Cazza la randaEcco perchè la spesa sanitaria è e rimarrà fuori controllo

Questa mattina è successo un fatto grave. Ho dovuto dire addio ad una delle poche certezze su cui poggiava la mia fragile esistenza. Più che una certezza, era un mito, che mi ha accompagnato per al...

Questa mattina è successo un fatto grave. Ho dovuto dire addio ad una delle poche certezze su cui poggiava la mia fragile esistenza. Più che una certezza, era un mito, che mi ha accompagnato per almeno un ventennio. Fino ad oggi, appunto, 9 giugno del duemilaedodicesimo anno del Signore, avevo potuto fare affidamento su questo assioma: la spesa sanitaria, che è arrivata a pesare per 112 miliardi di euro sul bilancio dello Stato, cresce, in particolare in alcune Regioni, a causa di sprechi, inefficienze, ridondanze, ruberie.

Cosicché vivevo cullandomi nell’idea che l’apparente inspiegabile incremento della spesa per acquisto di farmaci e di altri dispositivi medici – nel 2011 ha raggiunto la ragguardevole cifra di 33 miliardi di euro – fosse dovuto ad appetiti trasversali. Della politica, dei direttori generali designati dalla partitocrazia, dei fornitori.
Ciò continuava peraltro a trovare conferma nelle inchieste, che ciclicamente mettevano alla sbarra amministratori pubblici e imprenditori della sanità, rei di truccare le gare e scambiarsi favori di vario tipo. In denaro, ma, come è noto, anche in natura.

E poi era giunta pochi giorni fa l’analisi dell’Autorità sui contratti pubblici. Evidenziava discrepanze nel prezzo di acquisto dello stesso prodotto o farmaco che sfiorano il 1200 per cento. “Ecco”, mi ero detto un paio di giorni fa leggendomi il rapporto, “tutto torna”.
Ancora una volta sembrava ulteriormente rafforzarsi il capisaldo della gestione opaca o, peggio, delinquenziale delle forniture, a motivo di spese fuori controllo. Sembrava venissero finalmente sciolti i tanti interrogativi che aveva sollevato in me il lavoro del ministro Giarda sulla spending review. Tutto chiaro sul perchè una siringa monouso possa costare 0,118 euro a Bari e 0,050 euro a Milano; sul perchè per una protesi d’anca l’Ausl di Bolzano sborsi 300 euro, mentre quella di Palermo 2.600; sul perchè il prezzo di una garza in cotone possa variare da 2,89 a 7,47 euro, quello degli inserti tibiali, mobili da un minimo di 199 euro ad un massimo di 2.479 euro. Sul perchè una fiala di Epoetina Alfa (in uso per i pazienti sottoposti a chemioterapia affetti da grave anemia) venisse pagata da alcune Asl 64 euro e da altre 276, mentre il costo dell’Antitrombina III umana variasse da 78,37 a 290 euro.

Oggi però tutto questo fronte granitico è miseramente crollato. É accaduto quando, nell’esercizio quotidiano di immersione nel mare magnum di informazioni che la rete offre, sono incappato in una complicatissimo diagramma di flusso (qui di seguito riprodotto). Pareva lo schema di un circuito di alimentazione elettrica di una centrale nucleare. Invece, dopo diversi minuti di studio, grazie all’ausilio del testo elaborato dal Ministero delle Salute, ho compreso che si trattava della descrizione del “flusso informativo […] del monitoraggio dei contratti e dei consumi dei dispositivi medici all’interno delle strutture pubbliche”. “Oddio”, ho esclamato, incrociando lo sguardo sgomento dei miei due bimbi, “è proprio un gran casino questo schema, figurarsi per chi deve applicarlo!”.

Mi sto ancora leccando le ferite da questa mattina. Ma ora il quadro è davvero chiaro ed ho una nuova certezza: con un monitoraggio così incasinato, la spesa non può che rimanere fuori controllo ancora a lungo!

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