Egregio Presidente Squinzi,
le scrivo prendendo le mosse dall’uso, che pare essere invalso negli ambienti dell’industria che conta, di termini fino a poco tempo fa mai sentiti proferire. Mi riferisco innanzitutto all’espressione boiata, da lei utilizzata per bollare la riforma del mercato del lavoro. Ma alludo anche alla locuzione folclore con cui Marchionne ha definito le regole giuslavoristiche italiane.
Questa evoluzione del linguaggio si espone alla critica. Boiata, proprio per il suo carattere un po’ borgataro, poco si addice in effetti al ruolo istituzionale che lei riveste. Ma, a mio avviso, questo nuovo corso comunicativo ha anche un pregio: fornisce immediatamente il senso del proprio pensiero. Cosicché, fuor di metafora, senza stare a girare attorno alle questioni, togliendo di mezzo tutta quella verbosità inutile e francamente insopportabile, tipica di noi italiani, che non fa mai capire quale sia il concetto espresso, quei termini hanno indicato in modo chiaro il pensiero sotteso. Che è o nero o bianco. E non grigio, il colore amato da tanti suoi predecessori, che evidentemente hanno mutuato modalità di espressione tipiche della politica. Anche recentemente ascritte all’equilibrismo “simaancheistico” di stampo veltroniano.
Fatta questa necessaria premessa, arrivo al tema, tentando indegnosamente di muovermi sulla falsa riga del suo innovativo stile espressivo. Per dirle che è un vero “scandalo” il fatto di non rendere pubblici i bilanci della sua organizzazione. Proprio nel momento in cui tutti, Confindustria inclusa, si indignano giustamente per l’opacità dei conti dei partiti, appare paradossale che la para-politica non faccia nessuno sforzo di trasparenza sui propri bilanci. A partire dalla più grande organizzazione della para-politica.
Nel caso di Confindustria sappiamo solo, per vie traverse, che il 23 maggio si è riunita la giunta, lei presente, ed ha approvato il bilancio 2011. Non è trapelato alcun ulteriore particolare. Non c’è traccia di un comunicato stampa che almeno per sommi capi illustri lo stato di salute dei conti della Confederazione. Stranamente quest’anno nemmeno il Sole 24 ore ha dato la notizia dell’approvazione del bilancio, dedicando ad essa, come ha fatto negli anni scorsi, le 3-5 righe neutre di ordinanza.
Tutto ciò non va bene, dottor Squinzi. Perchè le cifre in ballo sono ingenti e sarebbe interessante sapere come viene gestito un bilancio da circa 500 milioni di euro. Ed avere qualche dettaglio in più su alcuni aspetti di non poco conto. Come sui quasi 9 milioni che vengono spesi per canoni di locazione e gestione servizi. O sui motivi che hanno spinto i suoi predecessori ad investire 27 milioni in una polizza assicurativa Chiara Vita o 9,9 milioni di euro in un prestito obbligazionario con emittente MPS. Poi sarebbe importante capire quali sono stati i relativi rendimenti fino ad ora realizzati da tali investimenti.
Sono innanzitutto i suoi 140 mila associati, in lungo ed in largo per l’Italia, che hanno sete di notizie sui conti di una Associazione, che è anche cosa loro, come lei ben sa.
Ma pure noi cittadini vorremmo sapere qualcosa in più sul bilancio di una organizzazione che è sì privata, ma esercita un ruolo pubblico. E in quanto tale, al pari della politica, deve fondare la propria azione sulla assoluta trasparenza. A partire dalla gestione del denaro, di tanto denaro. Altrimenti, Presidente Squinzi, Confindustria la smetta di pontificare chiedendo alla politica limpidezza sui conti, senza aver prima fatto i compiti in casa.