Erwin Blumenfeld, 1950
Esiste davvero una distinzione fra i fotografi cosiddetti “artisti” e i fotografi “di moda”?
Non credo proprio.
Il fatto, innegabile, che la foto di moda nasca in origine con l’intenzione di rendere più desiderabile un abito e favorirne la vendita non pregiudica l’artisticità della fotografia.
Il fondatore di Vogue, Conde William Nast è stato un pionere nel capire le potenzialità di andare oltre la semplice illustrazione dei prodotti a mo’ di catalogo.
Nast utilizzò sempre artisti, convinse Cecil Beaton a diventare fotografo (era disegnatore) ed Edward Steichen ad abbandonare la pittura e diventare uno dei più grandi fotografi di tutti i tempi.
Forse che le foto di Beaton e Steichen non sono arte?
Cecil Beaton, 1948
E quelle di Erwin Blumenfeld, Richard Avedon, Irving Penn, Steven Klein, David LaChapelle, Steven Meisel?
Quello che accomuna tutte queste immagini è che vanno ben oltre l’obiettivo di vendere degli abiti e passata la stagione in cui si possono contestualizzare con le collezioni in vendita nei negozi le immagini restano.
I vestiti diventano così solo dei props come altri elementi presenti nell’immagine.
Un’obiezione che sento fare spesso è che “l’opera d’arte dovrebbe essere il frutto di uno spontaneo bisogno dell’artista di esprimersi”.
E in realtà quando un fotografo lavora per un giornale non è mai da solo a prendere le decisioni, ci sono le esigenze del giornale, del fashion editor con cui lavora ecc ma anche in questo caso non si possono dare giudizi di valore a prescindere. Anzi a volte dal lavoro di gruppo e dal confronto nascono risultati estremamente interessanti e non capisco perchè questo dovrebbe essere considerato diminuitivo dell’artisticità del prodotto finale.
Forse dovremmo pensare ai marchi e i giornali come i mecenati di un tempo, dopotutto Michelangelo ha affrescato la Cappella Sistina su commissione.