Vi ricordate la famosa statistica degli italiani che mangiano un pollo a testa? Sì, ma c’è chi ne mangia tre e chi nessuno e questo la statistica non lo dice.
Orbene, anche per la dieta, la fame e l’appetito ora si applica qualcosa di simile.
Infatti è curiosa la notizia che un italiano su 3 (c’è sempre ‘sto’ trio!) non ha un rapporto equilibrato col cibo, mangiando per stress.
L’indagine è un sondaggio online dell’Eurodap, Associazione europea disturbi da attacchi di panico, che ha coinvolto 600 persone tra i 18 e i 65 anni.
“Per il 40% delle persone che hanno partecipato al sondaggio – dice Paola Vinciguerra, psicoterapeuta presidente Eurodap – il cibo viene utilizzato troppo spesso come una valvola di sfogo, allo scopo di sedare livelli di ansia troppo elevati“. E lo ‘stressato’ fa per lo più la spesa al supermercato con un carrello pieno di cibi dolci e altamente calorici.
Oddio, di questi tempi è assai difficile vedere colmi i carrelli della spesa: alle casse dei supermercati, sbirciando nella spesa altrui, non si contano tante leccornie e cibo in sovrappiù! Giusto lo stretto necessario per qulalche giorno e niente svago alimentare. Corsa all’offerta più conveniente e via a contare i soldi nel portafoglio, chiedendo alla cassiera ad ogni ‘bip‘ del conteggio il toto cifra da pagare.
No, gli italiani dell’ultima ora non sono crapuloni che affogano l’ansia e lo stress ingozzandosi di cibo; l’ansia e lo stress ci sono eccome e non lo ammazzano allenando le mascelle.
Secondo i dati Istat, non sondaggi, ad aprile la caduta nel comparto alimentare su base annua è del 6,1% ed è la più profonda almeno da gennaio 2001.
Per il Codacons in realtà queste percentuali sono sottostimate per almeno due ragioni. La prima è che “si tratta dei dati peggiori da 11 anni a questa parte solo perché le serie storiche sono cominciate 11 anni fa”, la seconda è che “il dato incorpora sia la dinamica delle quantità che quelle dei prezzi. se, quindi, si scorpora l’inflazione, ecco che il crollo dei consumi alimentari, in quantità, assume aspetti tragici”.
Il viaggio nel tempo ci ha, aihmè, riportato ai consumi di 33 anni fa, nel 1979.
Il 1979, l’anno in cui è uscito il film Apocalypse now (non vorrei fosse un segno premonitore per l’Italia); sul numero 6 dell’ Espresso di febbraio 1979 si legge che gli economisti Ocse hanno dichiarato “con sincero sgomento che ormai l’Italia è stata superata persino dalla Spagna; che sta scivolando verso il terzo mondo“. Beh, oggi diremmo verso i paesi in via di sviluppo. Ministri della Sanità Tina Anselmi e Renato Altissimo.
Ora è il 2012, l’anno in cui si scopre che le diete ‘a fisarmonica’ non funzionano, che le pillole antiobesità sono tutte fallite, che in sei mesi di dieta perdiamo il 10% del nostro peso, pronti a recuperarlo con gli interessi dietro l’angolo, che il nostro cervello è il motore pulsante che comanda la dieta, ingannata anche dai colori dei piatti.
L’anno in cui, nostro malgrado, ci siamo ritrovati tutti magri, se non ancora nel peso, ma poco ci manca, mentre il portafolgio già piange amaramente. Addio cibi succulenti, addio leccornie profumate.
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