Metti un pomeriggio al Queen’s di Londra, sede un torneo che è l’antipasto chic di Wimbledon, con club esclusivi ed hotel a cinque stelle plus e metti l’ex n. 3 ed ora n.38 del mondo di tennis David Nalbandian testa calda come poche nel circuito ed ecco materializzarsi il giorno di ordinaria follia. Nel bel mezzo della finale contro il croato Cilic e per giunta in vantaggio 7-6, 3-4 dopo aver perso la palla che regalava il possibile break all’avversario, l’argentino si è scagliato contro il giudice di sedia Andrew McDougall dando un calcio alla sua postazione e procurandogli una vistosa ferita alla gamba tra i «buu» di vergogna immaginabili. Immediata la squalifica, seguita da guai seri, perché Nalbandian non solo salterà Wimbledon e probabilmente le Olimpiadi, ma è sotto indagine da parte di Scotland Yard. E così quell’Argentina, finalista per ben due volte della Coppa Davis, capace di creare un movimento tennistico dal nulla, con sette tennisti fra i primi cento, un grande seguito fra i giovani ed i complimenti piomba nell’imbarazzo più totale. Belli ma impossibili i tennisti argentini non sono nuovi a queste cose. Grande fascino ma anche animo caliente. Lo stesso Nalbandian all’Australian gettò una racchetta verso i fotografi, protestando ripetutamente contro l’arbitro per un punto conteso. E poi ancora liti in Coppa Davis con il tecnico e fra i diversi giocatori, imbeccate con il pubblico che in moltissimi tornei, soprattutto in Europa, non li considera simpatici. Lo stesso Nalbandian dopo l’episodio ha chiesto scusa ma ha rincarato la dose contro l’ATP: «Ho sbagliato e chiedo scusa a tutti ma sarebbe bene che l’ATP avesse maggior rispetto dei giocatori». Al di là di ogni ipocrisia e violenza sono veramente finiti i tempi in cui a Connors e McEnroe veniva perdonato proprio tutto.
18 Giugno 2012