Dopo Sarita, trionfatrice in doppio e finalista nel singolo a Roland Garros, italiana, ma spagnola per residenza, allenatore e passioni ecco Camila o «Camilita», n. 144 del mondo e con pochissimi tornei ATP di serie alle spalle, oggi al centro delle cronache per gli ottavi raggiunti al mitico Wimbledon e per una velenosa polemica tennistica e storica a metà fra Gran Bretagna ed Argentina.
Eppure Camila Giorgi, 20 anni, è italianissima, nata a Macerata dove suo padre è emigrato negli anni ’80 e dove ha iniziato a giocare a soli cinque anni, anche se tifa Boca Juniors, sogna di emulare Gabriella Sabatini più la Schiavone ed è di padre argentino e che padre! Sergio Giorgi è un veterano della Guerra per le Isole Falklands-Malvinas e convinto sostenitore della causa e dell’appartenenza argentina dell’arcipelago, che non ha mancato di esternare anche nel tempio inglese dello sport a trenta anni dalla dolorosa guerra che ha umiliato il paese sudamericano e causato circa 1.000 morti, una ferita riapertasi proprio in questi mesi fra i due paesi.
Logico dunque che media e tabloid inglesi concentrati a Londra abbiano colto l’occasione per ricordare a Sergio come la sua educazione militare ed il suo controllo possessivo sulla figlia le stia facendo perdere l’occasione di diventare una stella, come quando nel 2000 Nick Bollettieri le offrì un contratto per allenarsi e spostarsi negli Usa, categoricamente rifiutato dal padre-soldato. Sergio preferì indirizzarla verso tornei minori, tecnici rigorosamente di scuola ispanica, sicuramente qualificati come Pancho Alvariño, Jofre Porta (ex allenatore di Carlos Moya), Eric van Harpen (allenatore di Arantxa Sanchez Vicario. Conchita Martinez), per poi spostare la sua famiglia a Miami alla ricerca disperata di sponsor.
E poi la guerra dichiarata all’Associazione del Tennis Professionistico, che secondo Giorgi è la Mafia del Tennis che promuove un commercio di schiavi, soprattutto con i giocatori provenienti da paesi minori, con agenti e sponsor che ti costringono a tirare fuori premi e soldi per appoggio, al di là del talento. «Non voglio che mia figlia firmi questi contratti e si prostituisca, preferisco che non giochi», dichiarazioni che hanno privato Camila di wild card per i tornei maggiori e ne hanno ridotto le occasioni.
Camila è stata più forte di tutto, degli ostracismi, della morte della sorella nel 2011 ed oggi si gode l’approdo alla seconda settimana del torneo più chic e gli onori dei giornali della patria dei genitori che la seguono più di quelli italiani e si affida completamente al padre che, per la gioia di tutti gli argentini continua ad allenarla e rappresentarla e rifiuta i contatti sia con l’ATP che ha sede nell’odiata Londra che con la Federazione Italia di Tennis che la vorrebbe in Fed Cup mentre lui la vorrebbe stella di punta del tennis argentino, che però si ostina a non chiamarla.
«Nel tennis non hai bisogno di tattiche, solo di impegno, coraggio, mal di schiena. Se si continua a vincere gli occhi saranno tutti su di lei, ma se si perde è finita», parola di Sergio Giorgi il combattente per il quale la carriera tennistica della figlia è diventata una vendetta personale contro l’imperialismo britannico.