo progettuale e della creatività.
Il dibattito ha permesso di entrare nel vivo di un dialogo interessante sugli approcci personali alla progettazione, mettendo in luce sia le singolarità di attori unici che di visioni più cooperative ed integrate in sistemi progettuali più ampi. Questo confronto ha presentato nella sua integrità un gap generazionale sul cosa voglia dire progettare nel contemporaneo, oggi nel 2011. Non si vuol dire per forza che chi rappresenta la generazione passata, cresciuta a ridosso degli anni ottanta non sappia progettare, anzi, la rassegna di immagini passate in carrellata durante gli interventi testimoniano la bellezza di alcuni oggetti e gli interni accattivanti, ma la “loro visione” è spesso soltanto soggettiva e soprattutto autoreferenziale. Tale approccio al progetto è fantastico, ma in una società che ha bisogno di ridefinirsi è semplicemente anacronistico. Il tempo dello star-system nel campo della progettazione dovrebbe lasciare il passo ad un nuovo modo di fare Design, che prende fortemente spunto dalle esigenze reali delle persone, dai contesti e da una responsabilità sostenibile ed allargata.
Il gruppo dei quarantenni – definiti “i giovani” e che di giovane conservano ancora lo spirito – ha invece raccontato di un Design più integrato e presente in tutti i passaggi del processo industriale e progettuale.
Il Design o la progettazione nel senso più ampio del termine, se integrata in tutte le fasi del processo permettono di controllare la qualità, la coerenza e la fattibilità, facilitando la continuità durante lo scorrere delle diverse fasi e semplifica la relazione tra tutte quelle figure professionali che si intrecciano avvicendandosi sino alla conclusione del progetto stesso.
La “nuova generazione” ha parlato di Design come disciplina al servizio delle dinamiche operative e strategiche d’azienda, dell’importanza dell’ascolto del consumatore come persona a conoscenza dei fatti e dei bisogni reali, di aziende rappresentate da AD illuminati che hanno avuto la lungimiranza di credere in progetti fondati sulla co-progettazione, di aziende diverse dalle solite che guardano all’immediato futuro con occhi diversi e più responsabili, di pratiche e di usi che vengono dal basso, in sostanza ci hanno fatto vedere un altro Design, accattivante e ricco di spessore culturale.
www.mantovacreativa.it/
www.mantovacreativa.it/programma.pdf
http://www.cittadimantova.it/it/doc-s-347-1964-1-mantova_creativa.aspx
http://gazzettadimantova.gelocal.it/cronaca/2011/06/01/news/va-in-scena-mantova-creativa-1.312658
http://blog.atcasa.corriere.it/tendenze/2011/06/08/office-retrofit-arredo-ufficio-sovrappensiero/
http://gazzettadimantova.gelocal.it/cronaca/2011/06/08/news/apre-cruciale-con-le-opere-di-giulio-iacchetti-1.327877