Per una volta Cazza la Randa dà una buona notizia. In Tirrenia, la compagnia di Stato (forse) sulla via della privatizzazione, qualcosa sta cambiando. In meglio. Dal mio duplice punto di vista, di osservatore, nonché di storico utente di traghetti targati Tirrenia, si tratta di un mezzo miracolo.
Perchè Tirrenia rappresenta probabilmente l’ultimo fortino del sacco clientelare, che ha trasformato dagli anni ’80 in avanti le aziende di Stato in assumifici di amici e di amici degli amici. Questo è accaduto pesantemente a Tirrenia. Con l’aggravante che prima che potessero maturare i presupposti per far entrare aria e, forse, investitori nuovi nella compagnia, sono dovuti trascorrere quasi 25 anni. Tanto è durato il regno del del padre-padrone di Tirrenia, ossia di Franco Pecorini. Forse ultimo vero boiardo di Stato, Pecorini aveva trasformato Tirrenia da cosa pubblica a cosa propria. Si formavano e disfacevano i Governi e Pecorini rimaneva saldo in sella a Tirrenia. Dal Governo Craxi a quelli Fanfani, Goria, passando per le presidenze del consiglio De Mita, Andreotti, Prodi e giungendo alla premiership di Berlusconi, Pecorini ha fatto, come si suol dire, il bello ed il cattivo tempo. Rispondendo del coacervo di interessi clientelari che rappresentava, ma mai al Governo di turno. E meno che meno dei bilanci in rosso fuoco, che puntualmente abbiamo ripianato. Cosicchè negli anni la compagnia si è via via trasformata non solo in un carrozzone appesantito da personale ora in netto esubero, ma in una carretta del mare.
Io ho vissuto questa involuzione. Perchè sono da almeno trenta anni un aficionado della Tirrenia. Un po’ perchè, anche dopo l’arrivo della finta concorrenza di altre compagnie, si spende leggermente meno. Ma soprattutto perchè sono affettivamente legato al marchio. Nonostante tutto. Nonostante cioè la storia dei miei numerosi viaggi con Tirrenia verso quella terra meravigliosa che è la Sardegna, sia costellata anche di cose poco piacevoli. Non alludo solo alle navi poco manutenute e un po’ arrugginite. O al panino gommoso, al caffè al gusto di cicuta o al cono inumidito del gelato nei quali il mio parlato sì é più volte imbattuto. O al fatto che in talune occasioni sul ponte c’era l’aria irrespirabile della vernice ancora fresca, data forse addirittura il giorno prima della traversata, per coprire maldestramente le parti scrostate dall’azione congiunta di salsedine e umidità. O, ancora, alla scarsa pulizia ed al maleodore diffusi un po’ ovunque.
L’ingrediente “esclusivo” del viaggio con Tirrenia era la rozzezza del personale. Il linguaggio e gli atteggiamenti dei vari addetti erano ruvidi, al pari di chi non solo ha una bassa scolarità, ma non ha frequentato nemmeno il corso base di marketing turistico. Quello che ti insegna l’abc dell’accoglienza. Chi ha viaggiato in questi anni con Tirrenia sa bene che accoglienza e garbo sono sempre stati elementi del tutto accidentali, meri corollari del servizio di trasporto. Come quando, in vista dell’approdo all’isola , la sveglia alle 5 del mattino, era rappresentata da un urlo disumano accompagnato da due potenti cazzotti alla porta della tua cabina.
Tutto ciò, d’incanto, pare essere essere cambiato. Le avvisaglie di questa evoluzione erano palpabili l’anno scorso e quest’anno si sono concretizzate. Ed allora fa effetto che gli uomini dell’equipaggio ti accolgano con gentilezza, all’ingresso del porto, indirizzandoti verso il molo giusto. Prima di entrare con l’auto nella stiva della nave, un addetto di Tirrenia ti chiede premuroso di fargli visionare il biglietto di imbarco. Ad indirizzarti nel posto giusto dove posizionare la tua auto, non ci sono più gli sguaiati urlatori di un tempo, ma più urbani addetti che con le mani ti invitano ad accostare l’auto il più possibile vicina a quella che ti precede ed a quella che ti affianca.
Le sorprese proseguono. Perchè quando, risalite le scale, giungi in coperta, ti accoglie un signore di mezza età con alcuni gradi sulle spalle, che ti chiede quale sistemazione tu abbia prenotata e conseguentemente ti indica il percorso per raggiungerla. Nel tragitto verso la tua sistemazione ti colpisce l’assenza di maleodori e la presenza diffusa di un discreto grado di nettezza. E, quando arrivi nella tua cabina, rimani a bocca aperta per il suo ottimo stato di conservazione. Persino i bagni comuni, che troppo spesso sono terra di nessuno, sono perfettamente lindi e lo rimangono per tutto il viaggio. Segno che di tanto in tanto qualcuno passa per ripulirli. Addirittura la sveglia é diventata più civile ed é data attraverso la filodiffusione.
Insomma in Tirrenia il clima sembra davvero cambiato. Sarà la privatizzazione alle porte. Sarà che gli addetti in primavera hanno frequentato un corso accelerato di accoglienza. Comunque questa Tirrenia mi piace. Mi piacerà ancora di più quando, sanate le falle di bilancio che si trascinano da decenni, comincerà a fare vera concorrenza alle altre compagnie. Sanando un incomprensibile immobilismo dell’Antitrust, che da più di un anno sta “studiando” il caso delle tariffe folli per andare in Sardegna.