Non poteva mancare. Infatti, non si è fatto attendere. L’attacco contro Antonio Cassano – il ragazzaccio, lo sbruffone, il cattivo esempio che non deve essere preso a modello dai giovani – è arrivato implacabile. Il campione di Bari vecchia, non senza qualche tentennamento, si è lasciato fregare da una provocazione tutt’altro che ingenua, disinteressata o ispirata da alti ideali di Cecchi Paone.
Rispondendo alla domanda di un giornalista in merito alla presunta omosessualità di alcuni suoi compagni, il campione di Bari vecchia non si è trattenuto e con il sorriso sulle labbra ha detto come al solito ciò gli passava per la testa in quel momento. Con un impareggiabile «se penso quello che dico […] mi attaccano da tutte le parti», Cassano ha mostrato la propria schietta sincerità, una sincerità quasi innocente.
Subito si è parlato di scandalo. Troppi moralisti benpensanti hanno dato immediatamente contro al fantasista azzurro, che è stato poi costretto a rettificare.
In realtà, davvero poche sono state le posizioni ragionevoli sulla vicenda. Ne segnalo due che mi hanno colpito per la loro ragionevolezza. Il grande Giuseppe De Bellis (alias Beppe Di Corrado) ha giustamente attaccato l’ipocrisia che circonda la vicenda sportiva e umana del gioiello del Milan. Il giovane Giacomo Moccetti ha ricordato a tutti che Cassano è così: non si può far altro che prendere o lasciare.
Un po’ di sano realismo che, in questo clima di caccia alle streghe e agli untori in cui è immerso il calcio italiano, non può che fare soltanto bene!