Keynes BlogPerché la Spending Review è sbagliata

Spending review, revisione della spesa. E' questo il mantra degli ultimi giorni, con la nomina della commissione formata dai tecnici Bondi, Amato e Giavazzi. Sull'argomento le battute sono sin tro...

Spending review, revisione della spesa. E’ questo il mantra degli ultimi giorni, con la nomina della commissione formata dai tecnici Bondi, Amato e Giavazzi. Sull’argomento le battute sono sin troppo facili: un governo di tecnici che nomina altri tecnici (di cui però uno è in realtà anche un politico). Al di là di ciò, la spending review significa una cosa semplice: tagli alla spesa. Attenzione: l’obiettivo del governo non è la riqualificazione della spesa stessa, attraverso l’eliminazione delle spese meno produttive e l’utilizzo delle somme così risparmiate per investimenti e spese più utili. L’obiettivo dichiarato è diminuire la spesa pubblica.

Cosa c’è di male in questo? Molto. La spesa di qualcuno è sempre il reddito di qualcun altro.

Se andiamo al supermercato e compriamo del formaggio, ad esempio per la somma di 5 euro, avremo incrementato il reddito del supermercato, il quale pagherà i suoi dipendenti. Parte dei nostri soldi andranno ovviamente al produttore del formaggio acquistato e quindi anche ai suoi dipendenti, e giù fino all’allevatore che ha fornito il latte. Se però decidiamo di non acquistare il formaggio, tutti questi soggetti non avranno la loro quota parte dei nostri 5 euro. Se insieme a noi fanno questa scelta di risparmio 10 milioni di italiani, vorrà dire che il reddito nazionale non vedrà la bella somma di 50 milioni di euro.

Questo è il caso più semplice. Ora facciamo un’ipotesi aggiuntiva, ovvero che vogliamo ancora il formaggio, ma vogliamo risparmiare. Scopriamo che esiste un formaggio simile a quello che preferiamo, ma è prodotto in Germania, e costa un poco meno di quello italiano, diciamo 4 euro. Comprando il formaggio avremo ancora pagato una parte dello stipendio dei dipendenti del supermercato, ma parte della nostra spesa finirà al produttore tedesco e all’allevatore (probabilmente anch’esso tedesco), aggravando la nostra bilancia commerciale nei confronti della Germania, cioè il vero problema del nostro paese come degli altri PIIGS.

Se l’esempio vi sembra troppo di fantasia, bene, sappiate che il primo esportatore al mondo di formaggi nel 2008 è stata proprio la Germania. D’accordo, lo Stato in genere non compra formaggio, ma basta sostituire questa merce con le automobili o gli autobus e si comprende subito di cosa stiamo parlando.

Al danno, insomma, s’aggiunge la beffa. L’obiettivo di risparmiare quindi non è così virtuoso come sembra a prima vista. Al contrario, può produrre effetti estremamente dannosi per l’economia.

Ovviamente se la spending review fosse indirizzata non al risparmio ma alla crescita, le cose sarebbero differenti. Si potrebbero infatti trovare risorse per investimenti e si potrebbero sostituire le importazioni con prodotti nazionali. Ma non è questo l’obiettivo che leggiamo sul sito del Governo.

Come diceva il buon vecchio Keynes, quando si risparmiano 5 scellini si toglie una giornata di lavoro ad un uomo.

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