Fare una mappatura significa inventarsi una modalità espressiva libera ma perfettamente comprensibile a tutti.
Continua la nostra indagine sul “Perché mappiamo?” con la seconda puntata. Ecco come rileggere la prima:
Perché mappiamo? / 01
www.linkiesta.it/blogs/design-kit-inspiration-and-references/perche-mappiamo#ixzz1jhykbkyd
Uno strumento per rappresentare
Comunicare un pensiero è generalmente molto difficile, ma ci si può arrivare attraverso la parola, un disegno, scrivendo, con icone/simboli/ideogrammi, indicando con il dito o con lo sguardo, eccetera.
Rappresentare però è diverso!
Tradizionalmente, le discipline legate alla creatività progettule, devono sempre trovare modi veloci ed efficaci per comunicare le proprie idee, pensieri e concetti. Le modalità sono tante: gli architetti usano i plastici in scala e i modelli animati 3D che rappresentano i complessi manufatti e il territorio d’intervento, mentre per chi deve spiegare un progetto urbanistico la scala dimensionale è più grande/vasta. Il tutto poi è accompagnato da numerosi allegati/documenti/scritti/tavole di dettaglio, visualizzazioni, rendering e via dicendo.
Per chi progetta prodotti, oltre che ai dettagli/tavole costruttive e ai vari allegati/3D/schizzi/foto/videopresentazioni, è consuetudine sperimentare attraverso l’utilizzo di modelli/prototipi/mock-up di avvicinamento/studio in scala, sino alla simulazione in scala reale 1:1, facilitando un approfondimento utile che coinvolga direttamente anche il cliente al fine di capire bene l’oggetto sviluppato.
Chi invece racconta concetti astratti e/o grandi processi, si avvale di parole, illustrazioni, metafore visive e rappresentazioni grafiche.
Abbiamo menzionato solo tre macro categorie, ma in realtà sono moltissime; tutte quante però si avvalgono – o potenzialmente possono farlo – di uno strumento univoco e chiarificatore, ovvero le mappe e lo scatenante processo di mappatura.
Comunicare la complessità oggi
Ma perché ora, oltre alla produzione di tutti questi materiali sopra citati, i progettisti e chi racconta deve spesso comunicare attraverso le mappature? Perché solo oggi si sente la necessità/l’obbligo di progettare attraverso un fluido e chiaro storytelling?
In realtà non è cosa nuova, ma oggi è un metodo più utilizzato che in altre epoche. E non è indubbiamente solo il mondo del progetto che si avvale della rappresentazione.
Oggi tutto è abbastanza complesso e sofisticato, leggero e veloce, ogni proposta per essere rilevante deve costantemente considerare il contesto di riferimento, le persone coinvolte e le possibili conseguenze/reazioni. In tutti i campi disciplinari, il saper rappresentare significa rapidità percettiva e chiarezza comunicativa, dove le informazioni complesse o elementari trovano facile comprensione da parte di tutti e ad ogni livello.
Potremmo dire che esiste una disponibilità diffusa da parte e nei confronti di molti se non di tutti, nel voler trovare un linguaggio universale di racconto senza troppi vincoli rispetto alle diverse lingue e scritture. Ci si preoccupa di rendere accessibile l’informazione al più alto numero possibile di audience sempre più attenta e incuriosita.
Progettare e raccontare attraverso le mappe
Tornando al mondo Design, il processo di mappatura serve al progettista per orientarsi nei bisogni reali delle persone, per connettere le problematiche e gli insight che affiorano gradulamente attraverso la ricerca e quindi isolare le opportunità di progetto. Fare una mappatura significa inventarsi una modalità espressiva libera ma perfettamente comprensibile a tutti. Mappare serve per raccontare una storia e contestualizzarla, allo scopo di informare e divulgare, coinvolgendo direttamente l’audience/cliente allo sviluppo della proposta/idea/progetto. Una volta, in fase di pre-produzione, si poteva anche presentare solo un oggetto abbozzato con uno schizzo o un veloce e acerbo mock-up, ma oggi bisogna costruire l’intera architettura che lega l’oggetto all’esigenza di servizio, di vendita, di compatibilità sociale, di bisogni/necessità, di coerenza produttiva, di economie strategicamente più programmate. Poiché oggi un prodotto – in genere – non può più sostenersi perché è bello e basta, ma ha bisogno di supporto e di connessioni strutturati, deve tenere conto su quali e su quante micro-esigenze va ad impattare. Una rappresentazione/vista totale del processo/progetto aiuta a programmare la successione delle diverse fasi, aiuta a decodificare e risolvere eventuali mancanze/dimenticanze/problematiche/incongruenze, aiuta ad ottimizzare le diverse competenze e a programmare i contributi esterni.
Una mappa aiuta ad avere in un solo luogo fisico una sola rappresentazione del tutto, aiuta a programmare, attraverso una struttura grafica un processo complesso.
Questa modalità (la mappatura) è capace di riassumere e far convergere in una sola rappresentazione parti del progetto/processo altrimenti slegate e fisicamente dislocate in altri luoghi/situazioni. Permette di sintetizzare dettagli e specifiche mettendo tutti allo stesso livello di comprensione e di apprendimento, tutti allineati rispetto allo stesso messaggio.
Dall’Interaction Design al Design di Processo
Questa modalità di progettazione ha iniziato a diffondersi nel mondo del Design da più di un decennio, quasi due in verità. Inizialmente le mappature venivano impiegate nella progettazione legata al mondo dell’Interaction Design. Chi progetta un prodotto interattivo, che sia un sito web o un device tecnologico deve mappare i flussi connessi alle esigenze, oltre a quelli di funzionalità pura. Sono così iniziati ad apparire flow-chart e story-board che snellivano il processo di racconto e le modalità ipertestuali di siti web/cd-rom. Studiare a priori le modalità di interazione legate alle abitudini e ai criteri comportamentali delle singole comunità/culture è il modo appropriato per soddisfare esigenze specifiche. Permettere agli utenti di capire sempre dove sono rendendo chiaro il dove andare è altrettanto fondamentale. Rappresentare tutto ciò un po’ meno. La mappatura aiuta e semplifica.
Nei prodotti tecnologici serve a far capire come un utente dialoga con un’interfaccia fisica per attivare azioni specifiche attraverso meccanismi responsivi, cioè faccio una data azione e l’oggetto risponde nella modalità richiesta. Negli anni questo nuovo modo di progettare ha iniziato ad influenzare tutti gli ambiti disciplinari legati al design e non solo, si è iniziato a parlare di Design dei Processi, utile progettare prodotti non solo tecnologici ma anche manufatti e strutture complesse.
Design dei Servizi
Oggi si confermano ancor più che in passato nuove discipline che fondono/dedicano tutti questi approcci alla progettazione. Uno di questi è il Design dei Servizi, sia che si parli di prodotti tecnologici che di applicazioni per smartphone, di prodotti legati all’indotto del food, alla casa e alla domesticità, allo sport, un prodotto delle poste, fino ai prodotti finanziari o medicale, eccetera. Non si può più fare a meno di pensare a servizi e prodotti che lavorino insieme, interconnessi gli uni agli altri. Dove lo trovo, come ci accedo, dove e come lo vendo, come utilizzo il prodotto/servizio, come lo raccontano, fanno parte di un’attenzione sottesa alla progettazione integrata. Il designer ha bisogno di un sistema che lavori su mappature che sintetizzano e delineano uno scenario possibile per rappresentare quello che ancora non c’è, tracciando linee guida che ipotizzino l’impatto di vendita e di strategia.
In questo caso, oltre alle mappature ricche di relazioni/legami/percorsi, si lavora attraverso tanti story-board che spiegano nel dettaglio la customer experience. Questa nuova – ma non troppo – disciplina del Design sta iniziando a prendere piede in varie nazioni; dall’Inghilterra all’Olanda, ma anche qui in Italia. I corsi più consistenti, supporati da staff di grande esperienza, sono offerti dal Politecnico di Milano e in Domus Academy.
www.design.polimi.it/new/pages.php?pagina=85
www.domusacademy.com/site/home/master-programs/service-and-experience-design/intro.html
Mappare è una forma di storytelling molto efficace
Le infografiche o le mappe grafiche che spiegano sistemi complessi si avvalgono delle sopracitate modalità di progettazione fondate su una grande esperienza comunicativa. Qui si ibridano altre modalità legate al Design come il Design della Comunicazione, il Graphic Design, il Web Design, l’Interaction Design, eccetera. Il Politecnico di Milano ha un dipartimento chiamato Density Design che da anni lavora sulle mappature come strumento di racconto efficace per visualizzare, narrare e tradurre tutto quello che apparentemente è molto complesso/denso/difficile/non immediato, affinando sempre più un linguaggio estetico molto preciso.
A conferma di questa passione/ricerca/lavoro, il 9 luglio 2011 il Design Research Maps vince il Compasso d’Oro con un progetto del dipartimento Indaco sul Design Service del Politecnico di Milano e visualizzato da Density Design. La trasformazione dei dati in etstica grafico/contenutistica è un lavoro che risale ormai al 2008, oggi i lavori più recenti sono pubblicati su molti libri, tra i quali: Data Flow 2 – ISBN: 978-3-89955-278-2, Visual Storytelling – ISBN: 978-3-89955-375-8, riviste internazionali e molti altri.
www.flickr.com/photos/densitydesign/sets/72157624265861504/
www.densitydesign.org/
www.flickr.com/photos/densitydesign/
www.flickr.com/photos/densitydesign/sets
XXII Compasso d’oro ADI: i premiati della XXII edizione
DRM Design Research Maps di Stefano Maffei, Paola Bertola, Massimo Bianchini, Beatrice Villari (Dipartimento INDACO – Politecnico di Milano) per Rete SDI – Sistema Design Italia, CPD- Conferenza dei Presidi di Design, CDD –Coordinamento dei Dottorati in Design.
www.adi-design.org/xxii-compasso-d-oro-adi-i-premiati-della-xxii-edizione.html
www.flickr.com/photos/densitydesign/sets/72157624265861504/
www.sistemadesignitalia.it/drm/report_drm.pdf
www.sistemadesignitalia.it/
www.sistemadesignitalia.it/drm/
www.drm.politecalab.org/
Altre eccellenze italiane:
Diagrammi su Abitare di Fm Design Studio
http://www.studiofmmilano.it/FM/projects#abitare
Istruzioni per l’uso studio Salottobuono
http://www.salottobuono.net/immagini/2007/istruzioni-per-uso/diagrammi/495-salottobuono-serpentine_SANAA.jpg
Francesco Franchi per Intelligence in Lifestyle, Sole 24 ore
http://www.flickr.com/photos/ffranchi/3199102299/in/set-72157618527782372/
http://www.francescofranchi.com/
la fabbrica del sapere di Francesco Muzzi per Wired Italia
http://www.flickr.com/photos/mootsie/5189801143/lightbox/
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