Mi riascolto la versione integrale dell’intervista che ho fatto a Landini, il capo della Fiom. Mi colpiscono nuovamente la sua chiarezza espositiva ed una competenza invidiabile. Ma mi angoscia il fatto che, poi nemmeno tra le righe, anche Landini pare dia per scontato l’abbandono del nostro Paese da parte di Fiat.
Vicenda di Termini Imerese a parte (solo un idiota, come chi ha contribuito, in Parlamento, in Confindustria e in Cgil, a sostenere un investimento di questo tipo, poteva illudersi che la fabbrica siciliana non fosse destinata, prima o poi, a tirare le cuoia) i segnali di un progressivo disinvestimento di Fiat dal nostro Paese sono inequivocabili.
Ciò pare non importare granchè alla politica. Ma questo, in fondo, è un particolare ininfluente. Per quel che possono contare le baggianate, in chiave di politica industriale, proferite dai Fassina, Colaninno e Matteoli di turno. E poi le energie la politica le sta indirizzando altrove, mica a salvare quel po’ di industria che ci rimane. I partiti, a sinistra, sono assai impegnati a capire se sostenere o biasimare i gay; mentre a destra, c’è un gran lavorio per coniare in tempo il nome del nuovo soggetto politico fortemente auspicato da Berluskaiser.
Fa specie però come l’atteggiamento di progressivo disinteresse di Fiat verso il nostro Paese sia sostanzialmente ignorato dai big dell’informazione italiana. E in particolare dai numerosi ed ampollosi analisti economici, che riempiono pagine di cerchiobottistiche tesi sui principali giornali.
In effetti, a quanto pare, lo stile veltroniano si è fatto strada, prepotentemente. Per leggere qualcosa che vada dritto al punto, senza tanti giri di parole ed in modo irriverente, ci rimane Oscar Giannino. Per il resto è tutto un simaancheismo. Della serie, Fiat dimagrisce la produzione in Italia, ma non è mica colpa sua. Oppure Fiat chiude la fabbriche, ma non scappa dall’Italia. E così via.
L’altra faccia del giornalismo simaancheistico è il leccaculismo. Ne ho avuto riprova qualche giorno fa, al lancio dell’iniziativa commerciale di Fiat, quella che permette ai nuovi acquirenti di pagare la benzina a 1 euro per tre anni. Vogliamo richiamare brevi stralci di entusiastici ma poco entusiasmanti articoli dei più grandi giornali italiani, con cui è stata salutata la nuova promozione di Fiat. Mica per tediarvi. Solo per chiarire meglio a che punto sia arrivata la subalternità di Repubblica, del Corriere e di altri media nei confronti della Fiat.
La Stampa:Il gruppo Fiat si allea con Ip contro la crisi e blocca il prezzo di benzina e gasolio a un euro al litro per tre anni
Repubblica: Ci siamo, sabato 9 e domenica 10, presso la rete di vendita Fiat italiana, si svolge uno dei porte aperte più singolari, perché dedicato ad una iniziativa di vendita e non ad un modello nuovo. C’è curiosità d’altra parte per questa idea nata per combattere il caro-carburanti
Corriere della Sera: Benzina e gasolio a un euro per tre anni se compri una Fiat. La clamorosa iniziativa arriva grazie a un accordo fra il Lingotto e il gruppo petrolifero Api titolare del marchio Ip.
Lettera 43: L’ideona di Fiat. Tartassati dal vertiginoso aumento del prezzo del carburante, unitevi: ora c’è una speranza per eludere la maledetta accisa. Chi compra un’automobile del gruppo Fiat pagherà benzina e gasolio un euro per tre anni.
A questi e ad altri media dico: invece di leccare il culo alla Fiat, incalzatela a produrre e a sviluppare nuovi modelli, ma anche ad imparare dalla concorrenza tedesca! Volkswagen, nonostante sia un player multinazionale, non si sognerebbe mai di abbandonare la Germania. Lasciando al proprio destino decine di migliaia di addetti, ma soprattutto di dimostrare così smaccatamente irriconoscenza ad un Paese che ha dato tanto all’industria dell’auto. Esattamente come l’Italia per la Fiat.
p.s. Io, differentemente dai miei colleghi, ho fatto una botta di conti. Se mi comprassi una Fiat 1.4 a benzina, considerando una percorrenza di 15 mila chilometri annui, risparmierei in 3 anni 1200 euro grazie alla promozione Fiat. 1200 euro sono, euro più, euro meno, quelli che il concessionario medio, dopo la normale trattativa sul prezzo all’atto dell’acquisto di un’auto, sconta sul prezzo finale. È evidente che la promozione assorbirà lo sconto del concessionario. Dunque, tanto rumore per nulla!